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Nidi di Rimini, maestre in corteo per dire no alla privatizzazione /FOTOGALLERY

Canti e fischi contro la giunta, dopo l'epifania le insegnanti torneranno in piazza

Pubblicato:20-12-2016 13:59
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 09:26

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RIMINI – Cantano le insegnanti e le educatrici dei nidi di Rimini in corteo per le vie della città questa mattina. Nessun insulto o coro sboccato durante lo sciopero contro la politica locale e l’esternalizzazione parziale dei servizi educativi per i più piccoli. Ma una serie di canti per ribadire la propria contrarietà alle scelte dell’Amministrazione. Sono circa in 150 a muoversi dall’Arco d’Augusto intorno alle 10. Nelle 17 materne sono rimaste aperte due sezioni, nei 12 nidi una sola, dunque protesta perfettamente riuscita.

Lo striscione “Giù le mani dalla scuola pubblica” apre il corteo, cadenzato dai sibili dei fischietti e dallo sventolare delle bandiere dei sindacati. Pioviggina ma le maestre cantano, contro il sindaco Andrea Gnassi e l’assessore alla Scuola Mattia Morolli. La prima tappa è in piazza Cavour, poco lontano dal municipio, e poi vicino a piazza Ferrari, di fronte al museo della città al cui interno proprio Morolli sta incontrando i genitori dei gruppi Civivo.

Una delegazione con i grembiuli addosso entra ma nessun contatto. Il corteo muove poi verso la sede dei Servizi educativi del Comune in via Ducale e qui sosta, tra canti e brevi discorsi dei rappresentanti sindacali. Qualche dipendente si affaccia per solidarietà beccandosi gli applausi della folla, ma degli amministratori nemmeno l’ombra. Le voci riprendono ad alzarsi. Le maestre intonano “dietro al muro del Comune c’è la tomba della scuola e di notte esce il bando.


Fa che possa tornare indietro e il sindaco ci risponde: no”. L’educatrice Francesca Santarelli al microfono spiega i motivi della protesta, che di certo non si ferma oggi. L’obiettivo è far fare marcia indietro alla giunta. “Ci siamo attivate per un confronto diretto ma nulla è servito. L’appalto è una scelta politica e qualcuno deve guadagnarci”.

Dito puntato contro le cooperative sociali e le loro rette “esorbitanti”, mentre i dipendenti vengono sfruttati. “I servizi pubblici- aggiunge- son nostri e sono in pericolo”, da qui l’appello a tutti i riminesi a scendere in piazza a sostenere la lotta per la scuola pubblica che “riguarda tutti i bambini, di oggi e di domani”. Lo sciopero è “riuscito”, le fa eco il segretario della Fp-Cgil, Elisabetta Morolli: questo è il “momento per ripartire”. Dall’assessore omonimo Morolli, aggiunge, è arrivato “un impegno tiepido a rivedere alcune situazioni” come la precarietà e la gestione di due nidi da parte dell’Asp Valloni. Serve “un progetto vero. L’appalto, sperimentale, sia una pagina breve”.

I sindacati, prosegue, hanno chiesto e ottenuto un tavolo di monitoraggio e chiedono tutte le garanzie per personale, bimbi e famiglie. “Gli amministratori rinsaviscano e ripercorrano la strada pubblica. Abbiamo cantato in maniera pacifica, con noi si può parlare, non vogliamo essere volgari ma ascoltati. E siamo pronti a tornare in piazza”. Che la battaglia non finisca oggi lo conferma anche la Uil, “su questa partita occorre essere coesi e arrivare al ritiro del bando o alla reinternalizzazione dei servizi“. mentre il segretario provinciale della Fp-Cisl, Giuseppe Bernardi stigmatizza che “l’Amministrazione non ci ascolta“. I sindacati hanno delle proposte per la stabilizzazione del personale e vigileranno “su quello che succederà. Il timore- conclude- è infatti che l’esternalizzazione non sia finita”. Ecco perché dopo l’Epifania sono già in programma nuove manifestazioni per “tenere alta la tensione”.

di Cristiano Somaschini, giornalista professionista

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