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Coronavirus, Del Re: “Ci salverà la cooperazione internazionale”

La viceministra alla Dire: "Focus sulla Sanità. E bisogna aggredire l'agenda 2030"

Pubblicato:20-04-2020 08:27
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 18:10

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ROMA – Garantire la continuità di quanti più progetti possibile ma anche una maggiore flessibilità, puntando in particolare sul comparto sanitario e ‘wash’ e scongiurando ‘contagi di ritorno’: questo l’impegno della viceministra Emanuela Del Re per rafforzare, ai tempi della pandemia di Covid-19, gli interventi della Cooperazione italiana nel mondo.

emanuela del reIn un’intervista con l’agenzia Dire si evidenziano la necessità del multilateralismo e di un ‘approccio globale’ ma anche la prospettiva di ‘mesi complicati’. Del Re, ricercatrice e sociologa, esperta di Medio Oriente e di Africa, coordina un tavolo operativo al quale, insieme con il ministero degli Esteri, parteciperanno l’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics), le organizzazioni della società civile (osc) e il settore privato.

È un’occasione, spiega la viceministra, per ascoltare e mettere a fuoco ‘necessità, bisogni e proposte’. Decisi a guardare anche oltre il Covid-19, magari pure con una crescita degli investimenti dell’Italia nella Cooperazione, colmando il ritardo con i principali Paesi europei.


– Viceministra, la lotta per il contenimento del Covid-19 rilancia la necessità di uno sviluppo condiviso e di una cooperazione che oltrepassi barriere e confini nazionali? Su quali iniziative puntare subito, in un’ottica multilaterale?

‘Non v’è dubbio che quello che stiamo vivendo sia un momento storico eccezionale, unico nel suo genere in epoca contemporanea. Siamo di fronte alla più grave emergenza sanitaria dal Dopoguerra ad oggi. E non c’è dubbio che si tratti di un fenomeno veramente globale, perché coinvolge tutti, ad ogni latitudine. E’ fondamentale adottare una visione prismatica, che permetta di individuare risposte adeguate alle sfide, a tutto campo, che investano tutti i settori, da quello sanitario a quello economico, sociale, e anche valoriale. L’approccio che deve caratterizzare il nostro sforzo in questo momento, deve essere basato su un’azione combinata, se si vogliono davvero trovare strategie efficaci. E’ una forma di consapevolezza, quella della necessità di agire sinergicamente, che l’Italia possiede, e infatti si muove sul piano multilaterale insieme ai propri partner e a tutte le agenzie delle Nazioni Unite. La prospettiva multilaterale è fondamentale in questo momento, perché consente di partecipare a tutti i processi decisionali, e consente di mettere in campo la nostra grande esperienza in campo sanitario nel mondo. Un mondo che ora si muove proprio per raccordarsi. Il dialogo è molto aperto. Ad esempio, ho partecipato insieme ai principali donatori delle agenzie delle Nazioni Unite alle video-conferenze presiedute da Mark Lowcock, capo dell’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (Ocha) e con l’Organizzazione mondiale per la sanità (Oms) il 26 marzo e il 15 aprile. Il nuovo Covid-19 Global Humanitarian Response Plan (Ghrp), il piano di risposta umanitaria globale che dovrebbe aggregare i piani di risposta delle singole agenzie dell’Onu (Oms, Unhcr, Oim, Unicef, Undp, Fao, Wfp, Unfpa, Un-Habitat) del valore di 2 miliardi di dollari, è stato presentato nel dettaglio. Il Ghrp è uno strumento che si aggiunge allo Strategic Preparedeness and Response Plan lanciato dall’Oms il 3 febbraio, del valore di 675 milioni per il trimestre febbraio-aprile 2020. Si tratta di un piano strutturato in attività di assistenza alle amministrazioni, definizione ed attuazione di piani terapeutici, effettuazione di test e promozione di campagne di sensibilizzazione, mappatura e monitoraggio dei contagi e fornitura di materiale medico-sanitario di protezione personale, tenendo conto delle difficoltà legate al quadro di scarsità del mercato globale. A oggi, in risposta all’emergenza Covid-19, il nostro Paese ha già intrapreso diverse iniziative sia sul piano multilaterale sia sul piano bilaterale, con contributi all’Oms nel quadro dello Strategic Preparedeness and Response Plan e alla Federazione Internazionale della Croce Rossa nel quadro dell’Appello globale Covid-19 e di forniture di materiale medico-sanitario a Paesi cosiddetti ‘fragili’ nostri partner. L’esperienza maturata nella lotta a ebola e altre epidemie, ad esempio, ci insegna che bisogna intervenire con decisione per scongiurare contagi di ritorno. E’ necessario comprendere che mai come in questo momento dobbiamo agire secondo un’ottica condivisa. Le azioni italiane infatti, sin dai primi giorni dell’epidemia sono incentrate sull’attivazione di una risposta rapida, sinergica, coordinata e quanto più efficace possibile. Una risposta condivisa, appunto’.

– L’Italia saprà investire su questo più di quanto non abbia fatto finora (magari in un mondo in cui i 17 target dell’Agenda per lo sviluppo sostenibile sono più lontani)?

‘L’emergenza che stiamo vivendo, pur nella sua drammaticità e nella dolorosissima conta dei morti, ci invita ad una spinta aggressiva nell’impegno per realizzare l’Agenda 2030, perché essa costituisce la sintesi dell’approccio olistico secondo me assolutamente fondamentale, in cui emerge il legame inestricabile tra salute pubblica, benessere, clima, energia e sviluppo sostenibile e soprattutto il meccanismo di causa-effetto tra questi settori. L’Italia in questo investe, e investe tanto. Siamo tra i principali Paesi donatori delle Nazioni Unite. Siamo ‘champions’ in questo campo, come amo ripetere. Siamo uno dei paesi che più cooperano in Africa, uno dei maggiori contributori delle iniziative sanitarie globali, ad esempio dei più importanti fondi per debellare le malattie prevenibili, le malattie infantili e la fame. Si tratta di investimenti che hanno un importante ritorno per il nostro paese, perché come dimostra la pandemia da Covid-19, investire per la salute a livello globale vuol dire investire nella nostra salute, nel nostro futuro. Infatti, dinanzi a questa sfida l’Italia farà la sua parte, come ho ribadito ad Ocha e Oms. In questo senso è importante avere ben chiaro l’obiettivo del Governo volto a proseguire il percorso di rafforzamento della Cooperazione italiana e il suo riallineamento agli standard internazionali – i principali Paesi europei investono molto di più di noi nella cooperazione. Seppure negli ultimi due anni abbiamo assistito a una flessione della percentuale dell’Aiuto pubblico allo sviluppo rispetto al Reddito nazionale lordo, il nostro obiettivo rimane il raggiungimento dello 0,7 per cento entro il 2030, così come previsto dall’Agenda per lo sviluppo sostenibile. Sono peraltro convinta che occorrerà assicurare una crescita graduale e costante degli stanziamenti destinati al settore della cooperazione allo sviluppo, perché esso in questa emergenza è fondamentale per il settore sanitario e Wash in Paesi con sistemi sanitari fragili, per prevenire un pericoloso contagio di ritorno. Per questo sarebbe saggio accrescere le risorse finanziarie destinate al ministero degli Esteri per gli interventi di cooperazione, tenuto conto del ruolo qualificato che il dicastero, attraverso Aics, svolge sul piano internazionale nel settore dello sviluppo, in particolare nei progetti sanitari. È vero, siamo uno dei Paesi più colpiti dall’emergenza Covid-19, ma proprio per questo non ci tiriamo indietro e continuiamo ad essere in prima linea per sconfiggere questo terribile virus sul piano globale, per garantirci un futuro senza pandemie’.

– Rispetto all’emergenza coronavirus, Lei ha evidenziato la necessità di ‘una ridefinizione delle iniziative e dell’intera programmazione dell’attività della Cooperazione allo sviluppo’, parlando di ‘priorità nuove’. Quali potrebbero essere le direttrici chiave di questo intervento?

‘Il mio lavoro al ministero continua incessantemente. Nei giorni scorsi ho tenuto una serie di video-conferenze con i principali componenti del sistema italiano della cooperazione internazionale, e ci siamo confrontati sulle principali problematiche che le attività di cooperazione stanno affrontando a causa dell’emergenza pandemica. Ci attendono mesi complicati che comporteranno verosimilmente anche una ridefinizione delle iniziative e dell’intera programmazione dell’attività della cooperazione allo sviluppo, alla luce dell’emergenza in corso. Tutto sarà modulato in base all’evolversi delle circostanze. Ci stiamo interrogando sul futuro insieme alla Direzione generale della cooperazione allo sviluppo della Farnesina, ad Aics e a tutti gli attori del sistema-cooperazione, raccogliendo necessità, bisogni, proposte. Tra le nuove priorità dettate dalla necessità di combattere il Covid-19 stiamo definendo linee guida ad hoc: programmi ancor più mirati nel settore della sanità e della prevenzione; iniziative di ‘awareness’ specifiche soprattutto per i gruppi più vulnerabili, quindi più esposti al contagio; maggior sostegno alle comunità locali per rafforzarne la resilienza e la capacità di prevenzione e reazione alla pandemia. Si tratta di settori di intervento nei quali siamo già impegnati da tempo con successo, ma che necessitano di un ripensamento in questa emergenza, per massimizzare risorse, sforzi e bisogni, sempre ascoltando quanto ci arriva ‘dal campo’, in collaborazione e partnership con le comunità locali e sempre con gli stessi grandi valori ‘italiani’ che ci ispirano e che guidano la nostra azione. L’approccio deve essere più che mai multi-stakeholder, per cui anche il settore privato è chiamato a partecipare in forma nuova e ancora più incisiva alla strategia di risposta alla pandemia nel quadro più generale della cooperazione allo sviluppo. Per questo abbiamo istituito un Tavolo operativo sulla prevenzione e sul contributo italiano alla risposta globale alla pandemia, da me coordinato, cui parteciperanno tutti gli attori: oltre a Dgcs e Aics, le organizzazioni della società civile, il settore privato, le organizzazioni internazionali e altri’.

– In tempi di coronavirus, lei ha definito ‘encomiabile’ l’impegno dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo per continuare a proiettare e a realizzare nel mondo l’impegno italiano a sostegno di uno sviluppo equo e sostenibile. In questa fase, ci saranno misure di supporto o linee di indirizzo politico specifiche per Aics, magari sul tipo di progetti prioritari?

‘Credo che sia lodevole che le sedi dell’Agenzia sia a Roma sia all’estero proseguano, nei limiti del possibile, le loro preziose attività nonostante l’apprensione per le condizioni dei propri congiunti e amici in Italia. È una scelta nobile e generosa da parte di chi lavora lontano da casa in contesti spesso difficili, in un momento in cui l’emergenza colpisce duramente il nostro Paese. Ciò contribuisce una volta di più a testimoniare l’empatia dell’Italia nei confronti del mondo, nella piena consapevolezza che questa terribile guerra contro il virus vada affrontata con un approccio globale, in diversi luoghi, su diversi fronti ma con la medesima efficacia. Abbiamo contatti costanti con il direttore generale della Dgcs e il direttore di Aics, con tutti gli esperti, i funzionari, i diplomatici a Roma e all’estero e i rappresentanti delle organizzazioni della società civile. Stiamo lavorando innanzitutto per far fronte all’emergenza e garantire che la ‘macchina’ della cooperazione continui ad andare a pieno regime. Abbiamo già scongiurato questo pericolo grazie al lavoro instancabile di tutti noi. Il nostro obiettivo principale è quello di garantire il prosieguo di quante più attività e progetti possibili, nel rispetto di tutte le misure precauzionali, assicurando il raggiungimento degli obiettivi e, contestualmente, salvaguardando la salute di tutti gli attori coinvolti. Stiamo ascoltando le esigenze delle organizzazioni della società civile e tanto Aics quanto la Dgcs, in coordinamento con me e la mia segreteria, cercheranno di venire incontro alle loro necessità e richieste sul piano burocratico-amministrativo. Stiamo lavorando, per esempio, al ri-orientamento dei programmi, alle proroghe dei progetti già in essere, alla ridefinizione di varianti e rendiconti, tutte azioni che nel breve-medio termine garantiranno alle osc maggiore flessibilità e margini più ampi di movimento. Tutto nel quadro dell’attuale emergenza Covid-19. Non mi stancherò mai di ripetere che il sistema della cooperazione è uno straordinario braccio operativo della politica estera italiana, che ci permette di avere rapporti diretti, franchi e durevoli con tanti paesi e con le loro società, aprendo così le porte anche alle attività di cooperazione economica, a vantaggio, ad esempio, delle nostre imprese’.

– In un’intervista all’agenzia Dire, la portavoce dell’Associazione delle ong italiane, Silvia Stilli, ha parlato di ‘sofferenza dei progetti’ e di ‘costi non previsti’ per le ong. Quello del Terzo settore è un comparto che vale migliaia di posti di lavoro. Ci saranno iniziative di sostegno da parte del governo?

‘Dall’inizio della pandemia è attivo un Tavolo tecnico emergenza Covid-19 con le organizzazioni della società civile con l’obiettivo di garantire tutto il sostegno necessario e di ‘scrivere’ insieme a tutti gli attori del sistema cooperazione italiana alcune regole necessarie per affrontare a meglio l’emergenza. Siamo ben consapevoli del fatto che molte attività saranno sospese per vari mesi e che le osc dovranno far fronte anche ad altri costi fissi non previsti per una durata imprecisata. Abbiamo garantito la massima collaborazione e flessibilità per far fronte all’emergenza. Stiamo elaborando soluzioni procedurali: quella che stiamo vivendo è una situazione straordinaria e quindi bisogna trovare dei meccanismi nuovi per affrontarla. Stiamo lavorando, per esempio, all’estensione delle proroghe extra-contrattuali e alla gestione eccezionale delle iniziative finanziate/co-finanziate dalla cooperazione italiana. Le organizzazioni della società civile hanno chiesto fondi aggiuntivi per sostenere i progetti: è in atto una profonda e puntuale riflessione, di concerto con gli altri ministeri, quello dell’Economia e delle finanze e quello del Lavoro e delle politiche sociali in primis. Nel decreto Cura Italia sono già previste delle azioni per il Terzo settore. E’ un momento di grande crisi ma anche di grande trasformazione, che sono sicura porterà a grandi opportunità di rinnovamento. Noi cercheremo, insieme a tutti gli attori della cooperazione, di preparare il terreno per un futuro ancor maggiore efficacia e incisività, a beneficio degli italiani e del mondo’.

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