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Minori, Cavalli (CNOAS): “Servizi sociali vittima dello smantellamento del welfare”

"Sono l'ultima perla di una lunga collana", così andrebbero ripensati gli assistenti sociali dentro un sistema di welfare

Pubblicato:20-07-2019 14:53
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 15:33
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ROMA – Un servizio sociale nell’occhio del ciclone, “vittima di un progressivo smantellamento della rete dei servizi che lascerà le persone ancora più sole di prima. E dalla solitudine nasce la violenza, lo sappiamo”. Sono le parole di Simonetta Cavalli, consigliera del Consiglio regionale dell’Ordine degli assistenti sociale del Lazio e componente del Consiglio direttivo di Save the Children, intervistata dall’agenzia Dire a margine dell’evento ‘Violenza contro le donne e affido dei minori. Quando la giustizia nega la violenza’, nella sede nazionale dell’agenzia.

“Sono l’ultima perla di una lunga collana”, così andrebbero ripensati gli assistenti sociali dentro un sistema di welfare nel quale “si fanno danni se funzionano soltanto alcune monadi”. Non usa mezzi termini Cavalli e aggiunge: “Se non c’è sufficiente personale, se si lavora male o in emergenza o sotto-numero, con professionisti non sufficientemente preparati, è bene che non ci sia il servizio. Altrimenti si rischia di fare danni enormi e quando succede si vede”.

Per forza di cose “la figura dell’assistente sociale diventa un ‘carnefice’ agli occhi di un genitore ferito- precisa l’esperta- se si trova a dover mettere in atto un provvedimento preso da un tribunale per i minorenni”. Ma è bene sapere, ricorda Cavalli, che “mai e poi mai un assistente sociale può di sua responsabilità o di suo compito allontanare un bambino da una famiglia”. In ogni caso, anche in tema di ‘allontanamento temporaneo’, “se questo viene operato, ci deve essere un progetto di vita a lungo termine che probabilmente non prevederà un rientro in tempi brevi”.


Occorre essere consapevoli che “c’è un prima e sicuramente anche un dopo di cui il servizio di welfare è assolutamente responsabile. Per questo- sottolinea l’esperta- l’allontanamento non può essere utilizzato come strumento di emergenza”.

Sulla storia della ‘mamma coraggio’ Laura Massaro, l’assistente sociale spiega: “Non conosco il caso in sè, però so che funziona il sistema di difesa dal rischio di violenza secondaria da parte dei servizi sociali responsabili. Abbiamo un Consiglio di disciplina estremamente attivo e severo, perciò se sono state commesse delle omissioni vanno segnalate all’Ordine”.

Un altro degli elementi spesso non considerati, a detta dell’assistente sociale, è la necessità di dare attenzione alla famiglia d’origine. “Spesso l’allontanamento viene visto come il futuro per quel bambino, invece è necessario prendersi cura anche del nucleo familiare all’interno del quale si è verificato”. Non è da sottovalutare che l’allontanamento sia un intervento “gravissimo e per tutta la vita resterà un vulnus per quel bambino. Dobbiamo sapere- precisa la dottoressa- che non si tratta di una cura semplice, ma di un’operazione chirurgica”.

Un ultimo monito: “Il servizio sociale è una modalità attraverso cui la società protegge i più deboli, le persone che hanno maggiore difficoltà”. Se viene smantellato “ciò che rimane è il sistema privato, l’avvocatura e le consulenze tecniche d’ufficio che si pagano. In questo modo chi ha soldi- incalza Cavalli- ha maggiori diritti di chi non li ha. Quindi attenzione a demonizzare il servizio sociale perchè a mio avviso- conclude- c’è una visione politica chiara dietro, di chi alza i muri e lascia sole le persone”.

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