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Pd Roma, il Tribunale sospende la riorganizzazione di Orfini. Lui: “Il partito oggi è sano”

Chiamato dopo lo scandalo Mafia Capitale ha di fatto utilizzato i suoi poteri per imporre un nuovo assetto organizzativo

Pubblicato:20-05-2016 13:23
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 22:45

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Orfini-E-la-minoranza-che-pone-vetiROMA  – Il Tribunale Civile di Roma, accogliendo le istanze di alcuni iscritti del Pd romano, ha sospeso la delibera di riorganizzazione della Federazione romana del Partito Democratico, adottata dal Commissario Matteo Orfini il 27 settembre del 2015 e relativa al tesseramento, organizzazione dei Circoli, attribuzione di nuovi poteri all’organo esecutivo nell’ipotesi di irregolarità nel tesseramento ed attribuzione di nuovi poteri allo stesso Commissario.

Sempre il Tribunale Civile di Roma, però, ha respinto la richiesta di sospensione della rinomina dello stesso Commissario, avvenuta sempre il 27 settembre. “Dopo lo scandalo dell’inchiesta Mafia Capitale, infatti, l’on. Orfini, chiamato a ripristinare condizioni di trasparenza e democrazia interna nel partito romano, ha di fatto utilizzato i suoi poteri per imporre un nuovo assetto organizzativo, travolgendo anche le sorti e i diritti degli iscritti in regola e che nulla avevano a che vedere con la suddetta inchiesta. Come evidenziato dall’ordinanza del Tribunale di Roma tale delibera – blindando in un numero fisso i circoli, senza alcuna possibilità per gli iscritti di crearne nuovi, ma stabilendo anche modalità di tesseramento ed iscrizione al partito diverse da quelle ordinarie – avrebbe finito per pregiudicare i diritti di partecipazione politica degli iscritti. Tanto in contrasto ‘con il principio democratico che deve ispirare la vita delle associazioni’ e in palese violazione sia dello Statuto nazionale e di quello regionale del PD. Ciò ha messo in pericolo l’autonomia, l’equilibrata rappresentanza degli iscritti negli organismi superiori e, quindi, nelle decisioni del partito, tanto da determinare la decisione di sospensione della delibera impugnata”, si legge in una nota dei ricorrenti. “Le ragioni del ricorso si fondano, infatti, sulla speranza maturata dai ricorrenti – semplici iscritti di base del Pd – a seguito dell’inchiesta di Mafia Capitale, di veder ripristinate condizioni di reale agibilità democratica all’interno del Pd romano. Aspettative più che legittime, che venivano frustrate dallo scioglimento dell’organismo assembleare (in vece dell’annullamento delle tessere ritenute false) e dalla gestione ‘atipica’ del commissario Orfini”, si legge ancora nella nota.

“Come sottolineano gli avvocati Anna Falcone e Antonio Pellegrino Lise, che difendono le ragioni dei ricorrenti, si tratta di un provvedimento che, in prospettiva, rafforza il rispetto delle regole di democrazia interna davanti alle sempre più frequenti ingerenze dei vertici sulla vita democratica dei partiti e sulle decisioni politiche. In particolare, per quelle scelte che dovrebbero promanare – eminentemente – dal dibattito fra gli iscritti e dalla loro volontà liberamente espressa, così come garantito dagli statuti interni, troppo spesso disattesi. Tali ingerenze risultano ancor più gravi nell’imminenza di momenti di particolare importanza politica come, nel caso di Roma, le elezioni comunali e pertanto meritano la più rapida ed efficace risposta di giustizia. È un indirizzo che fa ben sperare per il futuro, al fine di garantire, sempre di più e sempre meglio, i diritti politici e di partecipazione politica degli iscritti a partiti e movimenti politici e dei cittadini tutti, anche davanti alla magistratura ordinaria, quando le forme di giustizia interna e le commissioni di garanzia languono o rimangono silenti“, concludono.


LA REPLICA DI ORFINI: TANTI ‘PRO RESTAURAZIONE’, MA OGGI PARTITO SANO – “Cosa succede dopo la sospensiva? Assolutamente niente, non cambia nulla. Il Tribunale ha confermato la legittimità del commissariamento e dello scioglimento degli organismi, che erano la parte principale dei ricorrenti, e anche la legittimità a operare. Ha dato una sospensiva su alcuni aspetti, e quindi si attende il giudizio di merito, ma sospendendo gli effetti di un regolamento che già non ne ha più in attesa di alcuni chiarimenti. Noi abbiamo dieci giorni per il reclamo, che stiamo preparando e che faremo, per alcuni punti secondo loro non chiari ma secondo noi chiarissimi”. Lo ha detto all’agenzia DIRE il commissario del Pd Roma e presidente del partito nazionale, Matteo Orfini, commentando la sospensiva del Tribunale ordinario della Capitale. In tutto questo, ha sottolineato Orfini, “comunque stiamo parlando di una cosa che non ha più alcun effetto perché era il regolamento del 2015, il partito nazionale sta per aprire il tesseramento, credo in questi giorni, e quindi come sempre nel 2016 ci sarà un nuovo regolamento, che naturalmente confermerà le scelte che noi avevamo fatto”.

Il ricorso può essere una macchinazione di qualche ‘capobastone’ desideroso di una restaurazione? “Ci sono tanti che evidentemente vorrebbero che il Pd tornasse com’era prima e noi grazie al cielo questo non lo consentiremo- ha risposto il commissario- perché il partito che in questi giorni è impegnato nella campagna elettorale, che è nelle strade con i suoi militanti, le sue sezioni e i suoi circoli è un partito che ha ricostruito un rapporto con la città proprio perché è cambiato”. Quindi “l’idea che si riaprano i circoli chiusi perché cattivi e pericolosi è un’ipotesi che nella realtà non esiste. Nella pratica non cambia nulla e non cambierà nemmeno il lavoro di riorganizzazione, grazie al quale oggi c’è un Pd sano”, ha concluso il commissario.

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