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Kurdistan, Uiki: “Fermare la guerra della Turchia contro i curdi”

Jet turchi hanno preso di mira 100 obiettivi in aree civili a Afrin e sono rimasti uccisi almeno 6 civili

Pubblicato:21-01-2018 10:56
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 12:22
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ROMA – “Jet turchi hanno preso di mira 100 obiettivi in aree civili a Afrin e sono rimasti uccisi almeno 6 civili e 1 combattente delle Ypg (Unità di Difesa del Popolo) e 2 delle Ypj (Unità di difesa delle donne) sono caduti martiri negli attacchi turchi di sabato su Afrin. Come risultato dell’attacco sono rimasti feriti anche diversi civili. L’esercito turco invasore ha condotto attacchi aerei su Afrin con l’approvazione della Russia intorno alle 16:00 di sabato pomeriggio. Gli attacchi da parte di 72 jet da combattimento hanno colpito il centro di Afrin, i distretti di Cindirese, Reco, Shera, Shêrawa e Mabeta e il campo profughi Rubar”. Così in una nota Uiki (Ufficio d’Informazione del Kurdistan in Italia). Il campo profughi di Rubar nel distretto di Sherawa di Afrin, ricorda la nota, è abitato da oltre 20.000 rifugiati dalla Siria.

Il conflitto interno in Siria, che dura da sette anni si è trasformato in una guerra internazionale

“L’esercito turco invasore, dopo un fallito tentativo di attaccare via terra, cercano di intimorire la popolazione di Afrin e espellerla verso aree tenute dall’Esercito Siriano Libero- Esl e dalla Turchia”, prosegue Uiki. Il conflitto interno in Siria, che dura da sette anni si è trasformato in una guerra internazionale che è risultata nell’uccisione di migliaia di persone e ha creato milioni di profughi, “si stava quasi avvicinando a una conclusione” ma “il governo turco sotto la guida di Recep Tayyip Erdogan, insieme a Al Qaeda (Heyet Tahrir El Sam), Isis e con altri gruppi Salafiti ora ha iniziato un’operazione militare verso Afrin, una città curda (cantone) nel nord della Siria”, prosegue la nota Uiki. Questo significa “un nuovo sanguinoso conflitto che trascinerà la regione in una nuova catastrofe, infliggendo fame, uccidendo altri bambini, espellendo la popolazione locale e creando un’altra crisi umanitaria- prosegue la nota- In base alla legislazione internazionale questa azione è definita ‘operazione per l’invasione’”.

Né il cantone di Afrin, né le altre regioni del nord della Siria hanno mai attaccato o minacciato di attaccare la Turchia

“Né il cantone di Afrin, né le altre regioni del nord della Siria hanno mai attaccato o minacciato di attaccare la Turchia o altre regioni curde del nord della Siria- prosegue la nota Uiki- Di fatto la Turchia ha costantemente minacciato e attaccato villaggi e località per diverse volte negli ultimi anni. La definizione giuridica delle azioni della Turchia in base alla legislazione internazionale è definita ‘attaccare un Paese sovrano’, invasione del loro territorio e assolto non provocato sui suoi civili. Iniziare un attacco militare contro un Paese che non ti ha attaccato è un crimine di guerra”. Ciò detto, “l’aggressione della Turchia contro i curdi a Afrin è un palese crimine contro l’umanità; non diverso dai crimini commessi da Isis- stigmatizza Uiki- l’Onu e la Comunità Internazionale hanno un obbligo morale e di solidarietà per proteggere il suo più affidabile partner nel difendere l’umanità e nella lotta per la democrazia”.


La Comunità Internazionale hanno un obbligo morale e di solidarietà per proteggere il suo più affidabile partner nel difendere l’umanità e nella lotta per la democrazia

Quindi, “chiediamo a tutte le aree democratiche e all’opinione pubblica di esprimere solidarietà con il popolo curdo e gli altri popoli della regione e di protestare e condannare l’invasione genocidi della Turchia- è l’appello Uiki- Chiediamo alle Nazioni Unite, alla Comunità Internazionale e alla colazione globale anti-Isis di entrare in azione per fermare immediatamente questi attacchi. Questi attacchi sono diretti contro centinaia di migliaia di persone a Afrin. Chiediamo al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite di entrare in azione al più presto per formare zone di sicurezza nel nord della Siria o all’Est del fiume Eufrate e nelle zone occidentali. Questo porterà ad una soluzione della crisi siriana all’interno della cornice di una legittimità internazionale. Il silenzio della comunità internazionale di fronte a questi attacchi legittimerà una pesante violazione dei diritti umani fondamentali”.

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