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Giornata mondiale tumori ginecologici, aBRCAdabra: per l’ovarico da mutazione genetica la prevenzione è la chirurgia

"Per la conservazione degli ovociti in Italia la strada è ancora lunga"

Pubblicato:20-09-2022 10:57
Ultimo aggiornamento:20-09-2022 10:57
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mutazione BRCA
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ROMA – “Oggi sappiamo che il 20-30% dei tumori ovarici è su base genetica e che in quelle famiglie possiamo mettere in atto misure preventive che possono salvare vite. Lo screening nel tumore ovarico non esiste e chi ha un rischio 40 volte più alto deve saperlo ed essere informata in modo che possa scegliere se e quando sottoporsi a interventi di prevenzione chirurgica rispetto ad un tumore che è letale nell’80% dei casi, anche se le terapie fanno segnare progressi importanti. L’obiettivo resta non ammalarsi”. È il messaggio che lancia la ginecologa Chiara Cassani, dirigente medico al San Matteo di Pavia e nel comitato scientifico dell’associazione aBRCAdabra, nata per le persone con mutazione dei geni BRCA, per la giornata oggi dedicata a sensibilizzare sui tumori ginecologici.
Non basta operarsi però, conta la qualità della vita per le donne che spesso sono giovani, come la nota modella Bianca Balti che ha appena dichiarato al pubblico di scegliere interventi preventivi come reso noto anni fa da Angelina Jolie perchè portatrice della mutazione del gene BRCA1. “Oggi abbiamo misure per minimizzare la menopausa chirurgica e con la terapia ormonale sostitutiva il miglioramento della qualità della vita e la riduzione dei rischi sono enormi”, ha ribadito Cassani che denuncia però un ritardo che incide tanto nella scelta delle donne: “La conservazione degli ovociti oggi in Italia per chi non ha il cancro e fa interventi preventivi esiste solo pagando, si tratta di almeno 5mila euro circa e non è detto che basti una volta. La strada è ancora lunga”.

In questa giornata l’associazione aBRCAdabra vuole far sentire l’appello delle pazienti, che supporta con iniziative di informazione scientifica, ma anche sociali: “Siamo felici per i risultati presentati al congresso ESMO sulla sopravvivenza del tumore ovarico grazie ai parp inibitori. Resta da risolvere il problema della platinoresistenza, che si presenta generalmente in una fase successiva della malattia e ad oggi non ci sono farmaci approvati per la chemioresistenza a disposizione delle donne. Speriamo che farmaci più promettenti in sperimentazione siano approvati e diventino disponibili al più presto”, dicono
Chiara, Anna, Stefania, alcune delle giovani donne mutate con cancro ovarico che con aBRCAdabara hanno seguito le notizie presentate durante il congresso.
“Promuovere conoscenza e consapevolezza tra i cittadini e in modo particolare tra le donne- dichiara per questa giornata la presidente di aBRCAdabra Ornella Campanella– è una delle strategie più efficaci per parlare di cancro e prevenzione. Temi anche spinosi possono essere veicolati con garbo, autorevolezza e perchè no, anche un pizzico di leggerezza. Per questo motivo, uno dei progetti di punta di aBRCAdabra per i prossimi mesi sarà quello di parlare di mutazione dei geni BRCA e rischio di cancro ovarico utilizzando il linguaggio del teatro. Un progetto affidato a professionisti che si ispira alle testimonianze delle donne e partirà presto da due teatri. Speriamo possa diventare itinerante e coinvolgere sempre più
persone”.

I NUMERI DEI TUMORI GINECOLOGICI


UTERO – È il cancro al corpo dell’utero il tumore ginecologico più diffuso in Italia: tra le donne affette da tumore, a circa 8.300 (poco meno del 5%) è stata diagnosticata questa neoplasia. Il dato è reperibile nel rapporto di Aiom e Airtum 2021 ‘I numeri del cancro in Italia’ da cui emerge che la maggior parte dei tumori uterini riguardano l’endometrio. I numeri sulla sopravvivenza sono confortanti, con una sopravvivenza netta a un anno dalla diagnosi del 79% e una probabilità di vivere ulteriori 4 anni dopo il primo anno dalla diagnosi dell’86%. Questo grazie alla manifestazione precoce di sintomi come perdite di sangue anomale in periodi lontani dalla mestruazione.

CERVICE – Tra le fasce giovanili, invece, è il tumore alla cervice (o collo dell’utero) a essere il più diffuso, rappresentando circa l’1.3% di tutti i tumori incidenti nelle donne. In questo caso, il principale fattore di rischio è rappresentato dal virus HPV (Papillomavirus).

OVAIO – Sono invece preoccupanti i dati del terzo tumore ginecologico, quello ovarico, che, sempre stando all’ultimo rapporto Aiom e Airtum, coinvolge circa 5.200 donne ogni anno, con una diffusione pari 3% di tutte le patologie tumorali. I maggiori fattori di rischio identificati sono l’età compresa fra i 50 e i 69 anni, l’obesità, la lunghezza del periodo ovulatorio, la nulliparità e la presenza di mutazioni dei geni BRCA1 e BRCA2. La sopravvivenza piuttosto bassa a cinque anni dalla diagnosi (43%) è imputabile, secondo gli esperti di Aiom e Airtum;sintomatologia aspecifica e tardiva; assenza di strategie di screening validate che consentano di potere parlare di diagnosi precoce”. Il tumore ovarico è ancora considerato uno dei big killer e circa il 75-80% delle pazienti presenta, alla diagnosi, una malattia in fase avanzata.

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