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Riabilitazione respiratoria, benefici tangibili per i pazienti

Si è aperto questa mattina il quarto Congresso internazionale dell’Associazione Riabilitatori dell’Insufficienza Respiratoria (ARIR)

Pubblicato:21-03-2019 13:18
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 14:15
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TREVISO – Si è aperto questa mattina il quarto Congresso internazionale dell’Associazione Riabilitatori dell’Insufficienza Respiratoria (ARIR). Oltre quattrocento specialisti ed operatori (FtR) dall’Europa, dagli Usa e dall’America del Sud si sono ritrovati a Treviso per dialogare sui ‘La tecnologia al servizio della clinica: suggerimenti dal passato per scommettere sul futuro’, simposio multidisciplinare tra operatori e pneumologi, geriatri ed esperti di fragilità, esperti di politiche sanitarie e ricercatori, tutti pronti ad affrontare le sfide organizzative, assistenziali e tecnologiche che si presentano per i pazienti in campo riabilitativo pneumologico.

“Il Congresso cade in concomitanza con i trentanni dalla nascita della nostra associazione”, ha sottolineato nel suo intervento inaugurale il presidente del Congresso, Andrea Lanza, “e ci permette di lanciare un messaggio al Servizio Sanitario Nazionale: occorre puntare in modo convinto sulla riabilitazione respiratoria e diffonderla tra i servizi offerti a favore dei pazienti, affinché la loro salute e la loro qualità della vita sia realmente sostenuta”.


LE PREOCCUPAZIONI DI ARIR: RIABILITAZIONE RESPIRATORIA SOTTO-UTILIZZATA

Proprio in apertura dei lavori, l’ARIR ha mostrato anche i numeri di una sua preoccupazione: survey e ricerche svolte in Italia indicano come la riabilitazione respiratoria, trattamento non farmacologico d’elezione per le patologie respiratorie croniche, sia nel nostro Paese ancora assolutamente sotto-utilizzata.

Una recente ricerca ARIR ha inoltre indicato che solo il 13% di 526 pazienti con BPCO ha avuto accesso a un programma di riabilitazione, ottenendone importanti risultati nella vita quotidiana. Inoltre un’indagine conoscitiva effettuata dall’Associazione svolta su un campione rappresentativo della realtà italiana (sono stati analizzati 1310 ospedali, cliniche e centri di cura del nostro Paese, pubblici e privati), solo nel 38% delle strutture ospedaliere contattate è stato rintracciato almeno un FtR.

Dati che indicano la necessità immediata che la figura del fisioterapista respiratorio venga sempre più riconosciuta a livello clinico e di equipe multidisciplinare, in particolare nella presa in carico dei pazienti con malattia respiratoria cronica (BPCO, Fibrosi Cistica), con malattie neuromuscolari e nella gestione del paziente critico dalla terapia intensiva al post-chirurgico.

LAZZERI: POCHI OSPEDALI DISPONGONO DI FISIOTERAPISTI RESPIRATORI

A fronte di queste opportunità ancora non sfruttate, la presidente ARIR, Marta Lazzeri, ha colto l’occasione del suo intervento magistrale al Congresso di Treviso per sottolineare che “la riabilitazione respiratoria è il trattamento non farmacologico d’elezione per le patologie respiratorie, ma rimane ancora molto da fare perché ancora oggi solo una minima quota di pazienti ha accesso a tali prestazioni. Nonostante sia ormai evidente che la presenza di professionisti sanitari con competenze specialistiche in ambito respiratorio può fare la differenza nella gestione delle patologie respiratorie acute e croniche sia in termini di miglioramento della qualità di vita dei pazienti sia in termini di risparmio della spesa sanitaria, sono ancora troppo pochi gli ospedali italiani che dispongono di fisioterapisti respiratori.

“Molto deve essere fatto anche in tema di organizzazione- ha concluso la presidente dell’Associazione- perché pochissimi sono gli ospedali per acuti in cui il fisioterapista respiratorio è presente 7/7 giorni, nessuno con turnazione 24/24 ore e la presa in carico post-dimissione è saltuaria o manca del tutto e sporadiche sono le esperienze di gestione al domicilio dei malati respiratori cronici. Assicuriamo quindi il fermo e deciso impegno di ARIR a dare il proprio contributo efficace affinché si ottenga il riconoscimento del nostro ruolo a favore della salute del paziente e si giunga ad una programmazione responsabile del fabbisogno di cura delle persone con malattie respiratorie”.

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