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Covid, gli esperti: “Per i fragili il vaccino non basta, servono gli antivirali”

Al briefing di Msd i risultati degli studi real life su Molnupiravir

Pubblicato:20-10-2022 15:22
Ultimo aggiornamento:20-10-2022 15:22
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“Nella fase 1 dell’infezione da Coronavirus, è bene utilizzare farmaci con una profonda attività antivirale”. Così il virologo Matteo Bassetti, direttore del reparto di Malattie infettive dell’Ospedale San Martino di Genova, intervenuto oggi al Media briefing di Msd Italia ‘Covid-19: la terapia antivirale con Molnupiravir negli studi real-world’.


Dopo aver sottolineato che “con il Covid gli antibiotici non vanno usati, sia che il paziente sia a casa sia che sia in ospedale a meno che non ci sia una sovrapposizione con un’infezione batterica (che però per ora è inferiore al 3%)”, Bassetti ha ricordato che “ci sono comunque soggetti a rischio, anche dopo la vaccinazione: sono i gravi immunocompromessi e le persone con più di 65 anni con fattori di rischio e chiunque con più di 75 anni”. Per questi pazienti, è bene concentrarsi “sul ruolo degli antivirali orali, cioè Nirmatrevil e Molnupiravil: questo farmaco va somministrato a chi ha più di 75 anni o a chi ha patologie, comunque entro due- tre giorni dall’esordio dei sintomi”.


Bassetti ha quindi illustrato i risultati dello studio britannico PANORAMIN su Molnupiravir: “Lo studio ha arruolato circa 13mila soggetti con un’età media bassa (56 anni), di cui circa il 68% con comorbidità. Il farmaco non sembra aver ridotto le ospedalizzazione ma è risultato in grado di dare una riduzione del tempo di guarigione e riduce maggiormente la carica virale. Un difetto dello studio- ha sottolineato Bassetti- è che ha un’età media troppo giovane”.


Più completo, invece, lo studio israelo- australiano Clalit, che “ha osservato il destino clinico di circa 1000 pazienti con la terapia Molnupiravir confrontandolo con circa 10mila non trattati”, ha illustrato Ivan Gentile, docente di Malattie infettive presso l’Università Federico II di Napoli e direttore del reparto di Malattie infettive presso l’azienda ospedaliera Federico II. “L’utilizzo del farmaco in pazienti con più di 65 anni è risultato protettivo, con un rischio di ospedalizzazione ridotto di circa la metà rispetto ai non trattati, anche se vaccinati. Il rischio di morte sugli over 65 si riduce del 75%. Insomma- ha detto Gentile- c’è un vantaggio assoluto nell’utilizzo degli antivirali, ma è importante trattare il paziente nei primi giorni”.


E sulle preoccupazioni di rischio di cancro associato a Molnupiravir, Gentile ha rassicurato: “È stato fatto uno studio con topolini RasH2, particolarmente predisposti all’oncogenesi. È stata somministrata loro per sei mesi l’equivalente di una dose umana, quindi altissima. Non si è osservata nessuna cancerogenicità e questo ci fa stare molto tranquilli”.


A preoccupare è piuttosto lo scarso utilizzo del farmaco in Italia, che, da maggio a ottobre 2022, “è stato utilizzato precocemente nei pazienti over 70 solo nel 22.1% dei casi”, ha proseguito Gentile. Nello stesso periodo il tasso di letalità del Covid è stato del 4%: è evidente che la vaccinazione non basta”. Anche secondo Bassetti, “Ci vuole una maggiore consapevolezza del trattamento domiciliare del Covid. Serve- ha concluso- un cambio di passo. Questo farmaco va dato in maniera equa e mirata”.

Al briefing hanno partecipato anche Vincenzo Baldo, professore di Igiene all’Università di Padova, e Stefania Grieco, Associate Director Medical Affairs presso MSD.

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