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Covid, il consiglio dello psichiatra: “Consideriamo il Natale una tappa del viaggio per uscire da questa situazione”

Claudio Mencacci della Società italiana di neuropsicofarmacologia (Sinpf) ci dice come spiegare ai bambini la lontananza dai nonni e da altri familiari

Pubblicato:20-11-2020 10:44
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 20:36

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ROMA – Il prossimo Natale “deve trovarci confidenti, resilienti” e dotati ” dell’attitudine a saper tollerare”. Solo così saremo in grado di non cedere “ai sentimenti negativi portati dal Grinch – il guastafeste quest’anno identificato chiaramente con il virus del Covid-19 – cioè tristezza, solitudine, nervosismo, irritabilità, sconforto, malessere. Anche il Natale dobbiamo considerarlo come una delle tappe del lungo viaggio che come collettività stiamo affrontando per uscire da questa situazione. Proprio considerando l’esperienza della pandemia come un lungo e faticoso viaggio, capiamo che necessita di una distribuzione delle risorse, delle forze, delle capacità che non sono ad esaurimento“. A suggerire gli strumenti per affrontare le prossime festività natalizie, che si prospettano più raccolte e distanti da buona parte dei parenti, è Claudio Mencacci, psichiatra e presidente della Societa’ italiana di neuropsicofarmacologia (Sinpf). 

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Facendo un paragone tra il prossimo Natale e quelli precedenti, Mencacci sottolinea come “in passato una piccola fetta di persone sperimentava il cosiddetto ‘Christmas blues‘, uno stato d’animo in cui si sperimentavano un sentimento di tristezza, un senso di solitudine, si facevano i conti con l’assenza di persone care o la lontananza dalla famiglia o con le perdite che si erano verificate nell’anno precedente. L’idea di vivere il clima di gioia e festività che c’era intorno faceva sentire quasi in colpa. Mentre il ‘Christmas blues’ riguardava un gruppo ristretto di persone- prosegue lo psichiatra- i sentimenti che osserviamo adesso, riassunti nella definizione di ‘Pandemic fatigue’ e sovrapponibili alla nostalgia natalizia, riguardano una platea molto più ampia”. 


Eppure la prospettiva di un Natale più raccolto e intimo, con meno occasioni conviviali, meno shopping, meno frenesia porta con sé anche aspetti positivi. “Nei periodi natalizi trascorsi c’era una grande esplosione di festività, di allegria, di pace e voglia di stare insieme, che per alcuni diventavano anche un fattore fortemente stressante. Non dimentichiamoci- ricorda Mencacci- che il Natale era associato a fattori stressanti come la paura di essere sopraffatti dai tanti impegni e dalla socialità ipertrofica, dall’idea del mondo che finiva un altro anno con la grande accelerazione natalizia, dal circolo vizioso di impegni e convenzioni sociali. Partiamo allora- suggerisce lo psichiatra- dall’idea di non dover fare tanti regali, di non dover incontrare qualche familiare sgradito, di non dover fare quella scorpacciata di incontri pre-natalizi, natalizi e post-natalizi con parenti, colleghi di lavoro“. E per sentirci un po’ meno soli, prosegue l’esperto, “sotto l’albero mettiamo la solidarietà, aiutando magari qualcuno che ci è vicino e che sappiamo avere bisogno”. 

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Ma come spiegare ai bambini la lontananza dai nonni e da altri familiari, la rinuncia ai momenti di calore come le cene e i pranzi in famiglia? “I bambini vivono in ogni caso la magia del Natale e quest’anno, in particolare, starà alla capacità dei genitori di generare Natale nella sua accezione di momento di intimità della famiglia, di vivere il tempo dell’attesa che non è solo quello dei doni ma anche che ci sia qualcosa di nuovo e di rinnovato- chiarisce lo psichiatra- Ai bambini dobbiamo spiegare che i loro nonni quest’anno non possono essere con loro perché ci sono dei rischi per la loro salute e non devono prendere la febbre come capita ai bambini. Motivando la mancanza i bambini sono in grado di comprenderla“. 

L’esperto ricorda, inoltre, che “ormai i più piccoli hanno imparato a comunicare con i nonni e gli altri familiari attraverso le videochiamate. Magari- aggiunge Mencacci- si può pensare di organizzare un grande brindisi familiare tenendosi in contatto con le videochiamate. Non sarà naturale, ma si potrà renderlo consueto. Questo- constata- è il Natale che nessuno di noi avrebbe mai voluto vivere. In passato ci sono stati momenti di grande paura, ma un Natale così impoverito, isolato, tra il sospeso e il rarefatto, credo che poche fantasie lo avrebbero percorso”. 

Passato il Natale, ci sarà poi il grande snodo della fine dell’anno e dei festeggiamenti che di solito lo accompagnano. Come far capire ai ragazzi la necessità di rinunciare ai grandi veglioni di capodanno? “Ai ragazzi va detto di stare attenti a non fare il botto, non i botti- sottolinea l’esperto- perché non credo che i grandi veglioni si possano presupporre. È comprensibile il loro desiderio di fare festa, ma è importante che la consapevolezza di ciò che stiamo attraversando prevalga. Anche le cene di fine anno dovranno essere fatte tra poche persone e magari si possono mettere insieme più veglioni in video chiamata. Purtroppo niente paillettes- conclude- attendiamo il nuovo anno con sobrietà”.

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