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Il Cile sceglie i giovani, una lezione per l’Italia e non solo

L'editoriale del direttore Nico Perrone

Pubblicato:20-12-2021 17:11
Ultimo aggiornamento:20-12-2021 17:32

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ROMA – Sì va bene, la situazione geopolitica di allora non può essere paragonata a quella di oggi. Ok, sono passati decenni e pure le forze politiche di oggi quasi nulla hanno a che fare con quelle del passato. Ma l’elezione del giovane Gabriel Boric, leader della Sinistra Radicale a Presidente del Cile forse potrà servire comunque per un confronto su quello che accade alla sinistra di casa nostra.

Per anni e anni il golpe fascista del generale Augusto Pinochet l’11 settembre 1973 contro il presidente socialista Salvador Allende, liberamente eletto dal popolo cileno, che scelse di morire piuttosto che arrendersi, ha influenzato pesantemente anche la storia politica italiana. Da quell’esperienza – gli storici mi scuseranno l’estrema sintesi dei fatti – nell’ottobre del 1973 Enrico Berlinguer, segretario del Partito comunista italiano, il più forte in Occidente, maturò la convinzione che sia l’Unione Sovietica sia gli Stati Uniti, che a quel tempo si spartivano il mondo, mai avrebbero permesso ai comunisti italiani di arrivare da soli al Governo anche tramite elezioni democratiche.

Parlando del golpe fascista in Cile, infatti, l’allora segretario americano Henry Kissinger, era stato lapidario: “Non vedo alcuna ragione – disse – per cui ad un paese dovrebbe essere permesso di diventare marxista soltanto perché il suo popolo è irresponsabile. La questione è troppo importante perché gli elettori cileni possano essere lasciati a decidere da soli”. Lo stesso Berlinguer in quell’anno sfuggì ad un attentato orchestrato in Bulgaria contro di lui da agenti sovietici, perché l’Unione Sovietica era stata sempre ostile a qualsiasi idea di presa del potere in maniera democratica, una simile vittoria, infatti, avrebbe subito messo in crisi tutto il suo impero costruito con modi dittatoriali.


Da quella situazione Berlinguer cominciò a ragionare sulla strategia del Compromesso Storico tra Pci e DC, le principali forze politiche italiane, proprio per far maturare la necessità di una sostanziale svolta. Da lì la grande intesa con Aldo Moro, che si fece interprete principale di questo passaggio storico, minacciato a sua volta da emissari degli interessi degli Stati Uniti. Moro, nel 1978, fu rapito e ucciso dalle Brigate Rosse, e con la sua morte finì la stagione del Compromesso storico.

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Oggi il Cile ha voltato pagina, un giovane di 35 anni, leader delle proteste studentesche, ha battuto sonoramente il candidato della destra che sogna ancora il dittatore Pinochet. Gabriel Boric si dichiara femminista e ha chiesto il voto ai cileni proprio per formare il primo governo ecologista della storia del Cile, per rendere pubblico il sistema sanitario e pensionistico, decentralizzare il potere a livello locale anche in favore delle popolazioni native. Una lezione per il campo del Centrosinistra italiano, che da tempo naviga a vista e cambia posizione.

Oggi anche da noi si combatte un virus aggressivo, che non lascia tranquilli. Il Governo ha preso le misure necessarie e la stragrande maggioranza dei cittadini ha creduto nella scienza e nelle istituzioni. Ma sono già visibili segni preoccupanti nel tessuto sociale, colpito dalla crisi e dalla paura. Un Centrosinistra davvero riformatore deve incanalare e trasformare questa difficoltà in voglia di cambiamento, non cavalcarla come invece fa il Centrodestra a guida Salvini. Con azioni concrete, perché soltanto con l’azione indirizzata a salvaguardare i più deboli, si crea speranza. Lo abbiamo capito tutti, questo mondo governato da pochi, per la vecchia strada non si salverà. E in varie parti del mondo i popoli si stanno riprendendo la scena, perché finora è toccato a loro pagare ed anche salvare quei pochi dai disastri che hanno combinato.
Sta accadendo anche negli Stati Uniti, dove si stanno moltiplicando scioperi e azioni di protesta. Non bisogna aver paura di chi lotta e vuol cambiare per migliorare la propria situazione. Anche i giovani italiani oggi sanno che uno di loro, forse a breve, potrebbe catalizzare questa volontà. Ma per questo occorre impegno e lotta, faccia a faccia e non in solitaria solo sul web e social, perché la politica torni al suo autentico significato: trovare soluzioni per una vita degna e per un mondo migliore da lasciare ai nostri figli.

Oggi il Cile volta pagina e il suo giovane presidente presto diventerà punto di riferimento. Termino ricordando l’ultimo discorso del presidente Allende, poco prima di morire. Un discorso che, come i grandi padri di ogni Patria, alla fine ha trovato ragione, su tutti e tutto: “Starò sempre insieme a voi. Perlomeno il mio ricordo sarà quello di un uomo degno che fu leale con la Patria. Il popolo deve difendersi ma non sacrificarsi. Il popolo non deve farsi annientare né crivellare, ma non può nemmeno umiliarsi. Lavoratori della mia Patria, ho fede nel Cile e nel suo destino. Altri uomini supereranno questo momento grigio e amaro in cui il tradimento pretende di imporsi. Sappiate che, più prima che poi, si apriranno di nuovo i grandi viali per i quali passerà l’uomo libero, per costruire una società migliore. Viva il Cile! Viva il popolo! Viva i lavoratori! Queste sono le mie ultime parole e sono certo che il mio sacrificio non sarà invano, sono certo che, almeno, sarà una lezione morale che castigherà la fellonia, la codardia e il tradimento”.

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