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Paulescu: “Io, ex rifugiata finita nel limbo della burocrazia”

L'attivista: "Anni per cittadinanza italiana, governo sia coraggioso"

Pubblicato:20-06-2020 15:12
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 18:31

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ROMA – “Ho impiegato otto anni per ottenere la cittadinanza italiana, che mi hanno infine riconosciuto a gennaio 2019. Da allora pero’, per problemi tecnico-burocratici, non mi sono stati rilasciati i documenti quindi non posso fare viaggi all’estero o votare. I miei vecchi documenti pero’ non sono piu’ validi, percio’ sono finita in un limbo e la cosa peggiore e’ che sembra che per l’Italia io non esista”.

Diana Paulescu, ex rifugiata di 30 anni giunta nel nostro Paese dalla Romania a nove mesi, racconta la sua vicenda all’agenzia Dire, e ci tiene a chiarire subito: “Il mio non e’ un caso isolato. La maggior parte delle persone che fanno richiesta della cittadinanza devono affrontare lunghe attese, pratiche burocratiche costose e complesse e imprevisti che spesso sono causati da leggi che invece di semplificare, complicano le procedure”. Per invocare la riforma della legge sul diritto di cittadinanza, Paulescu ha aderito al Coordinamento Nazionale Nuove Generazioni Italiane (Conngi), che la scorsa settimana ha organizzato ‘Protagonisti! Le nuove generazioni italiane si raccontano’.

La quarta edizione del festival, a causa dell’emergenza Covid-19, si e’ svolta online ed e’ stata seguita da 9.000 persone, segnale che il tema e’ quanto mai attuale. Tra i relatori, anche nomi della politica come la senatrice di +Europa Emma Bonino o la deputata Pd Marilena Fabbri, da cui sono arrivati “messaggi di incoraggiamento” dice Paulescu, che osserva: “Associazioni come Conngi continuano a chiedere il dialogo con le istituzioni e mettono a disposizione i propri professionisti per trovare soluzioni. Abbiamo fatto la nostra parte, ora tocca al governo fare un passo coraggioso”.


Le trafile burocratiche, ribadisce Paulescu, sono “sfibranti per tutti”, ma il suo caso presenta una particolarita’: il fatto di essere originaria di un Paese dell’Unione europea. La Romania e’ membro dal 2007, ma tra 1989 e il 1990 e’ stata attraversata da una rivoluzione, con la caduta del governo di Nicolae Ceausescu. La burocrazia pero’ non tiene conto della storia e cosi’, continua Paulescu, “il sistema e’ andato in tilt dal momento che la Romania non figura nella lista dei Paesi da cui provengono i rifugiati”. Cio’ ha comportato, per Paulescu e i genitori, il rinnovo annuale del permesso di soggiorno anche dopo l’ingresso di Bucarest nell’Ue, nonostante non sarebbe necessario per i cittadini comunitari. Un “cortocircuito burocratico” rispetto al quale “gli uffici hanno reagito decidendo di non rilasciarci piu’ il rinnovo, piuttosto che risolvere il problema. E questo – denuncia Paulescu – nonostante ogni volta ci venisse richiesto di pagare per le pratiche”.

Tra gli effetti di questa situazione, l‘impossibilita’ per la famiglia Paulescu di fare viaggi all’estero. A 21 anni la donna ha deciso di avviare l’iter per la cittadinanza: “La sola richiesta e’ costata 650 euro. Ci sono stati poi tanti documenti da raccogliere, marche da bollo da pagare, funzionari sgarbati e appuntamenti fissati a distanza di mesi, anche un anno, col rischio che certi documenti nel frattempo scadessero e dovessero essere ripagati”. Dopo 18 mesi dal giuramento pero’, la donna non ha ancora i documenti. “Questo e’ successo – denuncia Paulescu – perche’ un giudice non ha capito che, essendo rifugiata, non posso tornare in Romania per prendere l’atto di nascita“. La madre invece si e’ vista rigettare la richiesta perche’, spiega Paulescu, “la lista d’attesa per sostenere l’esame di idoneita’ della lingua italiana era troppo lunga e gli enti abilitati per erogare il servizio sono solo tre”. In occasione dalla Giornata internazionale del rifugiato, che si celebra oggi, sabato 20 giugno, Paulescu conclude: “E’ chiaro quanto sia urgente una riforma che ci semplifichi la vita e riconosca i nostri diritti, ma il primo passo deve essere l’abrogazione dei decreti sicurezza, che hanno raddoppia

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