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In Grecia lockdown solo per i migranti. Esenti turisti e residenti

Lo riporta Medici senza frontiere (Msf), che in una nota definisce tale misura "ingiustificata e discriminatoria"

Pubblicato:20-07-2020 11:03
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 19:39

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ROMA – Sulle isole greche continua il lockdown per migranti e rifugiati, “che vivono in condizioni spaventose nei centri di accoglienza, nonostante la vita sia tornata alla normalità sia per la popolazione locale che per i turisti”. Così riporta Medici senza frontiere (Msf), che in una nota definisce tale misura “ingiustificata e discriminatoria”. L’ong riferisce che il confinamento viene rinnovato “ogni due settimane nonostante la totale assenza di casi nei campi, e continua a deteriorare le condizioni fisiche e mentali delle persone”.

“Quando il Covid-19 ha raggiunto la Grecia- si legge ancora-, oltre 30.000 richiedenti asilo e migranti vivevano nei sovraffollati centri di accoglienza delle isole, come Moria o Vathy, senza accesso regolare a cure mediche e servizi di base. A marzo, le restrizioni di movimento imposte per il Covid-19 hanno costretto queste persone, di cui il 55 per cento sono donne e bambini, a restare chiusi nei centri, in scarse condizioni igieniche e senza alcuna possibilità di sfuggire alle crescenti violenze quotidiane”. 

Marco Sandrone, coordinatore di Msf a Lesbo dichiara: “Da oltre un anno sono testimone delle disumane condizioni di vita che le persone sono costrette a sopportare nel campo di Moria. Non è vita, ma un ciclo di miseria che peggiora di giorno in giorno. Molti dei nostri pazienti sono vittime di traumi orrendi nei loro Paesi d’origine e ne stanno vivendo un altro a Moria, un luogo che la maggior parte di loro definisce come il peggior incubo. Oggi ancora più di prima vivono in gabbia, guardando il mondo da dietro una recinzione. Ci sono 6.000 bambini intrappolati qui, un’intera generazione la cui infanzia viene uccisa ogni giorno”. 


Come avvertono ancora i responsabili nella nota, “molti dei pazienti pediatrici seguiti da Msf sono terrorizzati e non vogliono lasciare la clinica perché hanno paura di tornare nel campo. Sognano o chiedono di morire pur di non tornare a Moria. Tenerli rinchiusi in queste condizioni sta avendo un impatto ancora più deleterio sulla loro salute”. Mohtar, il padre di un paziente della clinica Msf per la salute mentale dei bambini ha raccontato che “da quando è iniziato il lockdown tensioni e violenze stanno aumentando drammaticamente e nemmeno i bambini riescono a evitarle. L’unica cosa che potevo fare prima per aiutare mio figlio era portarlo fuori da Moria per una passeggiata o per nuotare al mare, in un posto tranquillo. Ora siamo in trappola”. 

Per Msf, le misure restrittive nei confronti di migranti e rifugiati sono totalmente ingiustificate e non fanno che aumentare sofferenza, rischi e stigmatizzazione. L’ong conclude ribadendo che, a fronte di nessun caso di Covid-19 nei centri di accoglienza, l’epidemia “non deve essere usata come strumento per trattenere migranti e rifugiati. Msf pertanto continua a chiedere il trasferimento delle persone dai centri di accoglienza verso sistemazioni sicure, in particolare per le persone più vulnerabili e ad alto rischio di contrarre il Covid. Le condizioni in questi centri non sono accettabili in tempi normali, oggi sono luoghi ancora più pericolosi, di violenza, malattia e miseria“.

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