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ROMA – È di 14 persone il bilancio dei morti nel raid israeliano avvenuto nella periferia Sud di Beirut, nel pomeriggio del 20 settembre. Lo ha fatto sapere il ministero della Salute del Libano, mentre si continua a scavare tra le macerie. Si parla di almeno 70 feriti. Nell’attacco, secondo quanto ha riferito il portavoce dell’esercito israeliano, Idf, Daniel Hagari, è rimasto ucciso il capo militare di Hezbollah e confidente del segretario Hassan Nasrallah, Ibrahim Aqil.
Si trovava, ha detto, “sotto un edificio residenziale nel cuore del quartiere Dahiyah, nascondendosi tra i civili libanesi, usandoli come scudi umani“. Secondo il capo dell’Idf Aqil e i suoi militari stavano progettando un attacco in Galilea, uccidendo anche innocenti in modo tale da poter ricreare quanto fatto da Hamas il 7 ottobre. “Siamo determinati a compiere la nostra missione- dice Hagari- proteggere gli israeliani e raggiungere il nostro obiettivo di riportare gli ostaggi a casa e assicurarci una sconfitta duratura di Hamas a Gaza“.
L’azione di oggi preoccupa l’Onu che ha chiesto un passo indietro da parte di tutti, in modo tale da allentare l’escalation in corso: “Serve moderazione”. Dello stesso parere l’Iran che, tramite la sua ambasciata in Libano e con un messaggio su X dice di condannare “con la massima fermezza la follia e l’arroganza israeliana“, questa “ha superato ogni limite prendendo di mira le aree residenziali nei sobborghi meridionali di Beirut”.
Dal canto suo, invece, Netanyahu, sempre su X, continua per la sua strada e spiega: “Gli obiettivi sono chiari. Le nostre azioni parlano da sole”.
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