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Violenza donne, Campania seconda in Italia per femminicidi: 600 vittime nel 2017

Presentato al Consiglio Regionale della Campania il primo Report sulle attività svolte e sulla progettualità futura dell'Osservatorio sul Fenomeno della Violenza sulle Donne

Pubblicato:20-06-2018 17:05
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 13:17

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NAPOLI – Presentato questa mattina nella sala Caduti di Nassiriya del Consiglio Regionale della Campania il primo Report sulle attività svolte e sulla progettualità futura dell’Osservatorio sul Fenomeno della Violenza sulle Donne, istituito dal Consiglio Regionale ed insediato nel gennaio 2017. L’occasione ha visto anche la firma di un protocollo di intenti e di lavoro tra l’Ordine dei giornalisti della Campania, il Sindacato Unitario dei giornalisti della Campania e l’Aorn Cardarelli-Centro Dafne. Obiettivo comune quello di una collaborazione sinergica finalizzata alla prevenzione del fenomeno della violenza sulle donne attraverso l’informazione e la comunicazione come strumento di educazione sociale per la diffusione di una nuova cultura dei diritti. “Formare i comunicatori è molto importante”. Così alla Dire Elvira Reale, coordinatrice del Centro Dafne presso l’Aorn Cardarelli.

“Vogliamo poter fornire gli strumenti per una corretta informazione formale. I giornalisti – sottolinea Reale – devono sapere quali sono gli indicatori di rischio per il femminicidio in modo da non equivocare con fattori che non c’entrano nulla”. “L’Osservatorio – spiega la consigliera regionale con delega alle Pari opportunità, Loredana Raia, – nasce innanzitutto per raccogliere ed elaborare i dati sul fenomeno della violenza di genere. Siamo partiti dai pronto soccorso che sono uno dei primi presidi di tutela delle donne vittima di violenza insieme alle forze dell’ordine. Dall’indagine è venuto fuori che su 47 pronto soccorso in tutta la Campania 12 hanno attivato il percorso di tutela e uno in particolare a Napoli, il Centro Dafne dell’ospedale Cardarelli, è diventato un modello per gli altri tre del capoluogo per quanto riguarda il percorso di tutela. È un modello che poiché funziona ci auguriamo possa essere il modello per tutta la regione Campania”.

Proprio la Campania, stando ai dati raccolti dall’Osservatorio sul Fenomeno della Violenza sulle Donne e rapportati a quelli nazionali, è seconda in Italia per numero di femminicidi, un primato, questo, che impone a tutte le istituzioni pubbliche, alle associazioni, agli organi di informazione e formazione di lavorare in stretta sinergia per poter non solo prevenire il fenomeno ma invertire la tendenza.


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“L’Osservatorio – come sottolinea la sua presidente Rosaria Bruno – non si è mosso su un binario preformato quindi il nostro lavoro iniziale è stato soprattutto di conoscenza del fenomeno. Dai dati raccolti è possibile non solo costruire un quadro regionale da raffrontare a quello nazionale ma è una base di partenza per un punto di osservazione anche internazionale”. In Campania c’è ancora molto da fare, prosegue Bruno, visto che non tutte le strutture deputate hanno il “percorso di tutela” ma, anche perchè due province, Benevento e Salerno, mancano ancora di “strutture pubbliche come le case di accoglienza per donne maltrattate”. 

“Il Consiglio e la Regione – sottolinea ancora Raia – hanno e stanno facendo molto sul tema delle donne. Basti pensare alla presentazione di una nuova proposta di legge per il riordino di tutta la normativa, sul fondo di 5000 euro da erogare subito alle donne vittima di violenza per dare loro la possibilità di potersi allontanare da casa che ricordiamo, in 90 casi su 100, è il luogo della violenza subita. E ancora i tirocini formativi per poter permettere alle donne di costruirsi un’indipendenza economica e lavorativa. Dobbiamo sicuramente implementare le case rifugio e gli altri presidi ma, soprattutto, l’applicazione della legge. Ecco perché la cosa più importante che vogliamo realizzare – conclude – è la costruzione di una rete interistituzionale, dalle forze dell’ordine ai pronto soccorso, dalle associazione alla magistratura. Solo costruendo questa rete in maniera compiuta noi risponderemo in maniera efficace ai bisogni delle donne vittima di violenza”.

OLTRE 600 VITTIME IN CAMPANIA IN PRIMO SEMESTRE 2017

Oltre 600 le donne vittime di violenza, di queste 541 italiane, 593 quelle con un’età superiore ai 18 anni, 32 le minorenni. È questo uno dei tanti dati raccolti in Campania nel primo semestre del 2017 inerente le donne vittime di violenza refertate nei pronto soccorso regionali e racchiuso nel primo Report dell’Osservatorio sul Fenomeno della Violenza sulle Donne, istituito dal Consiglio Regionale della Campania, presentato oggi nel corso di un evento ospitato dal Consiglio regionale della Campania. L’indagine compiuta dall’Osservatorio ha preso le mosse dalla “risposta sanitaria”, quella dei pronto soccorso, data alle donne vittime di violenza in ambito regionale. “Dei 47 pronti soccorso regionali – ha spiegato la consigliera regionale con delega alle Pari opportunità Loredana Raia – 12 hanno attivato il percorso di tutela e uno in particolare a Napoli, il Centro Dafne dell’ospedale Cardarelli, è diventato un modello per gli altri tre del capoluogo per quanto riguarda il percorso di tutela”.  

Oltre al Cardarelli, a Napoli, presentano un percorso “rosa” anche gli ospedali San Paolo, S. Maria di Loreto Nuovo e il Cto. Tre quelli di Caserta (Marcianise, S.M. Capua Vetere e San Rocco a Sessa Aurunca), due quelli di Salerno (Ruggi D’Aragona e Dell’Immacolata di Sapri), due anche ad Avellino (G. Criscuoli e Landolfi), uno a Benevento (Fatebenefratelli). Da evidenziare che quasi la metà, il 46,8%, dei nosocomi regionali non hanno risposto all’appello dell’Osservatorio. 

Dei 47 presidi ospedalieri solo 45 sono sede di un pronto soccorso o di un Dea (Dipartimento di Emergenza Urgenza e Accettazione). Dei 12 pronto soccorsi solo 8 sono stati antecedenti alla Legge 208/2015 che prevede l’istituzione di un percorso di tutele delle vittime di violenza e solo 9 hanno un luogo deputato all’ascolto delle donne: cinque all’interno della struttura e 4 all’esterno. Disparità anche sulla presenza di personale dedicato all’ascolto, oltre a medici e infermieri. Le psicologhe, ad esempio, sono presenti solo in 5 casi su 12; psicologhe e assistenti sociali in soli 2 casi su 12, psicologhe, assistenti sociali e sociologi in un solo caso su 12 come altrettanto i soli assistenti sociali. Solo sei percorsi prevedono, inoltre, procedure di intervento ginecologico e nove sono quelli pronti per un intervento psicologico.

Focus dell’indagine restano comunque le donne. Il 25,7% delle donne vittime di violenza ha un’età compresa tra i 40 e i 49 anni. Una percentuale che cala al 24,9% quando si parla di donne tra i 30 e i 39 anni. Percentuali decisamente più basse, il 19,4%, nella fascia di età 20-29 anni. Per le ragazze minorenni il dato regionale è in linea con quello fornito dal rapporto dell’Oms. 

La maggioranza delle donne, il 58,6%, che si è rivolta ad un pronto soccorso si è vista assegnare una prognosi compresa tra i 2 e i 7 giorni. La violenza fisica è la tipologia di violenza maggiormente diffusa (63,8% dei casi). Il 2,2% delle donne ha dichiarato di essere stata vittima di violenza sessuale mentre il 2,1% vittima di stalking. Altissima la percentuale anche di chi subisce violenza psicologica e verbale. Per più della metà delle donne, il 51,5%, l’autore della violenza è una persona conosciuta. Di questi il 17,7% è il partner o ex compagno, nel 5,4% dei casi è un’altro familiare e nell’1,5% è un collega o il datore di lavoro. Solo nel 7,1% dei casi si ritrova un aggressore sconosciuto. Di particolare interesse anche il dato inerente l’omissione dell’aggressore che è pari al 14,1% dei casi. 

“Ciò che è emerso da quest’indagine – spiega alla Dire la dottoressa Rosaria Bruno, presidente dell’Osservatorio regionale – è che nelle strutture che presentano un percorso di tutela non c’è omogeneità nella sua organizzazione e strutturazione su tutto il territorio. La raccolta e l’elaborazione integrata dei dati rilevati nelle strutture pubbliche potrebbe comunque far emergere in Campania una situazione abbastanza grave”.

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