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Da Kherson a Donetsk, al via venerdì i referendum russi

Lugansk e Donetsk otto anni fa si erano proclamate "repubbliche popolari" non più parte del territorio dell'Ucraina

Pubblicato:20-09-2022 19:39
Ultimo aggiornamento:20-09-2022 19:39

belgorod
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ROMA – Un organismo della società civile riconosciuto dalle forze russe ha chiesto al governatore della regione di Kherson, nel sud dell’Ucraina sotto il controllo di Mosca, di convocare “al più presto” un referendum perché la regione diventi parte della Federazione russa: a riferirlo l’agenzia di stampa Novosti. Secondo la testata, che ha base a Mosca, iniziative analoghe erano state adottate ieri dalle “camere sociali” di Lugansk e Donetsk. Regioni, queste, sotto il controllo di forze filo-russe già dal 2014. L’offensiva militare avviata da Mosca il 24 febbraio scorso era stata preceduta dal riconoscimento da parte russa dell’indipendenza di Lugansk e Donetsk, che otto anni fa si erano proclamate “repubbliche popolari” non più parte del territorio dell’Ucraina.

I governatori delle regioni di Lugansk, Donetsk, Kherson e Zaporizhzhia hanno comunicato che le consultazioni si terranno tra venerdì e martedì prossimo. Della decisione hanno riferito Novosti e altre agenzie di stampa a Mosca. Citati Evgheny Balitsky, Denis Pushilin, Leonid Pasechnik e Vladimir Saldo, rispettivamente a capo delle regioni di Zaporizhzhia, Donetsk, Lugansk e Kherson.

BOLSONARO ALL’ASSEMBLEA ONU: “SUBITO CESSATE IL FUOCO”

La richiesta di un cessate il fuoco immediato in Ucraina e la critica alle sanzioni nei confronti della Russia decise in modo unilaterale hanno segnato il discorso del presidente brasiliano Jair Bolsonaro, primo capo di Stato a intervenire al dibattito dell’Assemblea generale dell’Onu. Secondo Bolsonaro, solo il dialogo e i negoziati potranno portare a una soluzione del conflitto nell’est Europa.


Spazio nel discorso anche alla politica interna del Brasile, dove le elezioni presidenziali sono in programma tra pochi giorni, il 2 ottobre. Bolsonaro ha evidenziato alcuni risultati ottenuti dalla sua amministrazione in campo economico, in particolare nel contrasto alla disoccupazione. Allo stesso tempo il presidente ha criticato il suo principale sfidante al voto, Luis Inacio Lula da Silva, alla guida dello Stato tra il 2002 e il 2010, facendo riferimento a una sua condanna giudiziaria per corruzione.

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