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Un “museo del fascismo”? A Predappio?

Giorgio Frasca Polara per www.ytali.com Un “museo del fascismo” giusto a Predappio, città natale di Benito Mussolini e dove

Pubblicato:20-12-2017 17:07
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 12:00

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Giorgio Frasca Polara per www.ytali.com

Un “museo del fascismo” giusto a Predappio, città natale di Benito Mussolini e dove il duce è sepolto? Appena un paio di settimane addietro è stato addirittura presentato – manco a dirlo nella casa natale del duce – il progetto del museo che dovrebbe sorgere nei locali della ex “casa del fascio”. Il progetto non è stato discusso con alcuno al di fuori dei promotori ed ha subito registrato l’indignata reazione dell’Anpi e di altre associazioni: l’iniziativa rischia di trasformarsi in una celebrazione della dittatura fascista.

Oltretutto proprio a Predappio, in occasione degli anniversari della nascita e della morte del dittatore, come pure della marcia su Roma, si radunano migliaia di nostalgici che rendono omaggio alla tomba del duce, nel cimitero cittadino, per poi affollare un paio di negozi che smerciano souvenir fascisti: stemmi, baschi, cianfrusaglie varie e persino bottiglie di vino con il ritratto del dittatore.

 


Ma sin qui siamo al peggior folklore. Il fatto stupefacente è che, per il restauro dell’ex sede del fascio e per l’allestimento del museo, è prevista una spesa di cinque milioni. E il comune (di cui è sindaco dal 2009 Giorgio Frassineti, esponente del Pd) ha chiesto aiuto finanziario alla Regione e al ministero dei beni culturali. Apriti cielo: ne è esplosa una polemica durissima che ha coinvolto (e contrapposto) esponenti delle stesse forze democratiche.

Il presidente dell’Anpi di Forlì-Cesena, Miro Gori, prima ha diffidato il comune ad andare avanti nel progetto, e poi ha avvertito, fermissimo:

Si correrebbe il rischio, è quasi fatale come hanno sottolineato alcuni storici importanti, che questo diventi un museo di turismo nostalgico. Questo è fondamentalmente il primo rischio, e forse non c’è solo questo rischio: il luogo è simbolico.

La reazione del sindaco Frassinetti non è tardata, ed è apparsa, ancorché in qualche modo giustificatoria dell’iniziativa e del proprio patronaggio, altrettanto dura, anche e proprio nei confronti della maggioritaria associazione dei partigiani:

Il museo da solo non ha senso se non è accompagnato da un centro studi. La posizione dell’Anpi è la solita: non fare niente. Bisogna invece raccontare il fascismo e sbatterlo in faccia agli italiani. Non dobbiamo nasconderlo. Bisogna agire nei centri studi e nelle scuole: la posizione dell’Anpi mi sorprende. Predappio deve smettere di essere la mecca dei nostalgici, per trasformarsi in un centro studi e di ricerca sulla storia del fascismo.

Ma la “giustificazione” storicistica (o anche economico-turistica, per alimentare le casse del comune?) del sindaco, e l’attacco all’Anpi, vengono respinti con fermezza dalla neopresidente nazionale dell’Anpi, Carla Nespolo, che ha voluto dare manforte a Miro Gori:

Esprimo ferma contrarietà ad una iniziativa  che rischia di configurarsi, seppure al di là delle intenzioni dei promotori, come una celebrazione della dittatura fascista. Già oggi Predappio è infatti mèta di vergognosi pellegrinaggi nostalgici che sarebbero sicuramente favoriti e intensificati dal museo così come è stato prospettato. La riprova? Il progetto non è stato discusso con nessuno, e tantomeno con l’Anpi e le altre associazioni combattentistiche e partigiane. Insomma appare come una forzatura.

Una traccia vivace di questi dissensi (con la fatale e del tutto gratuita intromissione della nipote del dittatore, l’eurodeputata Alessandra Mussolini) si è avuta in seguito ad una trasmissione televisiva di RaiTre condotta lo scorso 11 dicembre proprio nella cripta Mussolini, a Predappio. Nel corso di Agorà si sono confrontati sindaco e presidente provinciale dell’Anpi in termini analoghi a quelli che si son qui riferiti. Apriti cielo. Reazione furiosa della nipote:

È un oltraggio, hanno violato una proprietà privata, ne risponderanno in tribunale!

Ora è vero che la cripta è privata e che in essa non solo è sepolto Mussolini ma riposano la moglie Rachele e tutti i loro figli, compreso il padre dell’eurodeputata. Ma è anche vero che la cripta è aperta al pubblico ed è addirittura mèta tradizionale dei nostalgici. Nessuna violazione dunque, nessun oltraggio a nessuno.

Piuttosto è il caso di tornare al fatto concreto, al progetto del museo e alla richiesta di finanziamenti alla regione e allo stato. Un gruppo di deputati di Mdp ha preso (giustamente) la palla al balzo dall’iniziativa del sindaco Frassineti per rivolgere una interrogazione al ministro dei beni e delle attività culturali, Dario Franceschini. La premessa del documento:

In tante città ci sono simboli e edifici del lontano periodo fascista per cui, prima di fare un museo del ventennio o del fascismo, bisognerebbe pensare di dare maggior voce alla storia dentro le città e soprattutto alle vittime di quel regime affinché sia documentale ovunque il dolore immane che quel ventennio ha causato. Questo non significa che il fascismo non possa essere rappresentato, né devono esserci tabu, ma di certo realizzare un museo di questo tipo non è la soluzione. Tanto più che a Predappio e altrove nel Paese spesso è mancata o è risultata insufficiente la discussione storica e teorica su questi temi.

 

Allora, al dunque,

 Il governo intende escludere qualsiasi intervento finanziario a vantaggio di questa iniziativa? E poi: il governo intende assumere, per quanto di competenza, tutte le iniziative volte a rivedere un’eventuale decisione per l’apertura di un museo del fascismo a Predappio che già oggi è mèta di pellegrinaggi nostalgici che sarebbero sicuramente favoriti e intensificati dal museo così prospettato?

Peccato, davvero peccato che – salvo benvenute sorprese – l’imminente scioglimento delle Camere impedisca probabilmente una risposta del governo. Ma conoscendo gli orientamenti del ministro Franceschini c’è da scommettere non solo che nemmeno un soldo arriverà da Roma per il museo ma che, anche e soprattutto, l’iter per la creazione del museo sarà difficile, assai difficile.

 

*Ha lavorato quarantatre anni all’Unità, prima della sua privatizzazione. E’ stato a lungo portavoce di Nilde Iotti. Ha curato per Sellerio l’edizione anastatica del Memoriale di Jalta di Togliatti; e sempre per Sellerio ha pubblicato “La terribile istoria dei frati di Mazzarino” e “Cose di Sicilia e di siciliani” appena ristampato.

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