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VIDEO | Fratellini di Cuneo, il legale della mamma: “Perché la piccola non torna a casa?”

SPECIALE 'MAMME CORAGGIO' | La preoccupazione di mamma Alma: "Mia figlia sfatta e in deperimento, ma per i servizi sociali sta bene"

Pubblicato:21-01-2022 14:02
Ultimo aggiornamento:21-01-2022 14:56
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ROMA – “È il Tribunale per i minorenni del Piemonte” che dovrebbe rispondere al perché M., la più piccola dei fratellini di Cuneo, non può fare ritorno a casa. L’avvocato Domenico Morace, legale della mamma coraggio Alma, risponde così, intervistato dalla Dire, sul caso ormai noto dei ‘fratellini di Cuneo’, “una vicenda crudele e paradossale, in oltre trent’anni di servizio non mi è mai capitata una cosa simile e spero non mi capiti più. La storia è emblematica- continua Morace- perché da questa vicenda si comprendono tutti i vulnus del sistema di assistenza e tutela dei minori o delle fasce deboli che è completamente sbagliato. Abbiamo una serie di magistrati, assistenti sociali, curatori speciali, consulenti che sono una sorta di circolo chiuso….la bambina è stata costretta a vedere il padre e ricordo che la piccola è testimone e vittima, secondo l’accusa mossa dalla Procura della Repubblica di Cuneo nei confronti dell’uomo, per maltrattamenti e violenza sessuale. Qualcuno mi dovrebbe spiegare come sia possibile che in uno Stato di diritto, dove la tutela del minore è un principio di rango costituzionale, che la bambina sia costretta a incontrare il padre…”, incalza l’avvocato.

IL CASO DEI FRATELLINI

La piccola di 7 anni, a differenza dei suoi fratelli e sorella, non può far ritorno a casa dalla mamma. Le è stata strappata come gli altri dopo che tutti i figli di mamma Alma hanno raccontato di abusi sessuali subiti del padre, sul quale pende un procedimento giudiziario. Sono stati divisi e separati in diverse case famiglia nella convinzione che fossero alienati dalla mamma, ma la CTU che diceva questo è stata ritenuta inutilizzabile dallo stesso tribunale minorile. I fratelli dopo lunga resistenza sono tornati a casa, lei no, perchè “nonostante le pressioni e minacce ricevute- ricorda l’avvocato- i ragazzi si sono rifiutati di incontrare il padre”.

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M. pesa 19 kg, è sempre più magra, risponde con un ‘non ricordo, non so’, non sa cosa ha mangiato a Natale, che doni abbia ricevuto, è tutto annebbiato in un guscio di “autodifesa” come racconta mamma Alma che la vede in incontri “una volta a settimana per tre ore con supervisione di un educatore, c’è un deperimento fisico importante, è sfatta” racconta, e ancora: “Non so se mia figlia arrivi a farsi la domanda del perché lei non sia a casa e i suoi fratelli si”, ma intanto i giorni trascorrono in una sorta di anestesia per la bambina costretta a stare presso una famiglia di affidatari, tra videochiamate fatte con un educatore accanto che si concludono spesso in lacrime anche dei suoi fratelli più grandi che attendono il suo ritorno.

L’ULTIMO EPISODIO DEL TAMPONE “

“Il 10 gennaio- racconta l’avvocato parlando dell’ultimo episodio che ha tenuto la piccola M. di nuovo lontana dalla mamma e dai fratelli- è stato comunicato alla mamma che la bimba era stata infettata dal Covid19. Abbiamo chiesto il test, la mamma si è recata nella farmacia dove sarebbe stato eseguito e il titolare della farmacia ha detto di non aver fatto alcun tampone quel giorno alla bambina. Pochi giorni prima le era stato detto che la bambina aveva la febbre e non poteva incontrarla, ma il medico non aveva mai sentito nominare la bambina……ed è poi spuntato un certificato”. Incalza Morace: “I servizi sociali di Cuneo ci forniscono certificazioni false”, un’accusa rispetto alla quale sono state predisposte azioni legali e sulle quali mamma Alma e il suo legale attendono chiarimenti.

L’INIZIO DELLA STORIA… LA CONFESSIONE DEL PADRE

All”origine della storia dei fratellini Morace ricorda “la confessione scritta di proprio pugno dal padre dei bambini”. Oggi per l’uomo è stato chiesto, ricorda sempre l’avvocato “il rinvio a giudizio dal PM, dalla parte civile e dall’avvocato che rappresenta i minori nominato dal curatore speciale”. “Abbiamo infatti una confessione scritta di proprio pugno dal padre dei bambini in cui non si oppone all’ affido esclusivo a favore della madre e il tribunale per i minorenni ha aperto un procedimento in parallelo al penale interferendo con lo stesso…La signora ha più volte enunciato sospetti verso un parente dell’imputato che sarebbe persona molto considerata negli ambienti della magistratura torinesi”, e Morace più volte ha parlato di “condizionamento ambientale” degli uffici giudiziari coinvolti nel caso. Tra le anomalie segnalate dell’avvocato anche il fatto che il “tribunale per i minorenni nomina un CTU condannato per omicidio colposo per colpa professionale, ma il consulente come ausiliario del giudice dovrebbe avere gli stessi requisiti del giudice” e le consulenze affidate “a personale delle strutture pubbliche” secondo l’avvocato.

“La bambina vive una condizione di forte sofferenza psicologica, aggravata da decisioni che ne peggiorano la condizione in un clima istituzionale in cui è assente o come in passato ignorata la competenza psicologica indirizzata all’ascolto dei bisogni della minore, un contesto in cui le decisioni prese appaiono in suo danno anziché, come atteso, a sua tutela e protezione” scrive la consulente di parte, la psicoterapeuta Loredana Palaziol che al Tribunale ha esposto in una relazione la sua preoccupazione per la piccola M. “Mi fa rabbia da mamma leggere che i servizi scrivano che la bimba sta benissimo” racconta mamma Alma che i pianti della sua bambina al momento di ogni distacco li ha ben impressi nella mente e che invece nelle relazioni dei servizi sociali sembrano non esistere.

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