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Lanzoni (Pangea) “Importante tornare in Afghanistan ora che il Paese è di nuovo nelle mani dei talebani”

La Fondazione opera a Kabul dal 2003 e attraverso i progetti di cooperazione ha costruito legami 'familiari' con le donne e le famiglie coinvolte nelle attività

Pubblicato:20-05-2022 13:18
Ultimo aggiornamento:20-05-2022 13:30
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afgnahista credits Unhcr/Edris Lutfi
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ROMA – “Era importante tornare in Afghanistan e incontrare di persona la popolazione, gli studenti e le studentesse della scuola per sordi, le beneficiarie del microcredito che ci hanno accompagnato negli ultimi venti anni di lavoro di Pangea”. Simona Lanzoni, vicepresidente della Fondazione Pangea, insieme ad altri volontari è tornata nel Paese, di nuovo nelle mani dei talebani, per ascoltare i bisogni della popolazione che sono “tantissimi”. Fondazione Pangea opera a Kabul dal 2003 e attraverso i progetti di cooperazione ha costruito legami ‘familiari’ con le donne e le famiglie coinvolte nelle attività.

Come si legge sul sito dell’organizzazione, la Fondazione conosce una per una le beneficiarie del microcredito e i loro bambini. Con il Progetto Jamila, Pangea ha coinvolto in Afghanistan più di 7.000 donne e oltre 60.000 bambine e bambini. Dall’agosto 2021 nel paese regna forte instabilità economica e sociale e il progetto di Pangea è ‘fastidioso’ perchè va contro le posizioni e credenze dei talebani, non è un semplice aiuto sanitario, ma costruisce ‘empowerment’ e consapevolezza.

Con il progetto di microcredito si può ripartire e questo- ha concluso Simona Lanzoni- per noi è un’immensa gioia. Stiamo ascoltando anche coloro che nelle province hanno fatto distribuzione di cibo e i bisogni: acqua, cibo, lavoro, formazione, educazione, ci sono orfani e vedove. I problemi sono tantissimi”.


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