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VIDEO | Epatite C, Asl Benevento: “Afferisce al Ser.D. il 70% dei casi positivi all’Hcv”

Ospedale San Pio: "Nonostante il Covid-19 nessun paziente ha sospeso il trattamento con farmaci antivirali". In Campania quarta tappa del progetto 'HAND'

Pubblicato:20-10-2020 15:31
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 20:05

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ROMA – “Il progetto HAND struttura di fatto una completa integrazione tra le risorse sanitarie territoriali e quelle di tipo ospedaliero, permettendo una precoce individuazione dei pazienti che in un modo o in un altro afferiscono al Ser.D. e che rappresentano circa il 70% dei casi positivi”. A farlo sapere è il dottor Vincenzino Gianni Perfetto, direttore UOC Dipendenze Patologiche della Asl di Benevento, intervenendo al corso di formazione ECM sulla gestione dei tossicodipendenti con Epatite C, organizzati dal provider Letscom E3 con il contributo non condizionante di AbbVie. Dopo Pozzuoli, Alessandria e Brindisi, la quarta tappa è stata quindi a Benevento, dove si è svolto l’incontro dal titolo ‘Buone prassi e networking nella gestione dell’epatite C in soggetti con disturbo da addiction, al tempo del Coronavirus’. I corsi di educazione continua in medicina (che saranno in totale 17 su tutto il territorio nazionale) rientrano nell’ambito del progetto ‘HAND – Hepatitis in Addiction Network Delivery’, il primo progetto pilota di networking a livello nazionale patrocinato da quattro società scientifiche (SIMIT, FeDerSerD, SIPaD e SITD), che coinvolge i Servizi per le Dipendenze e i relativi Centri di cura per l’HCV afferenti a diverse citta’ italiane.

Purtroppo l’HCV il più delle volte ha un decorso asintomatico- ha proseguito Perfetto- quindi diventa difficile effettuare una diagnosi sul paziente. È poi risaputo che molto spesso manifestazioni di natura organica si hanno a distanza di anni e nel frattempo il paziente finisce per essere un ‘serbatoio’ virale facilitando la diffusione dell’HCV sul territorio. Da questo punto di vista il progetto HAND traccia un percorso terapeutico e soprattutto di contrasto all’epatite C, creando un rapporto di grossa sinergia operativa nelle possibilità diagnostiche”. Grazie poi all’utilizzo di test salivari rapidi, oggi è possibile avere in pochi minuti “un risultato affidabile dal punto di vista diagnostico e questo non è poco- ha sottolineato ancora il dottor Perfetto- in quanto consente di avviare il paziente verso un percorso di cura più idoneo possibile”. Per questo, sarebbe “ovviamente auspicabile che ci fosse una maggiore diffusione del progetto HAND sul territorio nazionale”. Ripartire con gli screening, intanto, è fondamentale per eliminare l’infezione da HCV in Italia entro il 2030. “In questo senso l’impegno del nostro Paese deve essere quello di garantire la continuazione delle terapie antivirali. Tale continuità in parte già esiste- ha spiegato Perfetto- perché noi siamo stati in grado di strutturare una rete tra territorio e ospedale. Ma penso sia necessario integrare ulteriormente queste potenzialità, facilitando le attività di prevenzione infettivologica”.


Ma perché è importante tornare a diagnosticare e a curare i pazienti con epatite C? Cosa rischiano? A spiegarlo, durante la tappa del progetto HAND a Benevento, è stato il dottor Angelo Salomone Megna, direttore FF UOC Malattie Infettive dell’ospedale San Pio: “È importante tornare a reclutare i pazienti affetti da epatite C perché l’infezione da HCV può determinare gravi conseguenze sullo stato di salute– ha detto- dalla cirrosi all’epatocarcinoma, fino all’insufficienza epatica. Ma è anche vero che, nonostante l’epidemia da Covid-19, nessuno dei pazienti attualmente in trattamento con farmaci antivirali per l’epatite C ha dovuto sospendere alcuna terapia. Su questo posso garantire per tutti i centri prescrittori d’Italia”. Secondo Salomone Megna, il valore aggiunto del progetto HAND, in particolare nella zona del Sannio, è stato quello di “facilitare il collegamento con i colleghi del Ser.D., razionalizzandolo e dandogli una sistematicità”.

Il progetto, esteso a tutti gli altri Ser.D. d’Italia, è quindi “funzionale perché avvicina i colleghi dei servizi per le dipendenze ai medici dei centri prescrittori. E tenendo conto della mutazione che si è avuta in tutti i Ser.D. italiani, questo è l’elemento aggiuntivo più importate del progetto”. Infine, il dottor Salomone Megna ha etichettato come ‘formidabile’ l’iniziativa di ACE (Alleanza contro le Epatiti), che ha lanciato una campagna di prevenzione e screening che prevede per i cittadini un test congiunto per Covid-19 ed Epatite C. “Si tratta di un’iniziativa indubbiamente encomiabile- ha detto- il Milleproroghe ha consentito di sbloccare risorse per le campagne di screening sull’epatite C, abbinando i test per la ricerca del Covid-19 a quelli per l’epatite C. È un’idea sicuramente formidabile, ma vorrei cogliere l’occasione per sottolineare che è importante investire– ha infine concluso Salomone Megna- anche e soprattutto in risorse umane.

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