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Kabul vista da Lipa: “Chi scappa dall’Afghanistan è qui, ma niente corridoi umanitari”

Il volontario di 'Bologna sulla rotta' descrive la situazione in Bosnia: "Il primo effetto della crisi afghana? Ai profughi non arriva più denaro per tentare il 'game'"

Pubblicato:20-08-2021 15:48
Ultimo aggiornamento:20-08-2021 16:57

campo profughi Lipa
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BOLOGNA – Mentre a Kabul cercano di imbarcarsi sugli aerei per fuggire dal Paese, in Bosnia tanti afghani, partiti in alcuni casi anche da anni e sempre per sfuggire ai Talebani“, restano fermi e ‘intrappolati’ lungo la Rotta balcanica. “I corridoi umanitari servirebbero anche per loro, che sono già a un passo dall’Europa”. A Lipa, dove si trova il grande campo profughi per i migranti che percorrono la Rotta balcanica per arrivare in Europa, ieri ne ha incontrati più d’uno Giovanni Zucchero, studente universitario di Bologna e volontario di ‘Bologna sulla rotta la piattaforma nata sotto le Due torri che già all’attivo due viaggi in Bosnia per portare aiuti umanitari e prendere contatti con le organizzazioni attive sul campo per aiutare i migranti.

A Lipa “ci sono diversi Afghani, assieme a Pakistani e Bangladesi. Gli Afghani sono in viaggio da tanto, alcuni da anni. Adesso in Afghanistan la situazione è quella che è, ma era già abbastanza difficile da anni per gli stessi motivi e quelli che sono partiti, e hanno intrapreso il viaggio nei balcani, lo hanno fatto proprio perché, ti dicono, era impossibile continuare a vivere là per via dei Talebani“, racconta Giovanni.

A Lipa assieme ad volontari di altre organizzazioni ha distribuito magliette e preso parte ad alcune attività che aiutano i profughi a passare il tempo prima di tentare il ‘Game, il viaggio nei boschi per passare il confine. L’eco delle scene di Kabul è arrivato fin lì. “Adesso sentiamo parlare di manifestazioni in Italia, di appelli per i corridoi umanitari e vediamo le scene terribili di chi si aggrappa disperatamente agli aerei e precipita nel vuoto… Però qui in Bosnia gli afghani che hanno lasciato il loro paese ci sono già. Sono molto più vicini di quelli di Kabul, ma sono bloccati. I corridoi umanitari servono anche qui, eppure…”, dice Giovanni.


La crisi afghana comunque ci ha messo pochissimo ad ‘impattare’ anche sulla Rotta balcanica e non tanto in termini di aumento dei migranti in viaggio. “Per provare il ‘Game’ servono soldi, e i migranti hanno dei modi per farseli mandare, ma con quello che sta succedendo in Afghanistan questo sta diventando impossibile. Ho sentito tanti dire che improvvisamente non riescono più a farsi mandare del denaro perché le agenzie che lo fanno in Afghanistan ora sono chiuse”, racconta Giovanni Zucchero alla Dire. Molti migranti hanno saputo così di quello che stava succedendo in patria, visto che, “quando provano il ‘Game’ e vengono scoperti, vengono privati dei telefoni cellulari e per questo interrompono per tanto tempo i contatti con le famiglie a casa”, spiega ancora il volontario di ‘Bologna sulla rotta’ (che infatti tra gli aiuti che ha scelto di raccogliere per chi tenta la Rotta balcanica ha messo anche i telefoni, necessari per esempio anche a orientarsi nei boschi con il Gps).

“Gli afghani- continua Giovanni- sanno fin troppo bene che nel loro paese ci sono i talebani e cosa significhi, non c’è quasi bisogno o voglia di parlarne quando li incontri qui a Lipa: con un’occhiata eloquente ti fanno capire e ti dicono ‘eehhh l’Afghanistan…'”. Ecco perché “dico che, a vederli qui, viene da pensare ancora di più che i corridoi umanitari servono anche per questi afghani. Fa effetto e tanto vedere le scene da Kabul, ma loro sono a un passo dall’Europa, sono già ‘qui’ e per loro non si muove niente”. Invece, sta per essere completato il nuovo campo di Lipa che porterà la disponibilità di posti dagli attuali 900, quasi tutti single man, a 1.500 per accogliere migranti ora sistemati in altri campi che la Bosnia vuol ridurre: arriveranno così, da settembre, anche famiglie e minori non accompagnati. Per stare e per provare il ‘Game’ da Lipa.

Il nuovo campo a Lipa, anch’esso come l’attuale molto distante dal confine con la Croazia, dovrebbe essere pronto a inizio settembre: avrà strutture più confortevoli delle tende e l’elettricità. E di recente è iniziata una raccolta di nominativi per fare il vaccino anti Covid. Ma resta che da qui tutti se ne vogliono andare, conferma Giovanni, che è impegnato in questi giorni assieme alla ong Emmaus Bosnia: attualmente a Lipa ci sono 450 migranti “ma è un continuo viavai” dato che con la bella stagione si tenta il ‘Game’ più frequentemente. “Ci sono anche 150 persone al giorno che partono per cercare di superare il confine e ci sono giorni in cui vengono tutte respinte e altri in cui ne tornano tre su cinque”. Per chi torna non resta “che provare a riposarsi in attesa di riprovare”: grazie ad alcune organizzazioni come Ipsia-Acli, fuori da Lipa è stato allestito un tendone dove i migranti possono ‘ingannare’ l’attesa facendo alcuni sport o con i laboratori per attività manuali.

Affissa ad un muro c’è anche una canzone scritta dagli afghani a Lipa: “Racconta con il rap i problemi del loro paese”, dice Giovanni a cui alcuni profughi hanno raccontato anche che il problema dei soldi per le famiglie e i migranti si acuirà con i molti che facevano i militari e ora si ritrovano senza divisa e fuori dall’esercito.

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