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Minori non ascoltati nei tribunali, la denuncia sul sistema affidi

'Se solo mi ascoltaste' è il titolo della conferenza voluta da Veronica Giannone, deputata del gruppo Misto, impegnata da mesi a fare luce, con le sue interpellanze, sui casi di allontanamento forzato di bambini dai genitori

Pubblicato:20-12-2019 16:33
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 16:47

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ROMA – “È assurdo che i bambini abbiano meno garanzie dei pregiudicati. Non sono di proprietà dello Stato, devono stare nelle famiglie”. A dirlo con determinazione, nella sala stampa della Camera dei Deputati, è Lorenzo Stipa, avvocato specializzato in affidi e legale di Laura Massaro, deciso a far emergere “la volontà imbavagliata” dei minori nelle cause di affido, il cui ascolto troppo spesso “non viene rispettato”.

Alla Camera il pianto dei bimbi portati via con la forza

E ‘Se solo mi ascoltaste‘ è anche il titolo della conferenza voluta da Veronica Giannone, deputata del gruppo Misto, impegnata da mesi a fare luce, con le sue interpellanze, sui casi di allontanamento forzato di bambini dai genitori, spesso madri che denunciano violenza costrette a vedere i propri figli collocati in case famiglia o, addirittura, dall’ex maltrattante. Come Giada Giunti, alla quale è stato sottratto con un prelievo coatto suo figlio, costretto contro la sua volontà a vivere per sette mesi in casa famiglia e poi a casa col padre che più volte aveva minacciato la madre di morte.


Ma anche Daniele Fontana, un padre stavolta, che ha visto il suo piccolo di soli 5 anni andar via con la forza verso una casa famiglia e, costretto a percorsi genitoriali e incontri protetti, non ha più potuto riaverlo con lui a casa. 

“Abbiamo pensato di fare questa conferenza perché, soprattutto nell’ultimo periodo, giornali e tv si sono mosse per raccontare tante situazioni nelle quali emerge un non ascolto del minore all’interno dei Tribunali italiani- dichiara in apertura Giannone- Quando si parla di conflittualità familiare e separazioni non semplici, spesso si arriva a non tutelare il minore, ma a fargli del male traumatizzandolo con allontanamenti forzati, quasi fosse un delinquente da portare in carcere. Il problema è veramente grave e inaccettabile– denuncia la deputata- io mi auguro che queste conferenze stampa portino a un reale interesse da parte del ministro della Giustizia che può e deve occuparsi del rispetto in Italia delle convenzioni internazionali sui minori e prendere in mano la situazione con forza, andando a sistemare un iter che, sicuramente, non è di aiuto, ma rappresenta un danno per i bambini di oggi”. 

Stipa punta il dito contro un processo, quello del Tribunale per i minorenni, “i cui lineamenti sono rimasti gli stessi di quando è stato istituito nel ’34, in pieno periodo fascista. Un processo studiato in maniera inquisitoria, in cui non c’era un vero e proprio contraddittorio, ma c’era, invece, un forte potere del magistrato”. Il processo minorile, spiega il legale, “non ha alcuna regola procedurale, avviene in maniera molto rapida anche senza contraddittorio, non c’è limite agli atti che possono essere depositati, nè tempistiche certe”. Sebbene le Convenzioni di New York e Strasburgo, in cui si stabilisce l’ascolto del minore, siano state ratificate in Italia “spesso mi ritrovo decreti in cui la volontà del minore non viene rispettata. Questa volontà imbavagliata del minore è il risultato di consulenze tecniche d’ufficio o relazioni dei servizi sociali, che avvengono senza contraddittorio e senza registrazioni audio o video. Sul servizio sociale- denuncia Stipa- non c’è un controllo da parte di un soggetto terzo che certifichi che quanto relazionato corrisponda a verità”. È così che, tra i documenti che portano un giudice a disporre l’allontanamento, spesso si insinuano “costrutti ascientifici come la sindrome dell’alienazione genitoriale, disconfermata dalla scienza ma applicata nei tribunali”, continua l’avvocato, che cita i casi di due sue assistite: Laura Massaro, presente in sala, e Luana Valle, che “da due anni non vede e non sente il suo bambino per un decreto emesso, extra procedimento ordinario, dal Tribunale per i minorenni di Roma”, che tra l’altro “le imponeva di seguire con forza un percorso psicologico, nonostante non ci fosse nessuna evidenza scientifica certificata, come moneta di scambio per poter vedere il proprio bambino”.

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Un provvedimento “incostituzionale”, sottolinea il legale, soffermandosi anche sui “conflitti di interesse” che spesso ruotano nei procedimenti in materia di minori. “I consulenti tecnici vengono nominati dal magistrato in maniera confidenziale, ad personam. Questi liberi professionisti, che hanno un grande peso nei procedimenti di questo tipo, devono essere scelti allo stesso modo in cui vengono scelti i magistrati, con pubblico concorso, e la scelta non deve essere ad personam, ma con criteri automatici. Questi allontanamenti vanno ad alimentare un business inimmaginabile- conclude- Nella Corte d’Appello alla sezione minori di Roma sono pendenti oltre 50mila cause. Nel Lazio le famiglie sono 2 milioni e mezzo, questo significa che ogni 46 famiglie c’è un minore coinvolto”.

 È proprio quello economico uno dei temi “delle tante storie raccolte da DireDonne in questi mesi- evidenzia Silvia Mari, giornalista dell’agenzia Dire al tavolo dei relatori- Stiamo osservando dei modelli ricorrenti, dei comuni denominatori”. Come “la sindrome dell’alienazione parentale” o il fatto “che molte delle donne che ci segnalano le loro storie hanno denunciato violenza”. Come sottolinea pure Simona D’Aquilio, avvocata dell’associazione Maison Antigone, che denuncia come il format dell’alienazione sia usato a livello internazionale. “E’ ora che ci sia una seria indagine nei Tribunali per i minorenni, è ora di mettere le mani su questo sistema”, conclude. E prende la parola Laura Massaro: “Abbiamo notato che su questo tema c’è un vero e proprio disinteresse da parte delle istituzioni. Non va coinvolto solo il ministro della Giustizia- è il suo appello- ma anche quello della Salute e dell’Istruzione perchè questa è violenza di Stato.

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