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Dentro l’ippodromo Tor di Valle, tra amianto e discariche/FOTO e VIDEO

Tetti coperti da amianto e a rischio crollo, ovunque cumuli di detriti, vetrate rotte e quadri elettrici fuori uso, box dei cavalli divelti. L'ippodromo è in estrema fatiscenza

Pubblicato:21-02-2017 12:31
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 10:56

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ROMA – Il tetto in cemento armato delle vecchie tribune a rischio crollo. Gli interni fatiscenti, in alcuni punti sbriciolati. La vecchia pizzeria crollata su se stessa, con tubi di acciaio accartocciati a due passi dalla vecchia pista in disuso. L’amianto sui tetti di una ventina di stalle. Detriti ovunque nel perimetro interno. Mini discariche abusive diffuse all’esterno, accanto ad accampamenti abusivi. Si presenta così l’area dell’ippodromo di Tor di Valle, la zona su cui dovrebbe sorgere il nuovo stadio della Roma ma su cui è stata aperta una procedura di vincolo appena due giorni fa dalla Soprintendenza all’Archeologia, Belle Arti e Paesaggio. Questa mattina l’area è stata aperta straordinariamente dai proponenti del progetto dello stadio della Roma per una visita. E i racconti di chi aveva già visitato la struttura sono stati confermati. L’ex ippodromo è in uno stato di estrema fatiscenza.

Le tribune presentano pannellature distaccate, vetrate rotte e soprattutto un tetto che si presenta degradato e sotto al quale gli uomini della sicurezza non fanno avvicinare “perché a rischio crollo“. La pista è diventata un anello senza più terriccio, pieno di buche. Al centro ecco un’altra montagnetta di detriti. La situazione delle stalle non è migliore. Fanno impressione i tetti in bella vista coperti da amianto. Anche in questa zona si presentano ovunque cumuli di detriti, quadri elettrici fuori uso, box dei cavalli divelti. Qui vive il vecchio allenatore dei cavalli, Federico Marchetti. “Sono qui dal 2000, ma con la chiusura dell’impianto ho perso il lavoro- spiega- qui è tutto degradato. C’è stato un periodo in cui entravano i nomadi per cercare qualcosa ma è tutta roba rovinata. Io sono romanista, come fa a non piacermi lo stadio?”.


“Questo ippodromo può piacere o non piacere ma un dato è incontrovertibile ovvero che il suo valore è nella funzione e questa è persa irrimediabilmente, sia che lo stadio si faccia o meno- ha detto poi lo storico ambientalista e presidente di Legambiente, ora consulente dei proponenti, Roberto Della Seta-. Qui gare di trotto non se ne faranno più. Quindi la sovrintendenza sta chiedendo di tutelare un rudere fatto non secoli fa ma 50 anni fa. Credo che da questo punto di vista la proposta del vincolo sia abbastanza surreale“.

Secondo l’urbanista Remo Calzona, “la soprintendente invece di farneticare avrebbe dovuto disporre un sopralluogo per verificare lo stato dell’impianto. In queste tribune non ci trovo nulla di architettonicamente importante. L’impianto non andrebbe tutelato, è un’opera banale. Si potrebbe pensare ad una tutela se l’autore dell’opera fosse stato un grande personaggio come Lafuente, ma non è questo il caso come si evince dagli atti di collaudo”. Uscendo dall’area dell’ippodromo, come aveva verificato l’agenzia stampa Dire la settimana scorsa, sono sparse ovunque mini discariche abusive. Alcune con rifiuti carbonizzati. L’area del business park è un enorme pratone incolto. La spazzatura in questa zona è ovunque mentre nascosti tra i rovi ecco il primo, e meno nascosto, tra gli insediamenti abusivi abitati dai nomadi presenti nella zona. Gli unici che continueranno a passeggiare in questa area se la procedura di vincolo dovesse essere confermata decretando la morte del progetto dello stadio della Roma. Non resta, dunque, che attendere le decisioni finali del Mibact e della Soprintendenza.

di Emiliano Pretto, giornalista professionista

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