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Governo, una giornata in cantiere: così la Dc prova a tornare

Alle cinque del pomeriggio, quando chiude il cantiere, qualche mattone e' andato al posto giusto

Pubblicato:21-01-2021 19:02
Ultimo aggiornamento:21-01-2021 19:02
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Di Alfonso Raimo e Antonio Bravetti

ROMA – Il cantiere dei costruttori e’ aperto. Niente caschi ne’ martelli pneumatici, calzature antinfortunio o pettorine arancioni. Si lavora in giacca cravatta, su un divanetto bordeaux vis a’ vis, o al telefono. Si lavora dalla mattina alla sera, senza sosta. Eccola la nuova casa dei costruttori: Bruno Tabacci sta provando a gettarne le fondamenta. Lavorando incessantemente nella cosiddetta ‘Corea’, il corridoio di Montecitorio parallelo al Transatlantico.

La ‘Corea’, o corridoio dei presidenti, perche’ appesi ai muri ci sono i ritratti di quelli che si sono seduti sullo scranno piu’ alto della Camera dei deputati. E’ qui che Bruno Tabacci ha aperto il suo cantiere, nel divanetto sotto gli occhi di Urbano Rattazzi e Giovanni Lanza, sinistra e destra storica. Alle cinque del pomeriggio, quando chiude il cantiere, qualche mattone e’ andato al posto giusto. Tanto che Antonio Tasso, ex Cinquestelle iscritto al Maie, saluta Tabacci e poi telefona: “Domani ci dobbiamo vedere, dobbiamo fare una riunione. Dobbiamo strutturare il gruppo, qui alla Camera e al Senato, col simbolo e tutto”.


La fonte a cui attingerebbe il Maie e’ il bacino di delusi di Forza Italia. “C’e’ gente che non vuole consegnarsi a Salvini”, per dirla con Tabacci, interpellato a margine dei ‘lavori’. E Italia Viva? “Qualche problema Renzi ce l’ha nel gruppo”, ammette il fondatore di Centro Democratico.

Capo cantiere atipico, Tabacci e’ il primo a sporcarsi le mani. Convoca, incontra, prova a persuadere. E telefona, telefona, telefona. Quasi noncurante degli umarell da interno, giornalisti, commessi o parlamentari, che si fermano ad ammirare il cantiere. “Mi ha detto che ci sono dissapori profondi- confida durante una telefonata- ma non e’ pronta a spaccare definitivamente. Devo fare un approfondimento, ma la vedo molto molto difficile…“.

Su quel divanetto passano gli ex Cinquestelle rientrati in maggioranza, i senatori De Falco e De Bonis. Tabacci parla con loro, assistito dall’Udc Angelo Sanza. Pero’ quando deve telefonare, Tabacci si apparta, allontanandosi da tutti. I rapporti sono privati. Dall’altra parte della linea valuteranno. Faranno sapere.

In mattinata il leader di Centro democratico incontra anche Gianfraco Rotondi, vicepresidente del gruppo di Fi. Democristiano come lui. Gli azzurri di Silvio Berlusconi, dopo aver perso Renata Polverini e Maria Rosaria Rossi, sono terreno di caccia. Antonio Tajani prova a chiudere il recinto, da giorni presidia Camera e Senato abbottonato in un cappotto che lo tiene caldo durante le continue spole tra Montecitorio e Palazzo Madama. Ma il compito e’ difficile. Rotondi nelle trattative e’ blasonato. Dall’alto della sua esperienza dispensa consigli. “Quello li’ imbroglia le acque. Fa perdere tempo. Poi alla fine si tira indietro…”. Tabacci e De Falco annuiscono sconsolati. Si parla di un senatore ‘chiacchierato’. “Quando sei in vendita devi avere il coraggio di dirlo: ‘So-no in ven-di-ta’”. Pane al pane, vino al vino.

Ripartono le telefonate. Tabacci prende appunti, scribacchia una lista su un foglietto: e’ il libro mastro del costruttore; ci sono i nomi di chi domani sara’ in cantiere e chi no. Ogni tanto tira una riga, cancella, licenzia. “Eccomi”, dice a un tratto una voce che arriva nel corridoio a grandi falcate. E’ un omone. Si chiama Felice Maurizio D’Ettore, deputato di Forza Italia. Deve attendere che Tabacci finisca l’ennesima telefonata. Poi i due si spostano: niente divanetto, questo colloquio e’ meglio averlo in una sala piu’ riservata, dove continua la costruzione della nuova maggioranza. Lavori in corso.

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