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Emergency pronta a salpare per la Libia con la nuova nave umanitaria

Voluta da Gino Strada potrà accogliere fino a 175 profughi a missione. E' stata acquistata in Norvegia e riconvertita ai cantieri San Giorgio di Genova

Pubblicato:20-10-2022 14:57
Ultimo aggiornamento:20-10-2022 18:24

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GENOVA – “I diritti degli uomini devono essere di tutti gli uomini, ma proprio di tutti, sennò chiamateli privilegi”. Le parole di Gino Strada campeggiano a babordo della “Life support”, la nuova nave “Search and rescue” di Emergency presentata stamattina a Genova. Un progetto che nasce da lontano, per volontà dello stesso fondatore della onlus. Salperà presto, ai primi di novembre, per iniziare a salvare vite a sud di Malta e Lampedusa, nella zona “Sar libica”, acque internazionali del Mediterraneo centrale. Qui, dal 2014 a oggi, sono oltre 23.800 le persone morte o scomparse in mare, 1.500 nel 2021 con una media di quattro al giorno, 1.200 fin qui nel 2022. Secondo l’Unhcr, inoltre, nel 2021 sono arrivate via mare in Italia attraversando il Mediterraneo 67.477 persone e dall’inizio del 2022 il numero è salito a 71.381.

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La nave, un offshore vessel lungo 51,3 metri, largo 12 e pesante 1.346 tonnellate, è stata acquistata in Norvegia, dove “da dieci anni era dedicata al supporto di operazioni petrolifere, assieme a una nave gemella- racconta Pietro Parrino, direttore del Field operation deparment di Emergency- l’abbiamo scelta perché rispetto alle altre navi di questo tipo ha un ponte in più che ci consente di avere una zona sia all’aperto che al chiuso”. Poi, i lavori di refitting ai cantieri San Giorgio di Genova, compresa la ricoloritura in bianco e rosso. Costo complessivo di circa 2,7 milioni, di cui 1,5 milioni per l’acquisto e 600.000 per il refitting, tutti frutto di donazioni private a Emergency. “La nave esiste e continuerà a esistere finché gli italiani decideranno che la sua attività è importante- aggiunge Parrino- siamo nei posti in cui le persone scappano, siamo nei posti in cui le persone passano”.

‘SPERIAMO CHE NON SERVA A NULLA, SIAMO SUPPLENTI DEGLI STATI’

Certo, come amava spesso ripetere Gino Strada, “speriamo che questa nave non serva a lungo perché l’Europa e l’Italia creeranno delle vie legali per poter arrivare in un posto sicuro- afferma Rossella Miccio, presidente della ong- stiamo facendo un lavoro di supplenza, non sarebbe responsabilità delle ong intervenire in questo ambito, ma responsabilità primaria degli Stati. In loro assenza, ci sembra indispensabile dover supplire, speriamo per il minor tempo possibile, anche se ad oggi non abbiamo visto nessun segno di miglioramento da questo punto di vista. Ogni giorno, nel Mediterraneo, muoiono mediatamente tre, quattro profughi”.


A BORDO FINO A 175 PROFUGHI PER MISSIONE

Non solo ricerca e salvataggio, ma anche accoglienza. A bordo della “Life support” potranno essere accolti contemporaneamente fino a 175 profughi, oltre ai 25 membri dello staff, di cui nove di equipaggio e gli altri di personale Emergency addetto al salvataggio, alla parte medica e alla logistica. “Ma siccome il nostro compito, sia come Emergency sia come persone di mare, è quello di salvare vite, di volta in volta si vedrà se potremo prendere più persone o chiamare l’aiuto di qualcun altro”, spiega il comandante Paolo Fusarini. Una vita passata a bordo delle navi, prima commerciali poi da crociera: ora, in pensione, invece di stare a casa con moglie, sette nipoti e tre cani, ha deciso di rispondere alla chiamata di Emergency. Una missione dura mediamente tre settimane, ma l’equipaggio dovrebbe fare all’incirca tre mesi a bordo e tre a casa.

L’idea della “Life support”, racconta Carlo Maisano, project coordinator, genovese di Oregina, “nasce dall’ennesima riunione fatta sul tema dal dottor Gino e da quel momento ci siamo impegnati molto per trovare la nave giusta, con caratteristiche che ci dessero l’opportunità di fare il nostro mestiere come siamo abituati a fare nei nostri ospedali”. E’ stato lui a cercare per mesi la nave più adatta. La “Life support” è suddivisa in due sezioni, una destinata all’equipaggio e una all’accoglienza. Nella prima, la ong ha posizionato i mezzi di soccorso, adeguato le dotazioni di emergenza e rimosso il materiale non necessario. La seconda, invece, è stata progettata da zero come area di ricovero e accoglienza e ha un ponte completamente coperto di 250 metri quadrati, dove sono stati allestiti un ambulatorio medico, i servizi igienici, i posti letto, le sedute e la camera mortuaria, e un ponte all’aperto di 90 metri quadrati desinato all’imbarco, alla primissima accoglienza e al triage, con panche e un telo ombreggiante.

Emergency ha già partecipato ad attività di ricerca e soccorso nel Mediterraneo, prima sulla nave Topaz dell’associazione Moas, poi con Open Arms. “Ma visto il continuo aumento del bisogno abbiamo ritenuto necessario aggiungere un altro pezzettino a questa attività di soccorso che è fondamentale“, spiega Rossella Miccio. “Abbiamo cercato di trovare una nave che potesse non soltanto raccogliere, ma accogliere le persone che scappano dalla guerra e dalla povertà- aggiunge la presidente di Emergency- conosciamo bene le realtà da cui queste persone scappano, sappiamo quanto sia importante per loro trovarsi in un luogo accogliente, che restituisca dignità”.
Con questa nave, aggiunge la presidente della ong, “cerchiamo anche di stimolare una riflessione: siamo convinti di rappresentare centinaia di migliaia di persone che vorrebbero evitare che le persone debbano prendere i barconi per arrivare in Italia, per trovare una speranza di vita”. Il contesto non è certo dei più facili. Intanto, Miccio ci tiene a sottolineare che “non consideriamo la Libia un porto sicuro”, per cui i profughi salvati dovranno per forza essere portati a Malta o nel Sud Italia.

‘NECESSARIO ESSERCI, PREMESSE NUOVO GOVERNO NON INCORAGGIANTI’

Ma, in questo caso, il nuovo governo di centrodestra potrebbe rendere le operazioni un po’ meno fluide di quanto sperato. “Se dobbiamo guardare indietro, le premesse non sono incoraggianti, però riteniamo necessario esserci: è un dovere- dice la presidente- affronteremo tutte le difficoltà con la determinazione e la chiarezza che abbiamo sempre avuto, sperando che prevalga il buonsenso e la giustizia. Rispetto a quando abbiamo iniziato a lavorare alla nave, abbiamo visto lievitare i costi di gestione, a causa della crisi energetica e della guerra in Ucraina: è un problema enorme perché noi lavoriamo grazie al supporto delle singole persone. In un contesto generale in cui il Paese andrà affrontare difficoltà economiche importanti, questo potrebbe avere più effetti sulle nostre operazioni”. Domani e dopodomani la “Life support” sarà aperta al pubblico: venerdì dalle 17 alle 21 e sabato dalle 10 alle 21, alla Calata Molo Vecchio del Porto Antico.

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