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Sanità, l’allarme della Fp Cgil: “Sistema al tracollo, -50mila lavoratori dal 2009”

ROMA - Una sanità che si “impoverisce”, non

Pubblicato:21-01-2017 17:45
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 10:49

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ROMA – Una sanità che si “impoverisce”, non solo nelle risorse economiche ma anche in quelle umane, e che “rischia seriamente il tracollo”, in termini di tenuta dei servizi ai cittadini e di garanzie per i lavoratori. La Fp Cgil Nazionale ha analizzato i dati del Conto annuale dello Stato in un focus specifico sul segmento sanità tra risorse e servizi e, da una rielaborazione dei dati della Ragioneria generale dello Stato, emerge “una vera e propria emorragia di personale, quasi 50 mila lavoratori in meno dal 2009 a oggi”.

Il report della Funzione Pubblica Cgil sullo stato del servizio sanitario e sui servizi offerti ai cittadini analizza in dettaglio la variazione dell’occupazione, in parallelo con il blocco del turn over, dalla quale si evince come negli anni che vanno dal 2009 al 2015 si siano persi 40.364 lavoratori, passando da un totale di impiegati nel servizio sanitario nazionale nel 2009 pari a 693.716 a 653.352 nel 2015. Si tratta, nello specifico, di circa 8.000 medici, quasi 10.300 infermieri e 2.200 Operatori di assistenza (Oss, Ota e Ausiliari) e all’incirca 20.000 lavoratori tecnici, riabilitativi, della prevenzione e amministrativi, su un totale di quasi 40.000 lavoratori in meno. Di questi, rileva la Fp Cgil, oltre 10.000 nel solo 2015, dato che proiettato sul 2016 porta la ‘emorragia’ di posti di lavoro a 50 mila lavoratori in meno dal 2009.


Ma non solo: a causa del blocco del turn over- continua la nota dell Cgil- è esplosa l’età media nel sistema sanitario, ben oltre quella registrata nell’intera Pa. Si sfonda infatti quota 50,1 anni e le proiezioni del conto annuale la collocano a 54,3 nel 2020. Proprio in ragione di questi dati, ovvero “blocco del turn over, emorragia occupazionale e esplosione dell’età media”, aumenta il ricorso a forme di lavoro precarie nel servizio sanitario nazionale. Dai dati rielaborati dalla Fp Cgil emerge che cresce tra il 2014 e il 2015 la quota di personale non stabile (tempi determinati e formazione lavoro, interniali e co.co.co) di circa 3.500 unità per complessivi 43.763 lavoratori. Cala invece il ricorso a consulenze ma allo stesso tempo aumenta la spesa complessiva che arriva a 230 milioni di euro.  In questo quadro si inserisce lo stato dei servizi ai cittadini e del finanziamento al servizio sanitario nazionale, giudicato “insufficiente e costantemente ridotto” e il bisogno dello sblocco del turn over.

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