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Cooperazione, Rocca (Croce Rossa): “A Baghdad dialoghi di pace”

Parla il presidente della Federazione che unisce anche Mezzalune

Pubblicato:20-04-2018 14:15
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 12:47

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ROMA – “Sauditi, siriani, iraniani, iracheni: rappresentanti di Paesi che altrove si fanno la guerra si sono parlati attraverso i delegati delle Croci Rosse e Mezzalune Rosse nazionali. E’ un fatto che dà speranza, perché può migliorare concretamente la vita di milioni di persone. E’ un dialogo più pratico: si ascoltano i bisogni e si propongono strategie per affrontare la quotidianità”. Così all’agenzia Dire Francesco Rocca, presidente della Federazione internazionale delle società di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa (Fiscrmr), descrive la Conferenza delle Società nazionali di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa del Medio Oriente e del Nord Africa, che si è svolta mercoledì a Baghdad. Un momento di dialogo che ha visto riuniti intorno allo stesso tavolo coloro che, oltre a essere alla guida delle organizzazioni nazionali, sono anche ausiliari di 16 governi per migliorare la cooperazione e l’accesso agli aiuti, in un momento molto delicato: “In Medio Oriente e Nord Africa sono in atto le crisi umanitarie più gravi del modo”, sottolinea Rocca.

Crisi, appunto, non più emergenze di breve periodo: in Paesi come Yemen, Siria, Libia, Palestina o Iraq le crisi si protraggono da anni, richiedendo così sempre più fondi. C’è poi la tendenza degli Stati “donatori” a ridurre i budget destinati a queste attività. Da Baghdad si è sollevato dunque un appello ad aumentare i fondi. Ma il denaro non è tutto: “Il tema su cui ci siamo confrontati è quello della collaborazione di prossimità. Servono varie figure professionali” dice Rocca. “Pensiamo a quanto bisogno c’è di supporto psicologico o mediatori linguistici se vogliamo migliorare il sostegno alle popolazioni colpite. E’ importante quindi incentivare percorsi di formazione e scambi”.

Al momento, la priorità assoluta per il Federazione internazionale è la Siria, dove “è in corso una catastrofe umanitaria”, che tocca 13 milioni di persone, come evidenzia Rocca. In Iraq, sempre secondo Fiscrmr, dopo 15 anni di conflitto ancora 8,5 milioni di persone dipendono da aiuti esterni. La Libia, oltre agli sfollati interni, ospita anche un milione di migranti di cui il 9% minori. “Una preoccupazione enorme” è costituita dallo Yemen. “Manca tutto” dice Rocca. “Il blocco che è stato imposto all’accesso di aiuti umanitari fa sì che acqua potabile, cibo e medicine non si trovino più. E’ una situazione gravissima. Eppure lo Yemen è avvolto da una cappa di silenzio. Noi invece chiediamo lo stesso tipo di sforzi che la comunità internazionale sta dedicando alla Siria”. Proprio in questi giorni l’ong Human Rights Watch ha denunciato casi di abusi nei campi profughi in Yemen contro i migranti e i richiedenti asilo di origine africana. Secondo Rocca, “il blocco agli aiuti umanitari rende ancora più fragile la vita delle popolazioni colpite dal conflitto, e aumenta il rischio di violenze nelle aree dove si raccolgono gli sfollati”.


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