Roma chiede la mappa delle scuole con amianto
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BOLOGNA – Nel 2017 i controlli sulla presenza di amianto nell’acqua potabile di Bologna hanno dato esito positivo nel 44,23% dei campioni. Il dato è diffuso dall’Associazione esposti amianto (Aea), che spiega di aver ricevuto le informazioni dall’Ausl. E’ sufficiente “perché la Procura della Repubblica, questa volta, intervenga per evitare che la distribuzione di acqua a rischio venga ulteriormente tollerata?”, si chiede il presidente dell’Aea, Vito Totire. Le rotture nella rete cittadina degli acquedotti di Bologna nel 2017 sono state 599, scrive l’Aea, dopo le 500 del 2016: “Questo significa un incremento del 20%”.
A livello provinciale, poi, l’Aea segnala 36 casi a San Pietro in Casale, 30 a Zola Predosa, 29 a Castenaso, 28 a Calderara di Reno 28, 25 a Castelmaggiore, 24 a San Lazzaro, 18 a Galliera e Castello d’Argile.
Per quanto riguarda la ricerca di fibre di amianto, “nel 2017 sono stati effettuati 67 campionamenti di cui 52 a Bologna città; i positivi- riporta l’Aea- sono stati 26, di cui 23 a Bologna; non sappiamo dove siano emersi i positivi nei comuni della provincia, ma sappiamo che sono stati tre su 15”.
Tornando a Bologna città, emerge “una netta tendenza al peggioramento con il 44,23% dei dati positivi”, scrive l’associazione: all’inizio “il ricorso dei positivi era attorno al 6%”, poi si era raggiunto “un picco del 35% nel 2015”. Alla luce di tutto questo, per l’Aea “occorre bonificare integralmente le reti eliminando alla radice il problema delle condutture in cemento-amianto”.
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