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Chi vuol essere lieto sia che di futuro per la Calabria non v’è certezza

Una regione priva di vertici politici e con un costante problema di perdita della popolazione

Pubblicato:20-11-2020 18:53
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 20:37

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NAPOLI – L’affaire Calabria continua a essere sul podio degli argomenti politici del giorno, da giorni. La punta d’Italia è oggi senza presidente di Regione, senza presidente del Consiglio regionale e senza commissario alla sanità. Se non fosse già fra le regioni a più alto tasso di spopolamento, si potrebbe ritenere che il fuggi fuggi diventi la pratica più condivisa dai ventenni. La terra che fu dei Bruzi nel 2019 ha conosciuto un decremento di 17mila residenti. Tremila in più dell’anno precedente. Ad attestarlo il dossier Statistico Immigrazione 2020, curato dal Centro studi e ricerche Idos e dal Centro studi Confronti. A diminuire sono le nascite, ma il calo è dovuto anche alla combinazione più morti e più aumento dei flussi emigratori. In regione il saldo migratorio degli italiani alla fine del 2019 è pari a -12.170 unità: rispetto al 2018 crescono soprattutto i cancellati per l’estero, che nel 2019 ammontano a 5.643 persone. Di rilievo sono anche i numeri della decrescita che riguarda la popolazione studentesca: nell’anno scolastico 2018/2019 il sistema calabrese ha registrato una diminuzione di 4.433 studenti rispetto all’anno precedente. A questo contesto si somma il fatto che in molti conservano la residenza in Calabria ma, in realtà, sono domiciliati e vivono altrove. Insomma, aumentano migrazioni e morti, diminuiscono le nascite mentre la regione invecchia e chi è nell’età di mezzo ci torna solo per le vacanze. E con questo trend nel 2050 la regione sarà popolata da poco più di un milione di persone e pure anziane. Se i decisori politici non fanno abluzioni di onestà intellettuale quando nominano tizio o caio o quando alla stessa onestà preferiscono discorsi di vacua retorica o di sterile ipercritica, l’affaire Calabria sarà risolto a monte: non ci saranno emergenze da governare perché le amministrazioni pubbliche non avranno nulla da amministrare per nessuno.

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