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Lunedì vogliono uccidere i 50 mufloni del Giglio: fermiamoli

Partita raccolta firme online, l'urlo di Brambilla: "Piano assurdo e cruento"

Pubblicato:20-11-2021 10:41
Ultimo aggiornamento:21-11-2021 17:22
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mufloni
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FIRENZE – Quello che si consumerà al Giglio (Grosseto) “è un inutile massacro”, dice all’agenzia Dire Andrea Brutti, responsabile del settore Fauna selvatica per l’Enpa. Da lunedì le carabine e i fucili dei cacciatori cominceranno a eliminare, uno dopo l’altro, i circa 50 mufloni ‘alieni’ presenti nell’isola. Alieni non perché di un altro pianeta, ma perché, trasportati dall’uomo in una natura non loro, sono ‘fuori contesto’.

Si chiama ‘Life LetsGo Giglio’, progetto finanziato con 1,6 milioni di fondi Ue che ha avuto semaforo verde dal Parco dell’Arcipelago Toscano. Con la rabbia del mondo ambientalista, che fa notare quanto sia stridente il paradosso alla base di questa scelta: “I mufloni sono stati portati al Giglio negli anni ’50 per salvaguardarli e preservare la specie. Sessantacinque anni dopo si sceglie la via del fucile, nonostante vivano in armonia ormai con gli agricoltori: i danni causati negli ultimi 20 anni non superano i 1.200 euro”, racconta Brutti.

Non solo, attacca, “nei parchi nazionali interventi di questo genere possono essere fatti solo in presenza di comprovati squilibri ecologici, che a noi non risultano” visto “che non c’è neppure uno studio recente che testimoni questa teoria“. In ogni caso, continua, anche se fosse così (“e per noi non c’è nessun tipo di urgenza e disequilibrio ecologico”) invece di abbatterli “si potrebbe tranquillamente mantenere questo gruppo di mufloni, che tra l’altro sono puri, con progetti più innovativi e tecniche più moderne”. Quali? “Trovandoci in un’isola, quindi in un ecosistema chiuso, si potrebbe pensare a strade sperimentali come l’immunocontraccezione”.


In pratica per il controllo di alcune specie selvatiche, come i cinghiali, in altri Paesi “vengono usati dei farmaci per impedire la riproduzione. Farmaci che possono essere iniettati, oppure distribuiti attraverso mangiatoie specifiche e selettive”. In Italia, però, questo farmaco specifico per gli animali non c’è: “Per importarlo dovrebbero essere coinvolti il ministero della Salute, dell’Ambiente e le università. Sarebbe quindi un importante progetto sperimentale“, osserva Brutti.

Si arrabbia l’Enpa e sull’eradicazione dei mufloni si scaglia anche la Lav. Si tratta “di una sorta di ‘pulizia’ dell’intera specie, sostenuta da motivazioni perlopiù irrilevanti”. Così, dichiara in una nota Massimo Vitturi, responsabile del settore Animali selvatici della Lav, “chiediamo un intervento urgente al ministro della Transizione ecologica” Roberto Cingolani “per sospendere le operazioni così da consentire una puntuale attività di verifica sui contenuti del progetto e le modalità di esecuzione dello stesso. Non è accettabile che decine di animali vengano massacrati con il denaro dei cittadini”.

BRAMBILLA: FERMARE MATTANZA MUFLONI ISOLA GIGLIO, PIANO ASSURDO E CRUENTO

Di Ugo Cataluddi

Il governo fermi immediatamente la mattanza sistematica dei mufloni dell’isola del Giglio, in programma a partire da lunedì”. Lo chiede Michela Vittoria Brambilla, presidente dell’Intergruppo parlamentare per i diritti degli Animali e della Lega italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente, che contesta alla radice le previsioni del progetto ‘Letsgo Giglio’, voluto dall’ente parco Arcipelago toscano e finanziato con 1,6 milioni di euro dai cittadini italiani ed europei, ma “assurdo, pieno di incongruenze”, non fondato “su specifiche indagini scientifiche” e avversato perfino dagli agricoltori in teoria “danneggiati” dai mufloni.

Una petizione promossa dal comitato ‘Save Giglio’ ha raccolto in breve tempo quasi 5mila firme. Ed è “ridicolo” che alla tutela degli animali debbano pensare i cittadini “e non l’ente Parco”. Si tratta, insiste l’ex ministro, “di un costoso e cruento pasticcio che colloca letteralmente nel mirino dei cacciatori-selecontrollori non una specie alloctona, come previsto dalle pur discutibili nome europee, ma animali severamente protetti in altre isole del Mediterraneo, dalla Sardegna, alla Corsica a Cipro. I mufloni, presenti sull’isola dagli anni Cinquanta del secolo scorso proprio per attuare un progetto di conservazione, sono accusati di essere invasivi sulla base di dati generici, raccolti in realtà molto diverse (l’arcipelago delle Hawaii e le Channel islands) e l’accusa è smentita, tra l’altro, dall’entità dei danni rifusi ai coltivatori (1.200 euro in circa vent’anni). Peraltro, anche ammesso che i mufloni possano causare squilibri di habitat, la densità di questi animali sull’isola del Giglio è bassissima, anche perché vi sono già stati numerosi abbattimenti in passato”.

“Non si vede- prosegue Brambilla- come 25-40 esemplari totali in un’area di oltre 2.100 ettari possano provocare problemi: di fatto è difficile anche solo vederli, i mufloni, e molti gigliesi non ne hanno mai incontrato uno. Per tutte queste ragioni le attività del progetto ‘Let’s go Giglio’, che comprende anche l’estirpazione di una pianta, il fico degli Ottentotti, la diradazione di alcune pinete, la cattura di conigli e la rimozione della tartaruga Trachemys scripta, dovrebbero cessare subito. Già alcuni mufloni sono stati presi con i lacci e muniti di radiocollare per fare da guida ai cacciatori che dovrebbero eliminare gli altri. Una femmina è morta, altri animali rischiano di rimanere feriti. Purtroppo ho l’impressione che dietro l’insistente pretesa di ripristinare la presunta ‘purezza originaria’ di un habitat (allora perché non puntare direttamente sul Giardino dell’Eden?) i dirigenti del Parco abbiano più che altro la voglia di dar libero sfogo alle doppiette, di predisporre l’ennesimo ‘tiro a segno’ a spese della fauna selvatica, che invece va rispettata e tutelata. In primis da un ente Parco. Anche se vi fossero valide ragioni per eliminare i mufloni del Giglio, e non ve ne sono, esistono comunque metodi diversi dalle solite fucilate. Ma gli amici dei soliti noti concepiscono solo quelle”.

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