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Crisi di governo, Pd e ministri FI: la ridotta di Draghi in Senato

La lunga giornata del premier a Palazzo Madama

Pubblicato:20-07-2022 17:55
Ultimo aggiornamento:20-07-2022 19:46

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ROMA – Sono le 14.15 quando Mario Draghi si ritrova solo, al telefono, seduto su uno degli sgabelli verdi del corridoio fuori dall’aula del Senato. Sembra di rivedere la foto del Prado, quando il premier si staccò dagli altri leader internazionali per chiamare Roma, dove il suo governo stava iniziando a scricchiolare. In aula ha appena parlato il capogruppo della Lega Massimiliano Romeo, che ha dettato le condizioni del Carroccio: nuovo esecutivo guidato da Draghi senza il Movimento Cinquestelle. Il premier allora esce dall’emiciclo e conversa a lungo con Dario Franceschini. Intorno ci sono i ministri Brunetta, Speranza, Guerini, il sottosegretario Roberto Garofoli. Franceschini si allontana per telefonare, Draghi rientra in aula e poco dopo esce di nuovo in corridoio: è il momento in cui si siede e telefona. In quei minuti sono le facce e i silenzi che spiegano tanto. La situazione sembra precipitare. Renato Brunetta e Mara Carfagna, sopraggiunta nel frattempo, mirano la scena immobili. In piedi, tesi e silenziosi, osservano Draghi telefonare.Tutto davanti agli occhi dei cronisti, che osservano dal fondo del corridoio. E’ la ridotta del premier nelle ore più difficili: i ministri del Pd e quelli di Forza Italia, non proprio in sintonia con il partito

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Da Villa Grande, intanto, arrivano segnali preoccupanti per il governo. Berlusconi, raccontano, è “irritato” con il premier: l’incontro di ieri a palazzo Chigi con Tajani e Salvini non ha portato nulla di buono e nemmeno le parole di Draghi in aula sono piaciute al centrodestra di governo. “Ne sta facendo una questione di rapporti personali”, osserva una fonte di Fi. Alla buvette nel frattempo si palesano i leghisti. Romeo scherza di calcio (“Io sono interista, ma prima di tutto antijuventino”) prima di tenere il discorso in aula che cambierà la giornata. C’è anche Mariastella Gelmini, sola, trattata come un corpo estraneo dai senatori del suo partito. Di Maio prende un caffé: “Non mi fate domande- dice ai giornalisti- la buvette è territorio sacro”.


Fi continua a fibrillare. Cosa succede? “Ci sono almeno 10-15 senatori che vogliono votare la fiducia a prescindere- spiega un senatore azzurro alla buvette- non vogliamo più prendere ordini da Ronzulli”. La senatrice è il tratto d’unione con la Lega, dove in tanti spingono per rompere subito. “I leghisti sono compatti”, assicurava in mattinata Salvini dopo aver riunito i suoi. Ma più di qualcuno non vorrebbe mollare il governo. È l’ala dei governatori, di Giorgetti. Non passa inosservato, tra le scene che il Senato regala, il pranzo che condividono le portavoci di Draghi e del ministro dello Sviluppo economico. Anche questa è la foto di un canale aperto, di un colloquio costante.

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