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Francesca Genti: “La poesia? E’ dentro le nostre vite”

Oggi è la Giornata mondiale della Poesia. Ne abbiamo parlato con l'autrice del saggio 'La poesia è un unicorno'

Pubblicato:21-03-2018 08:59
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 12:39

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ROMA – Gli italiani leggono poca poesia. La considerano difficile, noiosa, appena qualcuno gliene parla assumono un’espressione di indifferenza o provano quel senso di costrizione sviluppato al tempo degli studi. Eppure la poesia è nutrimento per l’anima. E’ pienezza della vita. “E’ un bisogno dell’uomo, profondo” dice Francesca Genti, poeta, autrice del saggio ‘La poesia è un unicorno’ (Mondadori) uscito da poco in libreria.

Uno dei pregiudizi citati nel libro è che la poesia ‘è quella cosa che non si capisce niente’. Eppure uno dei più importanti poeti del Novecento, Iosif Brodskij, sosteneva che “l’unico modo per sviluppare gusti sani in letteratura è leggere la poesia. Più si legge poesia, meno si tollera ogni eccesso di verbosità”.

 


Un ottimo consiglio, valido per i lettori ma anche per gli scrittori, se pensiamo alla quantità di libri che ogni anno vengono pubblicati. Nel suo saggio Francesca Genti ci indica dove cercare la poesia, come riconoscerla, e i tanti modi per usarla: per conquistare un amore (la lirica amorosa), per protestare contro i potenti (la poesia civile), per celebrare il proprio ombelico (la lirica), per far divertire un bambino (la filastrocca) o per cantare l’universo (laude).

“E’ il mio primo lavoro di saggistica sulla poesia, ho usato la parola unicorno perché è un animale immaginario che tutti cercano, e anche la poesia da un certo punto di vista è sempre cercata, è un bisogno dell’uomo, profondo. In questo libro parlo di cose fondamentali rispetto alla poesia: la metrica, l’ispirazione, l’oralità”. E aggiunge: “Il concetto fondamentale del libro è la non separatezza della poesia dentro la nostra vita, la poesia addirittura ci serve, è utile per noi“.

Ciò che conta, dunque, è che la poesia non smetta di essere nutrimento per l’anima dell’uomo. Conta il rapporto che si instaura tra chi scrive e chi legge, tra chi cerca la poesia per esprimere ragione e sentimento e chi, leggendo, percepisce un suono che lo fa vibrare. La parola che si trasforma in un diapason. “L’incontro con la poesia è un colloquio personale, una conversazione privata- scrive Francesca Genti- Una telefonata, con i vivi e con i morti”. Gli aspiranti poeti sono in crescita. I laboratori di scrittura si moltiplicano, ma quali sono gli errori che non bisogna commettere? “In realtà la poesia si nutre degli errori, dei lapsus e dell’energia degli errori- sottolinea Genti- E’ vero che c’è una tradizione di metrica, ci sono mille regole, però si possono sempre trasgredire. Forse l’errore da non commettere è pensare di essere unici, perché la poesia è sempre contagio tra la tua parola e quelli venuti prima di te. Il poeta è sempre figlio del suo tempo”.

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