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In Kosovo più tutela per le donne, Eulex monitora l’implementazione delle leggi

Intervista a Chiara Tagliani, gender advisor nel Paese

Pubblicato:21-02-2020 11:32
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 17:02
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PRISTINA (KOSOVO) – Chiara Tagliani e’ gender advisor per la missione Eulex (European Union Rule of Law Mission in Kosovo) in Kosovo. Vive alle porte di Pristina con un compagno tedesco, un bimbo di pochi mesi ed e’ in dolce attesa. Ci accoglie proprio nella sua casa e ci racconta la sua esperienza in questa societa’, i cambiamenti di questi venti anni senza la guerra, le criticita’ che persistono. “Ho studiato legge a Londra, sempre in Inghilterra ho seguito un master in diritti umani, ho lavorato in Brasile e ho iniziato casualmente questo percorso nei Balcani, prima in Albania, poi in Kosovo dal marzo 2009, inizialmente con OSCE (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa)”.

Dieci anni fa- quando Chiara arriva in questa terra- persino “servizi come acqua ed elettricita’ non erano garantiti. Sono arrivata in Kosovo con l’OSCE e facevo monitoraggio nei tribunali. Era il 2009, un anno dopo la dichiarazione unilaterale di indipendenza e dal 2011 lavoro per Eulex. Ho iniziato a Mitrovica, dove facevo parte come consulente legale del pool di magistrati incaricato, tra le varie competenze, di svolgere processi per i crimini di guerra”.

La missione Eulex, approvata dall’Unione Europea nel 2008, “dal 2018 ha un nuovo mandato che comprende un’unita’ di monitoraggio rafforzato nel settore giudiziario e – come spiega la gender advisor- una rimanente parte operativa che si occupa della protezione di testimoni relativi ad ex casi EULEX, di cooperazione internazionale di polizia, supporto all’identificazione di persone scomparse durante il conflitto e che mantiene una forza di polizia speciale pronta ad agire come second responder in appoggio alla Kosovo Police in materia di sicurezza. All’interno della missione Eulex, che rientra nella grande famiglia dell’Unione Europea, vi e’ una ‘Case Monitoring Unit’ che, tra i vari temi specifici, monitora anche la violenza di genere”.


Il trasferimento delle competenze esecutive nel campo giudiziario alle autorita’ locali “e’ stato un grande cambiamento”. Per quanto riguarda la stabilizzazione e la sicurezza del Kosovo vi e’ un sistema di responder a tre livelli in cui la Kosovo Police e’ la prima ad intervenire, seguita da EULEX su richiesta della polizia e, se necessario da KFOR quale terza forza d’intervento. “Ora quindi- chiarisce Chiara Tagliani- facciamo un costante monitoraggio non solo nel campo giudiziale, ma anche nei centri penitenziari e manteniamo un team di esperti a supporto dell’implementazione degli accordi nel campo dello stato di diritto siglati tra Belgrado e Pristina sotto l’egida dell’Ue. Del primo mandato esecutivo sono rimasti il programma residuo di sicurezza dei testimoni, il supporto all’Istituto di Medicina Forense, la forza di polizia speciale a Mitrovica che funge da second security responder e il supporto al lavoro sul terreno della Corte speciale dell Aja “.

DI COSA SI OCCUPA IL GENDER ADVISOR

Da Chiara Tagliani cerchiamo di capire quale sia la situazione delle donne in questo Paese. “Il gender advisor oltre ad occuparsi di tutto quello che e’ gender all’interno dei progetti della missione, copre tutte le funzioni con gli interlocutori esterni: istituzioni centrali e locali, e societa’ civile ed e’ questa la parte maggiore del lavoro”.
La fotografia del Kosovo e’ quella di un paese con “leggi avanzate anche per i nostri standard europei, ma l’implementazione rimane problematica”, chiarisce la gender advisor.

Esiste molta piu tutela legale per le donne oggi, piu consapevolezza- ribadisce- grazie al lavoro della societa’ civile che e’ la forza portante in Kosovo, una societa’ ancora patriarcale che inizia ad attraversare certi cambiamenti”.
Portiamo avanti campagne di sensibilizzazione, ad esempio nelle scuole per i giovani dagli 11 ai 16 anni- spiega- promuoviamo, proprio in questi giorni, progetti per sensibilizzare sulla violenza sessuale e per spiegare cosa c’e’ da fare in caso accada, per preservare l’evidenza forense di questi casi. Nelle scuole viene inviato personale Eulex con rappresentanti dell’Istituto di Medicina Forense e poliziotti della Kosovo Police”. Un altro aspetto interessante su cui e’ al lavoro e’ quello dei diritti d’eredita’. “Spesso le donne cedono l’eredita’, a cui hanno diritto, ai membri maschi della famiglia, soprattutto nelle zone rurali, e non sono ben viste se la tengono. Lavoriamo soprattutto sull’impatto che questo ha sulla violenza di genere, ovvero sulla dipendenza economica che spesso le vittime di violenza hanno verso i propri perpetratori”.
Monitoraggio, dialogo con Istituzioni e societa’ civile rappresentano quindi l’anima del lavoro di Eulex e nello specifico del gender advisor perche’ “solo se i cambiamenti arrivano dalla societa’ sono duraturi”, rivendica Chiara Tagliani che del Kosovo descrive una societa’ “piu’ consapevole, dove le donne sono capaci di dialogare tra le diverse comunita’ e sono state negoziatrici di dialogo tra Belgrado e Pristina. La prima delegazione era guidata da Edita Tahiri, Minister for Dialogue and Chief Negotiator del Kossovo dal 2011 al 2017. Nella successiva delegazione per il Dialogo Belgrado-Pristina le donne invece- ammette con rammarico- non sono presenti. Vediamo con questo nuovo governo come andra’. E’ certamente positivo che esso comprenda ben cinque donne ministre. Un altro aspetto interessante e’ che anche tra le donne vittime di violenza durante il conflitto c’e’ stato grande supporto tra le vittime serbe e quelle albanesi senza barriere etniche”.
Rimangono le criticita’ di un Paese con legislazione avanzata che riconosce “la violenza domestica come crimine, cosi come le mutilazioni genitali femminili”, in cui pero’ “solo il 17% (dati 2018) delle giovani ha accesso al lavoro”, senza reali pari opportunita’. “Lavoriamo molto con il ‘Kosovo Women Network’, rete delle piu’ importanti ong del settore, e rileviamo che i problemi delle donne sono trasversali, gravano su quelle musulmane come sulle ortodosse, al nord come al sud del fiume Ibar”.
Chiara Tagliani grazie alla legislazione che ha concesso al suo compagno 6 mesi di paternita’ al 65% dello stipendio, e’ potuta tornare subito al lavoro dopo la nascita del primo figlio. Un lavoro che e’ la sua stessa vita e senza il quale non saprebbe pensarsi. “Una sfida- definisce cosi’ la famosa conciliazione- che si vince con la combinazione di piu’ cose, a partire dal welfare”.
Sul Kosovo del futuro e quindi sui giovani dice senza esitazione: “Vogliono andare avanti e rappresentano la speranza ed una vera forza portante di questa società”.

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