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“Tornelli” all’Università di Bologna, il Rettore: “Ho chiamato io la Polizia. Lo rifarei”

Da Ubertini parte un appello ad abbassare i toni rivolto a tutta la città

Pubblicato:21-02-2017 16:56
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 10:56

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BOLOGNA – “Esprimo tutta la mia amarezza per quanto accaduto in questi giorni. Non avrei mai immaginato di trovarmi nelle condizioni di dover chiamare la Questura. Ma se tornassi indietro, prenderei la stessa decisione: non potevo fare altrimenti“. Così il rettore dell’Alma Mater di Bologna, Francesco Ubertini, rivendica la richiesta di intervento alle Forze dell’ordine, che lo scorso 9 febbraio sono entrate in assetto antisommossa nei locali della biblioteca di Discipline umanistiche in via Zamboni 36, per sgomberare il collettivo Cua.

“E’ stata una decisione difficile, ma non avevo altra possibilità– spiega ancora il rettore- per evitare una escalation le ho provate tutte, compresa la decisione drastica di chiudere la biblioteca, dopo due settimane di tensione crescente e di dialogo che non ha portato risultati”. Il 9 febbraio, infatti, Ubertini aveva preso la decisione di non riaprire al pubblico il 36, per motivi di sicurezza. Il giorno precedente “alcuni soggetti mascherati avevano manomesso il sistema di lettura del badge- ricorda il rettore, oggi in conferenza stampa a Palazzo Poggi- oscurato le telecamere e smontato le porte”. Da qui la decisione di chiudere la biblioteca, “perchè mancavano le condizioni di sicurezza”. La mattina del 9 febbraio, però, “un gruppo di persone incappucciate è entrato illegalmente da un ingresso posteriore- riferisce Ubertini- e ha sfondato le assi di legno che impedivano l’accesso a un soppalco inagibile“. Da lì, hanno poi “forzato il portone d’ingresso e divelto dal muro la sbarra che lo chiudeva, lasciando la biblioteca in balia degli occupanti”.

Insomma, in quella situazione “non potevo fare altro che chiamare la Questura– ribadisce il rettore- e tornando indietro rifarei la stessa cosa”. Ubertini però si astiene dal dare un giudizio di merito sulle cariche degli agenti in biblioteca. “Non ho gli elementi per valutare l’operato di altri in situazioni così difficili- dice- dal momento in cui è stato chiesto l’intervento della Questura, il rettore non aveva più competenza”. Ubertini ci tiene poi a sottolineare la “periodicità” con cui accadono certi fatti. “Non solo nel mio mandato- sottolinea- ho guardato anche il rettorato di Dionigi e quello di Calzolari: ci sono picchi che si ripetono”.


UBERTINI NON CEDE: “CONTROLLO ACCESSI SERVE”

Non dice a chiare lettere se i cosiddetti tornelli (“Ma tecnicamente sono bussole“) resteranno alla riapertura della biblioteca di Discipline umanistiche in via Zamboni 36. Il rettore dell’Alma Mater ci tiene però a ribadire un concetto: il controllo degli accessi in altre strutture dell’Ateneo in via Zamboni (come Palazzo Paleotti) “ha funzionato e le condizioni di fruizione sono ottime”. Inoltre, afferma con decisione il rettore, “io ho la responsabilità di garantire la sicurezza degli studenti, dei lavoratori e del patrimonio inestimabile” della biblioteca di Discipline umanistiche, che per ora rimane chiusa in attesa di riparare i danni.

RETTORE: “I TORNELLI SONO UN FALSO PROBLEMA, ORA ABBASSIAMO TONI”

Il tema “non è” l’accesso controllato alla biblioteca di Discipline umanistiche di via Zamboni 36. Il vero “punto politico” è un altro: dagli spazi per studenti alle aperture serali delle biblioteche, fino al più ampio tema della zona universitaria. Ecco quanto dice Ubertini, che solo oggi dopo giorni rompe il silenzio sulla vicenda tornelli. E invita ad andare oltre, lanciando un appello a tutta la città. “Abbassiamo i toni“, dice Ubertini.

di Andrea Sangermano, giornalista professionista

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