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Confindustria ceramica: sulle bollette rischiamo, la situazione peggiorerà

Se il trend del caro bollette non cambia, le imprese del distretto di Sassuolo rischiano di rimanere fuori dai mercati. Prima della fine dell'anno la situazione può peggiorare

Pubblicato:20-09-2022 19:13
Ultimo aggiornamento:20-09-2022 19:13

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BOLOGNA – Risuona l’allarme per il settore della ceramica. “Rischiamo, se il trend non cambia, di rimanere fuori da tutti i mercati e l’urgenza riguarda l’oggi, non il domani: molte aziende entrano in sofferenza già adesso. Tardano o hanno tardato a riaprire dopo la pausa estiva, ma temo che prima della fine dell’anno possa esserci un peggioramento della situazione. Se per difenderci dobbiamo aumentare i prezzi, poi dobbiamo aspettarci che calino le vendite”. È la previsione del presidente di Confindustria Ceramica, Giovanni Savorani, illustrando oggi in Comune a Bologna il prossimo Cersaie, l’appuntamento internazionale di riferimento per chi si occupa di design delle superfici, ceramiche, arredo del bagno, in programma a Bologna Fiere dal 26 al 30 settembre dopo il biennio di affanno legato al Covid.
“L’energia è un problema che è esploso. C’è scarsa percezione della dimensione del problema, che è apocalittica”, avvisa l’industriale Savorani a margine e nel corso della presentazione, con i vertici dell’associazione e di Bologna Fiere. È previsto un Cersaie da tutto esaurito di espositori, anche se mancheranno ancora alcuni paesi asiatici come la Cina, per via delle restrizioni in vigore non da oggi, e al taglio del nastro è atteso il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani. Dopo gli avvertimenti dei mesi scorsi, Savorani torna dunque a farsi sentire sul fronte energia dal punto di vista dei riflessi su sviluppo e occupazione.

IL SETTORE ALZA I PREZZI, MA LA CASSA INTEGRAZIONE RESTA UNA MINACCIA

“Cassa integrazione? Non decidiamo noi di entrarci. Ora- ragiona il presidente di Confindustria Ceramica- stiamo provando di alzare i prezzi, ma questo genera inflazione. Quando si perderà competitività, di conseguenza, si perderanno poi anche gli ordini, sui mercati internazionali e sui mercati interni, in primis quelli non sottoposti al regime Emission Trading System come il nostro. Previsioni di cassa integrazione- puntualizza però l’industriale romagnolo- non ne faccio. I dipendenti delle ceramiche italiane sono 19.500, con un indotto più o meno di altrettanti addetti. Esportiamo l’85% di ciò che produciamo. Vediamo se con questo Cersaie, ed è su questo che stiamo lavorando oggi, riusciremo a mantenere un flusso di ordinativi sufficiente”. L’urgenza, in ogni caso, “sta nel salvaguardare famiglie e imprese, due cose che vanno di pari passo. Se le persone finiscono in cassa integrazione, con gli stipendi ridotti, i problemi delle famiglie esplodono. Non è percepita bene- rimarca Savorani- la dimensione del problema”.


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