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Maturita’, Emanuele Trevi: “Traccia su solitudine? Didatticamente troppo ambiziosa”

Il commento dello scrittore e critico letterario Emanuele Trevi sulle tracce di genere letterario proposte nella prima prova della maturità 2018

Pubblicato:20-06-2018 12:24
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 13:17

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ROMA – “Una scelta lodevole dal punto di vista culturale, meno dal punto di vista didattico perché si tratta di un tema che avrebbe difficoltà a svolgere anche un ragazzo che studia Lettere all’università. Non mi sembra il tipico tema da maturità che poggia sui programmi, non credo che lo sceglieranno in molti. Bassani? Più a portata di studente”. È questo il commento dello scrittore e critico letterario Emanuele Trevi sulle tracce di genere letterario proposte oggi nella prima prova della maturità 2018 (Giorgio Bassani con un brano tratto da ‘Il giardino dei Finzi Contini’ per l’analisi del testo; ‘I diversi volti della solitudine nell’arte e nella letteratura’ per la tipologia B di ambito artistico-letterario, saggio breve o articolo di giornale).

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“È un grande tema umanistico della letteratura moderna, molto bello- aggiunge Trevi sulla tipologia B- in cui è possibile rilevare il vero legame tra il classico e il contemporaneo dal punto di vista culturale, mentre dal punto di vista esistenziale, si può indagare la capacità di ognuno di essere soli, una delle componenti vitali della psicologia che oggi è messa in crisi da un sistema di relazioni digitali. Insegnare le materie umanistiche, l’amore per la scrittura e la lettura per noi adulti è insegnare il ruolo della solitudine e della vita individuale. È un tema tosto, didatticamente troppo ambizioso, non corrisponde nemmeno ad una parte del programma. Non propone, ad esempio, ‘la solitudine romantica’, ma una rosa di autori molto trasversali (Petrarca, Pirandello, Quasimodo, Merini, Dickinson, ndr)”.

È la solitudine come esperienza umana, come “capacità di essere soli” che, secondo Trevi, oggi è “molto lesa”: “Ogni volta che si parla di solitudine- spiega- si tocca un tema vitale nell’educazione che dovrebbe essere fondata sul diritto alla solitudine, a spazi di solitudine felice, che hanno avuto le persone della mia età. Dovremmo parlare di tecniche della solitudine, di una pratica quotidiana che rimanda all’attività immaginaria, al centrare se stessi. In Petrarca la solitudine è un modello di vita, della persona che passeggia in campagna e legge i suoi libri, in Pirandello ha un risvolto tragico, elegiaco in Quasimodo. La solitudine è qualcosa che oggettivamente ha a che vedere con l’identità e col proprio destino. È una nozione ambivalente, che rimanda al problema della solitudine e, allo stesso tempo, alla possibilità della solitudine”.


“‘Il giardino dei Finzi Contini, nonostante sia scritto in un italiano un po’ desueto, tipico della prosa anni 30 di Bassani, è un libro che può essere capitato tra le mani, più a portata di studente- commenta Trevi sulla traccia proposta per l’analisi del testo- E’ bene che lo scelgano studenti che hanno letto il libro. Spesso nella didattica si riesce ad arrivare ad autori come lui o come Calvino, ma questo presuppone la presenza di insegnanti che durante l’anno abbiano lavorato per accostare i propri ragazzi ai classici, soprattutto alla lingua dei classici che non è immediata come la comunicazione orale o digitale. Per la mia generazione, la generazione di quelli che avevano visto anche il film, si trattava di una lingua ancora molto contigua alla nostra. Oggi, invece, Bassani è percepito come un D’Annunzio. È però una delle opere del Novecento più famose al mondo, vale un po’ come libro di storia, di letteratura, d’amore, in cui si coglie la differenza tra amore e amicizia. E poi c’è un personaggio femminile straordinario in una letteratura che non ne ha prodotto molti di memorabili. È come ‘Il Gattopardo’, uno dei primi bestseller italiani. Ma se uno studente non sa niente di Giorgio Bassani- conclude- gli sconsiglierei di affrontarlo”.

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