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L’allarme dei centri di riabilitazione del Lazio: “Taglio tariffe vuol dire chiusura certa”

L'abbassamento tra il 7 e il 12% delle tariffe rischia di far chiudere i centri e 13mila persone rischiano di essere coinvolte

Pubblicato:20-10-2017 18:19
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:48

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ROMA – “Se così sarà, saremo costretti a chiudere”. Niente mezze misure: se le tariffe dei centri di riabilitazione del Lazio subiranno un abbassamento tra il 7% e il 12% – dovrebbe succedere dall’1 gennaio – difficilmente riusciranno ad andare avanti.

Questo è quanto denunciano ormai da settimane le associazioni Aris e Foai, che rappresentano i centri.


“L’abbassamento delle tariffe rischia di far chiudere i centri” e 13mila persone “rischiano di essere coinvolte”. “Avevamo le tariffe ferme al 2001- ha detto Saveria Dandini, rappresentante legale del centro Vaccari- Abbiamo fatto una richiesta attraverso la Foai e la Regione è uscita con delle tariffe che invece di rappresentare un adeguamento, le ha diminuite pesantemente”.

Ancora non chiare le motivazioni: “Non le abbiamo avute, hanno fatto uscire i decreti con le tariffe abbassate, con conti fatti da loro“. E poi le figure professionali previste, che “sono insufficienti”.



Insomma una situazione non certo rosea, in cui a rimetterci sarebbero gli ospiti dei centri: “La conseguenza di tutto sarebbe che i centri chiudono. E allora? Li mandiamo a casa? Ma sono in grado i genitori di gestire la situazione? Non hanno i mezzi”.

Nei centri- aggiunge- accogliamo i ragazzi con famiglie disagiate. Le famiglie possono caricarsi dell’assistenza in casa di una persona gravemente disabili? I centri nella regione rappresentano il 3%: vogliono fare il loro risparmio su questa percentuale?”. La Foai, ha detto ancora Dandini, “ha previsto degli incontri, metteremo degli avvocati”.

Sono stati informati, di questo rischio, anche i genitori dei piccoli pazienti: “Abbiamo la nostra associazione di genitori, ‘Il Vento sulla Vela’. Sono molto arrabbiati, sono sul piede di guerra. Io cerco di evitare di portare i ragazzi in strada, sui marciapiedi per protestare. Ma se ci costringono…”.

Il cambio delle tariffe, spiega invece Amedeo Lambrilli, legale rappresentante del centro A.I.R.R.I., “ci penalizza in maniera determinante. Dopo essere stati per 15 anni senza un aumento delle tariffe, di contro con un aumento dei costi generali, ci troviamo da gennaio del 2018 una tariffa ulteriormente ribassata, che non tiene conto di situazioni che ci penalizzeranno in modo sconcertante“.

Altro argomento di discussione, quello delle assenze dei pazienti: “Non si tiene conto delle spese necessarie. Non veniamo messi nelle condizioni più giuste per fornire un servizio- ha spiegato- È pesante aver tolto una forma di partecipazione in un momento in cui un paziente non viene. I centri funzionano con orari stabiliti per ogni paziente. Quando ci sono assenze nell’ambito dell’età volutiva, se le assenze sono ripetute, i costi sono identici. Il terapista lo paghiamo, come la struttura, ma ci manca qualsiasi forma di remunerazione da parte della Regione. Ogni assenza paziente equivale a una perdita secca di tutto il costo della struttura. I bambini hanno una alta percentuale di assenze. Parliamo di bambini con gravi problemi e di una media mensile del 10-15% assenze, questo abbatte in modo pauroso gli utili. Così andiamo verso una situazione di indebitamento”.

Non solo: “La Regione ci impone anche, con decreto ultimo, di non usare personale a prestazione professionale, se non in percentuale bassissima– continua Lambrilli- Il professionista è pagato, noi ci rimettiamo: quando il paziente è assente, in quell’ora ci rimettiamo 25-30 euro e se lo moltiplichiamo per 4-500 assenze, sono tanti soldi. La cosa migliore sarebbe poterci riconfrontare con la Regione e stabilire nell’ambito delle tariffe in che modo possono essere erogate le prestazioni, facendo riferimento alle tariffe della Regione”.

Ma se la Regione farà orecchie da mercante “bisognerà iniziare una forma di protesta. Siamo disposti a fare qualsiasi cosa. La Regione ci chiede di muoverci con degli standard, ma per quel tipo di servizio i costi sono una certa cifra e ci viene erogata una cifra inferiore. Per dare il servizio che ci viene chiesto la Regione dovrebbe rifare i conti con noi”.


FOAI: VOGLIAMO CONTINUARE A VIVERE

Tariffe da rivedere, altrimenti “i centri non saranno in grado di dare offrire le prestazioni come fatto fino ad ora”. E’ questo il commento di Massimo Sala, il presidente del Foai, la Federazione degli organismi per l’assistenza alle persone disabili.

“Ci sarà questo taglio e a parità, grosso modo, di requisiti -spiega Sala- Con queste tariffe non sarà possibile gestire i centri e dare le prestazioni fatte fino ad ora. C’è il rischio di una chiusura dei centri, mentre qualcuno che riesce a organizzarsi dovra diminuire le prestazioni”.

In Regione, secondo Sala, “nel fare i calcoli non hanno considerato il personale amministrativo. La modalità di calcolo è il problema: se è condivisa allora andiamo avanti, ma se resta quella di adesso, è chiaro che non possiamo accettare nessuna discussione. Dobbiamo partire da una modalità di calcolo condivisa”.

Ormai, continua amaramente Sala, “ci troviamo in una situazione di muro contro qualcuno disponibile”, parliamo di “centri che perdono centinaia migliaia di euro l’anno. Nella modalità di calcolo vanno inserite tutte le voci: il personale amministrativo, l’Iva indetraibile, le assenze, la manutenzione”.

Se non cambieranno le cose “probabilmente come Foai partiremo con una raccolta di firme, con una petizione con i famigliari dei pazienti e vedremo. Non escludiamo nulla. Certo, non porteremmo mai i pazienti in piazza. Ma qualcosa ci dovremo inventare. In questo momento stiamo sopravvivendo. Chiediamo solo di vivere. Non bene, ma vivere. Molti centri, specie i più piccoli, vedendo i bilanci, avuto perdite impressionanti. Non ce la facciamo più”.


GARANTE LAZIO: NON SI TAGLIANO FONDI PER PIÙ PICCOLI

“Ho ricevuto il monito da parte dei centri. Mi sono subito attivato per capire meglio la situazione. Chiaramente, come Garante mi batto e mi batterò con tutte le mie forze affinché non vengano fatti tagli a questi centri che ogni giorno portano avanti queste situazioni difficili, e in generale a tutte le situazioni che riguardano i minori. Non si può pensare di diminuire le loro possibilità di intervento”. Lo ha detto Jacopo Marzetti, Garante dell’Infanzia e dell’Adolescenza della Regione Lazio, a proposito della questione dei centri di riabilitazione e delle tariffe per cui è stato annunciato un taglio dalla Regione tra il 7% e il 12%.

“Una volta analizzata bene la situazione- ha proseguito Marzetti- convocherò in Consiglio regionale le varie associazioni e le istituzioni e cercherò di farmi parte attiva affinché non ci siano tagli e soprattutto vengano prese in considerazione le istanze e le soluzioni prospettate dalle associazioni. La situazione mi preoccupa, ma sono convinto che da parte di tutti gli organi istituzionali ci sia massima collaborazione affinché il Lazio, invece di tagliare dei servizi così importanti, diventi un punto di riferimento per Italia ed Europa sui temi dei minori, in particolare quelli che più degli altri hanno bisogno di essere seguiti”.

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