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Processo Aemilia, la ‘ndrangheta alla sbarra vuole gli studenti fuori dall’aula

Oggi, accompagnati da Libera, sono arrivati una ventina di ragazzi di Argenta, dalla prima alla quinta classe, impegnati in un progetto sulla legalità

Pubblicato:20-05-2016 10:45
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 22:45

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REGGIO EMILIA – Nel processo Aemilia in corso a Reggio Emilia spunta pure, per la prima volta, la polemica sulla presenza in aula delle scolaresche.

A sollevare la questione l’avvocato Luigi Comberiati, difensore di Pasquale Brescia, che sottolinea l’irregolarità della presenza degli studenti minorenni, ai sensi dell’articolo 471 del Codice di procedura penale. La norma afferma infatti che alle udienze non sono ammessi, tra gli altri, “coloro che non hanno compiuto 18 anni”.


Proprio oggi, accompagnati da Libera, sono arrivati nel Tribunale di Reggio una ventina di ragazzi delle scuole superiori di Argenta, dalla prima alla quinta classe, impegnati in un progetto sulla legalità. Tra di loro anche dei maggiorenni.

A innescare la querelle sarebbero stati però in prima battuta i parenti degli imputati che -racconta un testimone- avrebbero detto ai ragazzi: “Andate a studiare invece di stare qua a perdere tempo”. In occasione dello sciopero della scuola gli istituti sono però oggi chiusi e gli stessi insegnanti che hanno accompagnato i ragazzi hanno volontariamente rinunciato a protestare. Dopo svariati minuti di sospensione arriva il verdetto del presidente del collegio dei giudici Francesco Maria Caruso, che in qualità di presidente anche del Tribunale concorda le visite con le scolaresche. Valutata la questione in punta di diritto il presidente ritiene che al principio si possa derogare “come fondamentale ausilio alla formazione dei giovani alla legalità” e considerato “l’interesse particolare riconosciuto a questo processo”.

di Mattia Caiulo, giornalista

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