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Altro ‘schiaffo’ della Lega a Draghi mentre Letta cerca “occhi di tigre”

L'editoriale del direttore Nico Perrone

Pubblicato:21-02-2022 19:24
Ultimo aggiornamento:21-02-2022 19:31

matteo salvini
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ROMA – Non è servito a nulla il ‘cazziatone’ di Draghi ai leader della sua maggioranza, che al Consiglio dei ministri votavano all’unanimità e poi in Parlamento bocciavano quanto stabilito. Infatti oggi la Lega di Matteo Salvini alla Camera, dove in commissione Affari sociali si discuteva del decreto Covid, ha presentato un emendamento, contro il Governo, per eliminare il green pass da fine marzo, quando finirà lo stato di emergenza. Una mossa che ha trovato subito la sponda dei Fratelli d’Italia che però stanno all’opposizione. Le forze politiche di maggioranza hanno chiesto di ritirarlo ma la Lega non ha accettato di ritirare il testo, bloccando i lavori della Commissione e le richiesta di metterlo ai voti.

Dopo un lungo tira e molla alla fine si è arrivati al voto e l’emendamento della Lega è stato respinto sì ma per poco, con Forza Italia che si è astenuta mentre FdI ha votato a favore: 22 contrari, 14 pro Lega e 5 astenuti. Per qualcuno, forse, sono piccoli incidenti di percorso ma per chi deve fare i conti con tempi ristretti per l’approvazione dei provvedimenti sono il segnale che il meccanismo rischia di incepparsi. Di qui a breve, occorre ricordarlo, l’esecutivo deve incassare delega fiscale, concorrenza e riforma del codice degli appalti, provvedimenti fondamentali per centrare i 102 obiettivi del 2022, previsti dal Recovery plan. Ma il cammino per le riforme, come si vede anche nel quotidiano, è fitto di ostacoli e senza l’impegno della maggioranza i soldi di Bruxelles sono a rischio. Le misure sono ferme in Parlamento da mesi, la Lega frena soprattutto sul catasto e i balneari, ma bisogna approvarle tutte entro il 30 giugno. Da parte dei parlamentari si aspettano un “cambio di metodo” e chiedono più condivisione a Palazzo Chigi.


Per quanto riguarda il confronto politico, al centro ci sono le prossime elezioni amministrative. Ci sono problemi sia nel centrodestra che nel centrosinistra. Ad esempio in Sicilia il centrodestra si è spaccato sull’annunciata ricandidatura di Nello Musumeci, di Fratelli d’Italia, a presidente della Regione. Sia la Lega che Forza Italia, con il capo regionale Gianfranco Miccichè – che forse potrebbe presentarsi lui sostenuto da Italia Viva di Matteo Renzi – non hanno detto sì. La Sicilia, granaio di parlamentari, è troppo importante e per questo è già in atto una battaglia senza esclusione di colpi, addirittura con ‘minacce’ di rendere pan per focaccia: “Le due questioni sono collegate”, ripete la leader di Fratelli d’Italia. Le due questioni sono due regioni: Sicilia e Lombardia. E allora Francesco Lollobrigida, capogruppo dei Fratelli d’Italia alla Camera, avverte gli alleati: “Se la Lega decidesse davvero di non sostenere la riconferma di Nello Musumeci, il fatto avrebbe ripercussioni nazionali. E se si va divisi in Sicilia a ottobre, si andrà poi divisi anche in Lombardia nel 2023”.

Pure nel centrosinistra però le cose non marciano per il verso giusto. Ieri il congresso di Azione, diventato partito, ha eletto Carlo Calenda segretario, che non vuole allearsi con i ‘grillini’ di Giuseppe Conte. Per non parlare di Italia Viva di Matteo Renzi che non si sa proprio con chi si alleerà. Da parte sua Enrico Letta, segretario del Pd, insiste sul campo largo da costruire con dentro il M5S: “Il lavoro portato avanti coi nostri alleati e in particolare con il M5S nel governo Conte 2 continua col governo Draghi e continuerà anche dopo. Questo tipo di cemento, sviluppato nelle prove dure della pandemia, è il cemento più importante di tutti. È un rapporto politico fondamentale che dura e durerà“, ha detto Letta alla direzione Dem.

Ma il segretario del Partito democratico non ha paura delle prossime amministrative, perché adotterà il suo rimedio: “Noi dobbiamo avere l’ambizione di guidare, di vincere e lo dico con grande franchezza, lo dico da allenatore della squadra come è un po’ un segretario: io non so come, non so con quale legge elettorale e se come segretario avrò un ruolo nella scelta della squadra, ma se lo avrò, io guarderò ogni giocatore negli occhi e se vedrò gli occhi di tigre di chi vuole vincere lo metterò in campo, se vedrò negli occhi il pareggio allora lo metterò in panchina”, ha assicurato Letta. Qualche sorriso nel campo avverso e la sottolineatura: “Vai a trovarle le tigri, sono animali in via di estinzione“.

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