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Femminicidio in vita: “Tutelare le madri abbandonate prima del parto”

"Bisogna introdurre immediatamente una legge a tutela delle madri dei nascituri, perché uno Stato privo di tali norme di tutela, è un Paese dove 'vige di diritto la violenza di genere'"

Pubblicato:20-07-2020 06:39
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 19:39
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ROMA – “Sappiamo che il garante dell’infanzia deve assicurarsi dell’applicazione delle normaitive europee e nazionali in merito alla promozione e tutela di infanzia ed adolescenza e di diritti dei minori. Sappiamo che il garante dell’infanzia rappresenta un organo monocratico dotato di indipendenza amministrativa e poteri autonomi di organizzazione. Sappiamo che il garante dell’infanzia può raggiungere gli ‘obiettivi’ avvalendosi della collaborazione di interlocutori come il Parlamento e il governo, la commissione parlamentare per l’infanzia, le organizzazioni no-profit, le università, l’Osservatorio nazionale per l’infanzia e l’adolescenza e i garanti delle varie Regioni, ma anche di soggetti internazionali come l’Enoc o il Cahenf. E allora perché chi ricopre questa importante e nobilissima carica rimane spesso nell’ombra? Perché i garanti regionali non accolgono l’invito di scendere in piazza per ascoltare e condividere le istanze di tante famiglie fragili, di tante mamme sole che vivono nel terrore di vedersi strappare i figli da padri violenti?”. Lo domanda Imma Cusmai, presidente del Comitato femminicidio in vita, in una lettera aperta al garante per l’infanzia e l’adolescenza nazionale e ai garanti regionali.

Poi, prosegue: “Di recente stiamo aiutando una donna che già si trova in uno stato di difficoltà oggettiva e che oltre a dover affrontare gli ultimi 4 mesi di gravidanza (che inevitabilmente indeboliranno la sua capacità lavorativa e reddituale) tra qualche mese dovrà affrontare anche l’intero peso economico. Bisogna introdurre immediatamente una legge a tutela delle madri dei nascituri, perché uno Stato privo di tali norme di tutela, è un Paese dove ‘vige di diritto la violenza di genere’. Tralasciando il peso emotivo che una gravidanza comporta, in una società in cui ormai regna il principio della ‘relazione sentimentale lampo’, è necessario adeguare le norme al tempo, anche e soprattutto per un senso di giustizia e di uguaglianza, dei diritti tra un uomo e una donna. Abbiamo deciso di dare voce alle donne abbandonate prima del parto perché parliamo di figli ‘invisibili’ per lo Stato. Il garante dell’infanzia e i garanti regionali hanno il dovere di ‘lavorare’ insieme alle istituzioni, tutte, sulla tutela e sui diritti di questi bambini innocenti che, strada facendo, potrebbero correre il rischio di trasformarsi in posticipati ‘oggetti di contesa’. Va ricordato- conclude Cusmai- che il nostro Comitato sostiene i genitori, per lo più madri, non affidatarie, né collocatarie dei propri figli”.


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