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Usa lasciano Consiglio sicurezza Onu per diritti umani: “C’è ipocrisia”

Il gesto arriva dopo le critiche sul caso dei bambini separati dai genitori al confine col Messico

Pubblicato:20-06-2018 09:51
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 13:17

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ROMA – Gli Stati Uniti sono usciti dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite: l’annuncio è giunto da Washington nella giornata di ieri da parte del segretario di stato Mike Pompeo, poi ribadito dall’ambasciatore statunitense all’Onu Nikki Haley. Il motivo, ha spiegato quest’ultima, sarebbe la posizione anti-israeliana tenuta dal Consiglio, al quale ha contestato di aver “approvato ben cinque risoluzioni contro Israele. Più di quante ne siano state adottate contro la Corea del Nord, l’Iran e la Siria”.

“E’ organizzazione ipocrita ed egoista”

Haley ha quindi accusato l’organismo di “proteggere chi viola i diritti umani”. Poi l’ambasciatore ha precisato: “non è un passo indietro rispetto al nostro impegno in favore dei diritti umani“, tuttavia “adottiamo tale decisione proprio perché tale impegno non ci consente di rimanere all’interno un’organizzazione ipocrita ed egoista che si fa beffe dei diritti umani”.

Il ministro degli Esteri britannico Boris Johnson ha definito la mossa americana “deplorevole”: “Non è un segreto che anche il Regno Unito ha chiesto delle riforme in seno al Consiglio dei diritti umani, ma restiamo impegnati nel lavorare dall’interno, per rafforzare questo organo”, ha detto, stando ai media internazionali. La decisione giunge in seguito alle dure critiche mosse dal Segretario generale Onu Antonio Guterres contro lo scandalo dei tanti bambini, figli di migranti irregolari, bloccati al confine col Messico e separati dai propri genitori.


Gli Stati Uniti avevano minacciato uscita già l’anno scorso

Le prime minacce da parte della Casa Bianca di lasciare il Consiglio dei diritti umani sono giunte lo scorso anno, dopo che l’Onu ha contestato la decisione dell’amministrazione Trump di trasferire l’ambasciata americana da Tel Aviv a Gerusalemme, riconoscendo così unilateralmente la Città santa quale capitale di Israele.

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