NEWS:

Zerocalcare, Carlo Giuliani e quella ferita di Genova mai sanata

Un post commemorativo provoca la chiusura della pagina Facebook dell'autore

Pubblicato:20-07-2016 15:15
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 08:55

FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

zerocalcareROMA – Genova 2001, estate. Il capoluogo genovese, il G8, l’incursione nella scuola Diaz, i manifestanti, i carabinieri, le vetrine spaccate e la morte di Carlo Giuliani. La Genova di quel luglio 2001 resta, nella memoria degli italiani, una ferita ancora aperta. Aperta perché non c’è verità, quella che manca in molte vicende della giovane Italia repubblicana. Manca la verità sulla stazione di Bologna, manca quella di Piazza Fontana, manca quella dell’Italicus, manca quella del Dc9 Itavia, manca quella sulla morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. Manca quella su Genova e quei giorni del luglio 2001.

L’Italia e il vuoto di memoria

Sarà per questo vuoto che ad ogni commemorazione il Paese si divide. Di mezzo le vittime e i loro cari lasciati soli. Tirati per la giacchetta, ignorati o colpevolizzati a seconda della sponda sulla quale ci si vuol sedere. Capita così che chi ‘lancia’ o reclamizza un appuntamento commemorativo può ritrovarsi ‘linciato’ mediaticamente, insultato e mandato a quel paese. Capita così che un social network decida di fare di ‘un erba un fascio’, mettendo insieme chi è insultato e chi insulta, e chiudere una pagina, oggi come mai, voce autonoma di informazione. È questo il caso di Zerocalcare, il noto disegnatore che risponde al nome di Michele Rech, e della sua pagina Facebook oscurata perché i commenti “non rispettano gli standard della comunità Facebook”.

Zerocalcare e la ‘censura’ Facebook

La colpa di Zerocalcare la pubblicazione di questo post:


“Mercoledi 20 luglio, a 15 anni esatti dal G8, alle 15:00 stiamo a fare disegni live in piazza Alimonda a Genova insieme a Alessio Spataro, Paolo Castaldi, Manuel De Carli, Luca Genovese, Simone Lucciola e Cisco Sardano. Tutto quello che facciamo sarà poi messo all’asta benefit per chi sta bevuto”.

A seguire la locandina dell’evento, l’elenco dei musicisti partecipanti e la foto di Carlo Giuliani. Tra apprezzamenti e commenti discordi, d’improvviso, gli attacchi.

Zerocalcare, gli insulti personali e alla memoria di Carlo Giuliani

“Mi piace ricordarlo con un buco in testa e steso sull’asfalto”, scrive qualcuno. “Ma sì ricordiamo un imbecille che assaltava una camionetta dei carabinieri!! ricordiamolo come esempio nazionalezerocalcare facebook mi pare giusto”, scrive un altro. Poi i post diventano attacchi personali a Zerocalcare. “Peccato. Ti consideravo l’unico degno erede di Andrea Pazienza. Ma con questa l’hai fatta davvero fuori dal vaso. Ricordare un delinquentello ottuso e fanatico come se fosse un eroe, va bene ai deficienti che pensano con la testa degli altri. Da te, che consideravo intelligente e profondo, non me l’aspettavo proprio”. E via così fino ad intasare la pagina e attirare l’attenzione di Facebook. Poi la chiusura. Per gli autori dei post, che come Zerocalcare non sono anonimi, nessuna conseguenza. Non è stata punita neanche la loro ‘assenza di pietà’. Al di là dei giudizi politici Carlo Giuliani aveva solo 23 anni.

Zerocalcare, ‘due righe’ per spiegare

Lungo il post di Zerocalcare, sempre su Facebook, a ricordare questa piccola triste vicenda.

“Vale la pena spendere due righe, anche perché dopo che avevo fatto la lagna in un fumetto un paio di settimane fa, stavolta un sacco di gente ha scritto cose molto carine e supportanti ed è utile chiarire questa roba”. Il post – scrive il disegnatore – “ha scatenato una serie di commenti immondi, che andavano dalla gioia per il buco in testa a Carlo Giuliani a invettive varie e promesse di non comprare mai più i fumetti miei e roba del genere. Un sacco di gente giustamente ha commentato “vabbé, ma che la roba di zerocalcare non l’avete mai letta? Che lo scoprite ora come la pensa?”, qualcun altro s’è lamentato del fatto che i lettori pretendono di decidere i temi su cui un autore può o non può esprimersi…. Ecco, è tutto molto giusto, ma sti ragionamenti non colgono quello che è successo…Chi ha cacato il cazzo ieri non sono lettori miei, punto. Eccetto una minima parte, che ha espresso peraltro in maniera piuttosto pacata il proprio dissenso ma senza alcuna sorpresa, tutto quel macello e quei toni (comprese le segnalazioni che hanno portato alla chiusura della pagina e alla rimozione del post) l’hanno fatto altri, venuti su quella pagina apposta, che di sicuro non sono le mie categorie principali di lettori: nazisti e/o poliziotti (ex o attuali o simpatizzanti o sindacatini o associazioni). Stop”. Ero indeciso se scrivere queste due righe perché fino a stamattina pensavo vabbé, Genova è una partita chiusa. Sclerotizzata, immutabile, ormai esiste un blocco sociale in questo paese che pensa che era giusto sparare in faccia a Carlo Giuliani, e quella roba ormai è inscalfibile. Non vale la pena dibatterne ancora. Teniamoci la nostra memoria, coltiviamola, problematizziamola, e amen. Schieriamoci sulle cose dell’oggi checcazzo, sulle cose che ancora sono vive e ci attraversano e su cui possiamo ancora orientare il dibattito pubblico e l’opinione, quelle su cui non abbiamo ancora perso. Non sui match finiti. E invece evidentemente Genova non è finita…Quindi boh, è dal 21 luglio 2001 che litighiamo su quanto è successo a Genova. In tanti di noi si so pure rotti il cazzo, di litigare e raccontare. Però forse vale la pena continuare a farlo, anche per rispetto al nostro dolore, al nostro sangue e alle nostre lacrime, pure se ci sembrano così lontane oggi”.

zerocalcare genovaZerocalcare e i post del ‘giorno dopo’

I commenti di oggi sono di ben altra natura, gli attacchi ‘premeditati’ hanno lasciato il posto ai consensi e ai dissensi, quelli che fanno crescere, attraverso il dibattito, un paese democratico.

“Mai a favore di Giuliani ma sempre a favore della libertà di espressione e di parte, rispettando il prossimo. Ho fatto bene a leggerti e a consigliarti sempre. Viva l’oltretorrente”, scrive Mario e Matteo commenta “non la penso come te, sulla morte di Giuliani , ma non mi permetterei mai (e non l’ho mai fatto) di danneggiare il canale comunicativo di qualcuno con una segnalazione solo perchè in disaccordo con me. Sopratutto su un evento che conosco solo per interposta persona ( io non c’ero…). quindi trovo agghiacciante usale una scomunica mediatica perchè, evidentemente, mancano le capacità per discutere”. “Ormai la gente – segnala Alessandro -non sa più cosa cazzo deve fare della propria vita. Quelli che dicono “se l’è cercata” non sa neanche cos’è IL G8 e tanto meno dire almeno tre nomi di tre capi di Stato presenti a Genova. Questo è ciò che mi preoccupa, che questa forma di analfabetismo regna. Ma poi che significa: pensarla come te “like” pensarla diversamente “non sono una zecca”? Pensiamo a ciò che dobbiamo dire e non le sttonzate che pensiamo e che ci sembrano bellissime”.

Infine il pensiero di Silvio che chiude in una sorta di cerchio ideale la memoria italica “Sono un po’ confuso. Qualcuno mi spieghi la differenza fra la stampella di Enrico Toti da una parte e l’estintore di Carlo Giuliani dall’altra. Grazie, buona giornata”.

Italia, sospeso il ddl sulla tortura

Memoria e verità. Sospese in un’Italia che non riesce ad affrontare i fantasmi del suo passato. Presenze che aleggiano e condizionano anche il suo futuro. Ieri l’esame del ddl tortura è stato sospeso, sostanzialmente rinviato a data da destinarsi. “La tortura e’ scomparsa, non torna nemmeno in Commissione. E’ sospesa, così come accaduto per 24 anni tornerà nell’oblio”, ha dichiarato Loredana De Petris, capogruppo Sinistra Ecologia e Libertà, all’uscita della riunione dei capogruppo. Diverso e opposto il commento di Matteo Salvini, segretario della Lega Nord. “Legge sulla “tortura” da parte delle Forze dell’Ordine: la Lega è appena riuscita a bloccare Renzi e il Pd, che avrebbero voluto complicare la vita a Poliziotti, Carabinieri e uomini in divisa. Noi stiamo con chi ci difende!”.

Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it