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VIDEO | Donne in uscita da violenza, l’impegno delle Poste Italiane per il reinserimento

Coinvolti nel programma D.i.Re e telefono rosa

Pubblicato:20-11-2019 15:16
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 16:38

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ROMA – Percorsi formativi per aumentare tra i propri dipendenti la consapevolezza sul tema della violenza di genere, azioni di sensibilizzazione per favorire il reinserimento lavorativo delle donne in uscita dalla violenza in aziende della catena dei fornitori, sostegno economico per l’attivazione di tirocini e attività di formazione, anche in imprese proposte da case rifugio e centri antiviolenza. È la strategia con cui Poste Italiane scende in campo per promuovere l’inclusione lavorativa delle donne in uscita dalla violenza, scegliendo di avere al proprio fianco la rete nazionale dei centri antiviolenza D.i.Re e Telefono Rosa, presenti stamattina nella sede del Cnel, a Roma, alla presentazione di quello che Massimiliano Monnanni, responsabile Rsi-Governo dei Rischi di Gruppo-Corporate Affairs di Poste Italiane, ha definito “non un progetto, ma un programma strutturale”. L’iniziativa, che ha ricevuto il plauso della sottosegretaria di Stato al ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Francesca Puglisi, del presidente del Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro (Cnel), Tiziano Treu, e della Consigliera di Parità Nazionale, Francesca Bagni Cipriani, parte dalla “rivisitazione nel 2018 del Codice Etico di Poste”, che ha recepito, “prima ancora della circolare Inps, la norma sul congedo delle donne vittime di violenza”, chiarisce Monnanni in apertura della presentazione organizzata in occasione della XVIII Settimana della Cultura d’Impresa.

È proprio sulla cultura e sulla responsabilità sociale delle imprese che Poste Italiane punta, nell’ambito, precisa Monnanni alla Dire, “di una strategia complessiva che l’azienda ha posto in essere nell’ambito del bilancio integrato del piano di sostenibilità”, individuando “come priorità di intervento i percorsi di reinserimento lavorativo delle donne che escono dai circuiti dei centri antiviolenza, quindi che hanno subito violenza fisica o psicologica”.


LE AZIONI MESSE IN ATTO DA POSTE ITALIANE

Due le azioni che Poste Italiane porterà avanti per aiutare queste donne a raggiungere un’autonomia economica e lavorativa. La prima, è una funzione-ponte che permetterà alle aziende della catena dei fornitori “con un fabbisogno occupazionale da soddisfare” di mettersi in contatto con “le professionalità selezionate dai centri antiviolenza in base all’analisi delle competenze”, con interventi di sensibilizzazione finalizzati all’adozione di comportamenti responsabili. La seconda consisterà in una vera e propria copertura economica di percorsi di reinserimento lavorativo. “Entro l’anno definiremo i programmi di intervento con le associazioni- spiega Monnanni alla Dire- Con l’anno nuovo contiamo di attivare concretamente i primi percorsi”, che coinvolgeranno un primo gruppo “di 20 donne”. Fondamentale sarà l’apporto dei centri antiviolenza – coinvolti con D.i.Re nella co-progettazione del piano – “perché si tratterà di lavorare con progetti individualizzati- chiarisce alla Dire la presidente di Donne in Rete contro la Violenza, Lella Palladino- e, dopo un percorso di riappropriazione dell’autostima, di rivisitazione della propria vita e della propria storia, di accompagnare le singole donne ad un inserimento lavorativo che sarà tutorato e che si spera, dopo il tirocinio formativo, possa evolvere in un’occupazione stabile”.

I prossimi passi saranno, quindi, “l’individuazione delle donne pronte ad essere inserite nel mercato del lavoro”, sottolinea Palladino, attraverso una fase di orientamento e di bilancio delle competenze, oltre alla connessione “di desideri e bisogni delle singole donne con la domanda di lavoro”, con l’obiettivo di raggiungere “l’autonomia economica, passo fondamentale per l’empowerment”. “Su 3mila accessi noi riusciamo a portarne a termine soltanto un terzo”, è l’allarme della Consigliera di Parità, che spiega: “Se una lavoratrice denuncia la sua discriminazione e chiede aiuto, la Consigliera prende atto, verifica e si fa fare una delega per chiamare il datore di lavoro”. È a quel punto che spesso “la donna chiede di non andare avanti, perché sa che ci saranno ritorsioni nella sua vita lavorativa”.

Per Bagni Cipriani, “c’è una specie di grande masso che deve essere aggredito e rimosso”, proprio a partire dalla Convenzione dell’Oil (Organizzazione Internazionale del Lavoro) contro le molestie e la violenza sui luoghi di lavoro, che, è l’impegno della sottosegretaria Puglisi, “va ratificata al più presto”. Appello alla ratifica lanciato anche da Treu, che ha ribadito l’azione del Cnel sul benessere dei lavoratori attraverso i Bes aziendali, invitando i sindacati a fare di più nei contratti collettivi anche rispetto al welfare sugli anziani, ancora oggi quasi totalmente a carico delle donne. Piena disponibilità a sostenere il modello Poste anche da Maria Giuseppina Cimino, del coordinamento Donne Ucid Roma, e Valeria Giaccari, presidente del Comitato Imprenditoria Femminile Cciaa di Roma e co-fondatrice di ‘Orienta’. “Voglio fare un plauso a Poste Italiane per questa azione che insieme ai centri antiviolenza aiuta le donne che stanno uscendo dalla violenza domestica a restituire loro vera libertà, dando loro la dignità di un percorso formativo e lavorativo stabile- conclude Puglisi- Spero che questo esempio sia seguito da moltissime aziende e che questo tema sia inserito anche negli accordi che le organizzazioni datoriali e i sindacati siglano nel Paese”.

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