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D’Amato: “L’Italia ha due settimane per invertire la curva, altrimenti soluzioni drastiche”

"Conte ha detto che l’Italia non ha bisogno di attivare il Mes, ma servono con urgenza più soldi per quadruplicare i tamponi", dice l'assessore alla Sanità del Lazio

Pubblicato:20-10-2020 07:47
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 20:05

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ROMA – “Noi in Lazio andiamo un po’ meglio e abbiamo ancora un mesetto di margine. Ma per il resto occorre dire la verità: a livello nazionale abbiamo due settimane di tempo per piegare la curva dei contagi, e se entro due settimane la curva non si piegherà sarà inevitabile dover prendere soluzioni drastiche: è ovvio che non si può fare un dpcm ogni settimana”. Lo ha detto l’assessore regionale alla Sanità, Alessio D’Amato, in un’intervista a Il Foglio.

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“L’ITALIA HA URGENTE BISOGNO DI QUADRUPLICARE I TAMPONI”

D’Amato spiega ancora: “Ho sentito dire al presidente Conte che l’Italia non ha bisogno di attivare il Mes. Con umiltà direi che i problemi che abbiamo oggi sono legati prevalentemente ai soldi. Servono più soldi per fare quello di cui l’Italia ha urgentemente bisogno, ovvero sia quadruplicare i tamponi, perché se è vero che per ogni positivo occorre tracciare almeno 25-30 persone, è ovvio che con 10 mila casi al giorno i tamponi minimi di cui avremmo bisogno sono almeno 300 mila, non 150 mila. E lo stesso vale per il personale sanitario e per gli anestesisti e per gli infermieri per non parlare dei tracciatori”.


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“IN LAZIO LETALITÀ PIÙ BASSA”

“Il Lazio è una delle regioni che ospedalizzano di più per un principio di cautela e di precauzione e difatti siamo una delle regioni che, oltre ad avere il rapporto migliore tra numero di persone testate in correlazione al numero di abitanti, hanno anche il più basso tasso di letalità rispetto a questa malattia: 1,5 per cento- ha continuato D’Amato-. Ma parlare dei ricoveri è comunque giusto ed è molto importante perché concentrarsi su questo fronte ci aiuta a capire qual è un dato che dobbiamo monitorare per capire a che punto è la pandemia. Nel Lazio la situazione oggi è questa: ogni cento persone che entrano ce ne sono circa 40 che escono; allo stato attuale i posti letto occupati per i ricoveri sono pari al 40 per cento del totale, e oltre ai circa 1.000 ricoveri ci sono anche le 700 residenze assistite dedicate ai clinicamente guariti; la regione sta lavorando per raddoppiare queste disponibilità ma se si considera che il tempo di degenza medio, ripeto: medio, di un ricovero per Covid-19 è di due settimane non ci vuole molto a capire che con questo ritmo la nostra regione ha un mese di autonomia mentre il resto del paese nel complesso ha la metà dell’autonomia che abbiamo noi”.

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