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VIDEO | In un docufilm la lotta al coronavirus dell’oncologo Paolo Ascierto

Proiettato oggi in anteprima al Giffoni Film Festival, '1+1=3' racconta a figura di Paolo Ascierto non solo come scienziato ma anche come padre, tifoso di calcio e appassionato di musica

Pubblicato:20-08-2020 17:27
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 19:46
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NAPOLI – La figura di Paolo Ascierto non solo come scienziato ma anche come padre, tifoso di calcio e appassionato di musica. E’ stato proiettato oggi in anteprima, alla 50esima edizione del Giffoni Film Festival, un estratto video di 6 minuti di ‘1+1=3’, docufilm diretto da Romano Montesarchio e prodotto dalla Bronx Film Production di Gaetano Di Vaio che racconta la storia e la vita dell’oncologo dell’istituto tumori Pascale di Napoli e la sua battaglia contro il coronavirus.
A Giffoni, Paolo Ascierto ha partecipato anche a una masterclass con 100 giurati di eta’ compresa fra i 15 e i 24 anni, rispondendo alle curiosita’ dei giovani e spiegando i pericoli invisibili dell’emergenza sanitaria. “Questo mio ritratto- ha commentato- rappresenta un viaggio sorprendente nella mia stessa esistenza, illuminera’ quanto di buono e intenso abbia fatto la comunita’ scientifica in questi terribili mesi della pandemia. Questo racconto porta a galla quanto lavoro, entusiasmo e volonta’ abbiamo investito da marzo ad oggi e quanto ancora faremo per salvare vite umane. Se la pandemia ci ha insegnato un valore e’ ancora una volta la costanza con cui bisogna vivere il nostro mestiere”. “Questi eventi ti insegnano profondamente. Io mi considero un medico come ieri, un oncologo in prima linea nella ricerca contro il melanoma. Ho affrontato la narrazione- ha aggiunto il ricercatore- e il viaggio scientifico nella maniera piu’ sobria, senza perdere per strada nessuna emozione”. La genesi di tutto, rievoca Ascierto, risale a “una conversazione tra amici. Il mio amico, il dottore Stefano Ambrosio della direzione scientifica dell’Istituto nazionale tumori Pascale, e Di Vaio, stavano dialogando proprio nelle ore in cui ebbi l’intuizione di adoperare il Tocilizumab sui pazienti in serie difficolta’ respiratorie, gran parte dei quali ricoverato in terapia intensiva. Quando Stefano e Gaetano chiacchieravano, fu proprio Di Vaio a proporre l’idea di un racconto che scavasse dentro questo improvviso pericolo per il pianeta. Tutto cio’ e’ stato realizzato grazie alla dedizione e accoglienza dei vertici del Pascale”.
“Durante il lockdown con Gaetano Di Vaio, che e’ coautore della sceneggiatura del docufilm- ha raccontato il regista Romano Montesarchio- ci siamo piu’ volte sentiti e confrontati sentendo l’esigenza di dover raccontare un periodo cosi’ unico per la storia dell’umanita’. Da subito ci aveva rapito la vicenda di questo medico-oncologo partenopeo, Paolo Ascierto, che stava salvando molte vite nel momento piu’ triste e disperante per tanti di noi, costretti solo a subire gli aggiornamenti dai notiziari tv. La sua era una cura nata da tutt’altre esigenze scientifiche. Cosi’ grazie alla disponibilita’ dell’Istituto tumori Pascale di Napoli abbiamo cominciato a raccontare questo medico straordinario, che trasuda una adamantina umanita’. E ci da’ la possibilita’ di raccontare dall’interno la pandemia. Le molte storie dei guariti, grazie alla sua intuizione, offrono l’opportunita’ di illuminare la vita piu’ che la morte”. Infine, precisa Di Vaio, produttore per Bronx Film Production: “Ho pensato a questo progetto in pieno lockdown, quando tutti eravamo prigionieri nelle nostre case e ci era stato vietato ogni movimento in citta’, perche’ ho avvertito un profondo senso di ingiustizia per il modo in cui certi media nazionali stavano maltrattando il lavoro coscienzioso del professor Ascierto. Ho sentito il bisogno di incontrarlo e chiedergli se gli andava di parlare della sua storia. In Romano Montesarchio, col quale ho realizzato gia’ due docufilm, ho visto la figura ideale per trattare cinematograficamente una storia cosi’ particolare”.

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