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VIDEO | Hiv, ministero e Simit insieme per la giornata contro l’Aids

Aumentano contagi tra giovani 15-24 anni. Diagnosi tardive, 130mila i sieropositivi viventi in Italia

Pubblicato:20-11-2019 16:11
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 16:38
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ROMA – Sono circa 130.000 le persone sieropositive viventi attualmente in Italia e aumentano i casi di Hiv nella fascia adolescenziale (15-24 anni). Negli ultimi anni, infatti, si è verificato un calo di attenzione sul tema. Sono diminuite le campagne di sensibilizzazione e di comunicazione nelle scuole, come se l’AIDS fosse un ricordo del passato. Al Ministero della Salute si svolge oggi la tavola rotonda promossa da SIMIT ‘Rompiamo il silenzio sull’HIV’ per fronteggiare la necessità di fare maggiore informazione tra i giovani. Le infezioni sembrano diminuite del 20% tra il 2018 e il 2017 e le morti si sono ridotte di un terzo tra il 2000 e il 2016. Ma la riduzione della percezione del rischio tra le persone, soprattutto tra i più giovani, ha determinato l’incidenza più alta di nuove diagnosi nella fascia di età adolescenziale, rispetto agli anni passati. In Italia, infatti, nel 2018, sono state riportate, entro il 31 maggio 2019, 2.847 nuove diagnosi di infezione da HIV pari a 4,7 nuovi casi per 100.000 residenti. L’incidenza di nuove diagnosi HIV tra i giovani di età inferiore a 25 anni ha mostrato un picco nel 2017. Tra le regioni più popolose, l’incidenza della malattia più alta è stata registrata in Lazio, Toscana e Liguria. Le persone che hanno scoperto di essere HIV positive nel 2018 sono maschi nell’85,6% dei casi (fonte dati Centro Operativo AIDS, Istituto Superiore di Sanità). Resta dunque la forte l’esigenza di tornare a dare valore ad una patologia per cui, al momento, non esiste ancora una cura risolutiva, nonostante i passi avanti fatti dalla ricerca scientifica. L’HIV è diventata una malattia cronica e ciò significa che non è possibile abbassare la guardia. Inoltre, la cronicizzazione del paziente che invecchia con comorbilità richiede nuovi modelli gestionali, che consentano al malato una qualità della vita paragonabile a quella di altri pazienti cronici.

MINISTERO E SPECIALISTI DELLA SIMIT INSIEME PER LA GIORNATA CONTRO L’AIDS

In occasione della Giornata Mondiale contro l’Aids, il ministero della Salute ha inteso organizzare tre diversi appuntamenti con tutti gli attori coinvolti. La Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali (Simit) promuove, con il supporto non condizionato di Msd, la tavola rotonda ‘Rompiamo il silenzio sulll’Hiv’ mercoledì 20 novembre 2019 presso l’Auditorium ‘Cosimo Piccinno’. Parteciperanno rappresentanti di istituzioni, specialisti e associazioni pazienti tra cui il viceministro della Salute Pierpaolo Sileri, oltre che alcuni dei membri della 12a Commissione Igiene e Sanità del Senato e della XII Commissione Affari Sociali della Camera, fra cui le senatrici e i senatori: Maria Domenica Castellone, Gaspare Marinello, Raffaele Mautone, oltre che le onorevoli e gli onorevoli Elena Carnevali, Vito De Filippo e Maria Lucia Lorefice. È prevista inoltre la presenza del dottor Francesco Maraglino della direzione generale della prevenzione sanitaria, ministero della Salute, e di numerosi specialisti tra i quali, il professor Massimo Galli, presidente Simit e Unimi Sacco Milano, il professor Claudio Mastroianni, Segretario Simit, Università La Sapienza di Roma. E ancora, il professor Andrea Antinori, dell’Istituto Lazzaro Spallanzani di Roma, Francesco Saverio Mennini, professore di Economia Sanitaria e Politica presso Torvergata, la dottoressa Barbara Suligoi, dell’Istituto Superiore di Sanità, oltre che la Nicoletta Luppi, presidente e amministratore delegato Msd Italia.

L’IMPEGNO PER UNA MAGGIORE CONSAPEVOLEZZA

‘Il fatto che l’incidenza più alta di nuove diagnosi di HIV continui a essere registrata tra i giovani adulti, di età compresa tra i 25 e i 29 anni, ci deve preoccupare’, dichiara il viceministro della Salute Pierpaolo Sileri che aggiunge: ‘Tra le nuove generazioni c’è una scarsa consapevolezza e conoscenza del virus, di come si trasmetta e di cosa fare per difendersi dal rischio di infezione. Molti confondono la prevenzione delle gravidanze indesiderate, mediante l’uso della pillola contraccettiva, con la prevenzione HIV e dalle altre malattie che si possono prendere durante un rapporto sessuale non protetto- continua- contro cui l’unica arma davvero efficace è il profilattico. Molti altri invece si vergognano a comprare i profilattici. Dobbiamo dunque domandarci quali siano le ragioni e trovare una soluzione per superare pregiudizi e imbarazzi. Sarebbe importante introdurre l’educazione sessuale nelle scuole, prevista tra l’altro da un protocollo d’intesa del 2015 tra il ministero della Salute e il Miur e per cui esiste già una proposta di linee di indirizzo. Sarebbero utili- conclude Sileri- anche iniziative per la distribuzione gratuita di preservativi agli studenti delle università e delle scuole secondarie di secondo grado’.


IL MIGLIORE ACCESSO ALLE TERAPIE DIVENTA ANCHE FORMA DI PREVENZIONE 

‘La tendenza alla riduzione delle nuove diagnosi che si osserva per la prima volta da alcuni anni nei dati di sorveglianza 2018, ha verosimilmente a che fare con l’accesso universale alla terapia promosso dalle Linee-Guida Italiane e al centro delle strategie adottate dai clinici italiani- illustra il professore Andrea Antinori, Direttore Uoc Immunodeficienze Virali dell’Istituto Lazzaro Spallanzani di Roma- La persona Hiv-positiva in terapia antiretrovirale con viremia soppressa non trasmette l’infezione e questo fondamentale principio epidemiologico, definito con il termine Terapia come Prevenzione (Treatment asPrevention, TasP) è alla base della riduzione delle nuove diagnosi osservata in altri paesi europei. Inoltre, esistono sul territorio nazionale diverse iniziative di accesso al test HIV, sia nei centri clinici che al di fuori dell’ambiente ospedaliero, in programmi di collaborazione tra centri di Malattie Infettive e Associazioni per la lotta contro l’Aids, e i risultati iniziano a vedersi. C’è bisogno di potenziare queste iniziative di accesso al test e di inizio precoce della terapia antiretrovirale- conclude Antinori- come pure di ampliare e promuovere l’uso della profilassi pre-esposizione (PrEP), strumento indispensabile per arrivare a una stabile e progressiva riduzione di incidenza delle nuove diagnosi’.

TEST: “TROPPE LE DIAGNOSI TARDIVE” 

Nel 2018 si è osservata per la prima volta una marcata diminuzione (di circa il 20% rispetto all’anno precedente) delle nuove diagnosi di HIV in Italia. Questa riduzione è da attribuire in larga parte all’efficacia delle terapie antiretrovirali ed alle nuove linee guida terapeutiche che prevedono un inizio precoce del trattamento dopo la diagnosi. ‘Ciononostante- sottolinea Claudio Mastroianni, Segretario Simit e professore dell’Università La Sapienza di Roma- restano ancora alcuni dati preoccupanti di cui bisogna tenere conto: l’aumento del picco di incidenza tra le persone al di sotto dei 30 anni, a testimonianza che occorre ripensare alle strategie di prevenzione tra i giovani. L’allargamento della percentuale di persone che scoprono di essere sieropositive per Hiv nella fase avanzata della malattia (57% nel 2018), collocando l’Italia al di sopra della media Europea e ancora l’aumento del numero delle persone sieropositive viventi, circa 130mila attualmente’.

L’Hiv può restare ‘asintomatico e silente per molti anni prima della comparsa dei primi sintomi- evidenzia la dottoressa Barbara Suligoi, Centro Operativo Aids presso Istituto Superiore di Sanità- È pertanto cruciale fare una continua informazione sulla diffusione di questa infezione al fine di non sottovalutarne la rilevanza. L’effettuazione del test Hiv, da eseguire ogni qualvolta ci si sia esposti a rapporti sessuali non protetti con persone di cui non si conosce bene lo stato di salute, e l’uso del preservativo, che consente di proteggersi dall’Hiv e da numerose altre infezioni sessualmente trasmesse, costituiscono due strumenti cardine per la prevenzione e il controllo di questa infezione tuttora dilagante’. 

HIV E NUOVE SFIDE 

Si stima che in Italia vivano circa 130mila persone con HIV, di cui 110mila diagnosticate, 94mila seguite, 82mila in terapia antiretrovirale, e 73mila virologicamente soppresse: questo significa una differenza di quasi 60mila persone (il 44%) fra chi ha l’infezione e chi ha l’infezione sotto controllo. Il Rapporto Osmed-Aifa 2018, con riferimento ai farmaci antiretrovirali, mostra come la spesa per questa tipologia di farmaci sia in diminuzione (a fronte di un costante aumento dei pazienti trattati), assestandosi intorno ai 700 milioni di Euro/anno (in calo rispetto alle altre terapie).

‘Occorre, quindi, garantire l’accesso universale alle cure, facendo ricorso ad un nuovo modello complessivo di gestione dell’Hiv- sottolinea il professor Francesco Saverio Mennini, Research Director, Centro Eehta, Ceis, Università di Roma Tor Vergata- La scelta di definire quindi un Pdta a seguito di corrette valutazioni delle tecnologie sanitarie deriva dall’impatto epidemiologico che ancora oggi ha questa patologia. È necessario anche attivarsi maggiormente verso la cosiddetta ‘emersione del sommerso’: il ministero della Salute ha stimato che in Italia la carica virale sia soppressa nel 52% dei pazienti Hiv, per cui è necessario implementare un sistema che favorisca maggiormente la diagnosi dell’infezione. È evidente la necessità di bilanciare evidenze ed opinioni considerando la componente economica e gestionale; un bilanciamento tra evidenze ed opinioni. Ciò è possibile mediante alcuni procedimenti- continua Mennini- l’implementazione di un modello per la valutazione d’impatto economico ed assistenziale del protocollo a livello regionale, comprensivo anche dei costi totali dell’assistenza, secondo metodologia di Health Technology Assessment (Hta); l’applicazione di un piano per il monitoraggio dell’efficacia del protocollo con verifiche semestrali dal parte del tavolo tecnico; la previsione di un programma per la promozione di sperimentazioni cliniche o di registri osservazionali su nuove strategie in relazione alla finalità del protocollo’.

QUALITA’ DI VITA E PREVENZIONE: “DUE OBIETTIVI URGENTI”

‘La ricerca condotta in tutti questi anni ha portato alla scoperta di vere e proprie pietre miliari che hanno cambiato il destino di questa tragica infezione, riducendo drasticamente la mortalità dei pazienti sieropositivi, aumentandone enormemente l’aspettativa di vita- afferma Nicoletta Luppi, presidente e amministratore Delegato Msd Italia- Nonostante i grandi passi in avanti compiuti nel trattamento dell’Hiv e la possibilità odierna di cronicizzare la malattia, rimangono tuttavia bisogni insoddisfatti legati, da un lato, alla necessità di garantire una buona qualità di vita nel lungo termine ai pazienti in terapia, e, dall’altro, all’urgenza di promuovere una prevenzione realmente efficace. Potremmo idealmente aggiungere questi due obiettivi ai ’90-90-90′ posti da Unaids per il 2020.

Un ‘quarto 90’ dovrebbe riguardare la qualità di vita dei pazienti in terapia, per il 90% dei quali dovrebbe essere favorita una maggiore aderenza, una minore tossicità, una riduzione delle criticità legate alle interazioni farmacologiche e alla resistenza ai farmaci. Un ‘quinto 90’ dovrebbe, inoltre, riguardare la prevenzione: abbattere del 90% le nuove infezioni attraverso campagne informative volte a combattere la disinformazione, creando i presupposti per la prima ‘Hiv-free generation’. Msd da oltre 30 anni è in prima linea nella lotta all’Hiv e vuole continuare a contribuire, con il proprio incessante impegno a scrivere nuove e promettenti pagine di questa storia. Per rispondere a questi bisogni emergenti lavoriamo ad ambiziosi programmi di Ricerca & Sviluppo con una solida pipeline di molecole affinché la gestione della malattia sia sempre più ottimizzata. Infine, in un’ottica di prevenzione e lotta alla disinformazione, portiamo avanti campagne innovative di sensibilizzazione su questa tematica che vanno proprio nella direzione di ‘rompere il silenzio’ su un argomento di grandissima attualità, pericolosamente dimenticato e taciuto. C’è ancora tanto da fare ma insieme potremo fare davvero la differenza nella vita di molte persone. Perché la vita, la vita in buona salute, non è mai abbastanza!’.

SILERI: “LAVORIAMO SU NORMA PER TEST UNDER13 SENZA AUTORIZZAZIONE GENITORI”

L’ufficio legislativo del ministero della Salute con il supporto del Garante all’infanzia “sta lavorando a uno schema di norma per consentire il test hiv anche ai minori ultratredicenni senza l’autorizzazione dei genitori“. Così il viceministro alla Salute, Pierpaolo Sileri durante la tavola rotonda ‘Rompiamo il silenzio sull’Hiv’, in corso presso l’Auditorium del ministero della Salute. E aggiunge: “Inoltre, ho lanciato qualche giorno fa l’idea di distribuire i profilattici gratuitamente nelle scuole superiori e nelle università, magari assieme a una brochure che illustri cos’è l’Hiv, come si trasmette, come può evolvere in Aids nonostante le terapie. È vero- continua il viceministro- che le terapie possono portare ad avere una vita normale, ad avere rapporti sessuali ma ci deve essere una diagnosi, una terapia e una compliance sulla terapia stessa”.

La necessità, a detta di Sileri, è quella di “entrare in quella fascia d’età giovanile per informare e formare. Questo può esser fatto nelle scuole con l’educazione sanitaria, anche insegnando cosa sia un atto sessuale, l’affettività insegnata nella maniera corretta”. Occorre spiegare “che l’utilizzo del profilattico non cambia poi così tanto l’atto sessuale e soprattutto non bisogna vergognarsi di averlo nel portafoglio o in tasca. Io ricordo che anch’io mi vergognavo, non solo di averlo ma anche di andarlo a comprare. Ecco, questo imbarazzo e questa paura deve essere vinta e ciò può accadere solo formando e informando. Dicendo che l’uso semplice del profilattico è la normalità per difendersi da una malattia che è grave, che sebbene oggi è curabile quando diagnosticata, è grave. Soprattutto quando le diagnosi vengono fatte tardi”.

di Camilla Folena

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