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La Turchia lascia la convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne

Valente (Pd): "Secondo Ankara riconoscere alle donne il diritto a non essere violate, maltrattate e uccise dai mariti, evitare i matrimoni precoci e forzati danneggia 'l'unita' famigliare'. Precedente inaccettabile"

Pubblicato:20-03-2021 14:27
Ultimo aggiornamento:20-03-2021 14:28
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ROMA – La Turchia lascia la convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne.

VALENTE (PD): “GRAVE USCITA TURCHIA DA CONVENZIONE ISTANBUL

“La notizia dell’uscita della Turchia dalla Convenzione di Istanbul contro la violenza domestica e di genere ci lascia davvero sgomenti, è una di quelle che non avremmo mai voluto sentire”. Lo dice la senatrice del Pd Valeria Valente, presidente della Commissione di inchiesta del Senato sul Femminicidio e la violenza di genere. “La Convenzione del Consiglio d’Europa che ha riconosciuto la violenza contro le donne quale crimine contro l’umanità – prosegue Valente – era stata approvata proprio nella capitale turca e la Turchia era stata il primo paese a firmarlala: nel 2011 fu un doppio segno di speranza e un messaggio rivolto a quei paesi che per religione e tradizioni sono ancora indietro nel riconoscimento dei diritti delle donne. Un pilastro della legislazione internazionale sui diritti e contro la violenza di genere. Ora, per decreto di Erdogan, questa drammatica giravolta. Secondo Ankara riconoscere alle donne il diritto a non essere violate, maltrattate e uccise dai mariti, evitare i matrimoni precoci e forzati danneggia ‘l’unita’ famigliare’. Il fatto è gravissimo, un precedente inaccettabile. Blocchiamo subito questa deriva della cultura patriarcale del possesso. La Turchia deve sapere che questo è un ulteriore passo verso l’isolamento dal consesso occidentale, un passo che l’allontana sempre di più dall’Unione europea, con tutto quello che ne consegue”.

REAMA: “ATTO ULTRACONSERVATORE, SIAMO CON SORELLE TURCHE

“Con un decreto presidenziale Erdogan sembra voglia far uscire la Turchia dalla Convenzione di Istanbul. Di fronte a questo atto ultraconservatore le donne turche si sono subito mobilitate. Noi siamo con voi sorelle. Per dare eco alla vostra voce, alle vostre richieste e per difendere i meccanismi che salvaguardano la democrazia”. Così in un post su Facebook la fondazione Pangea-Rete Reama. “Siamo con tutte e tutti coloro che vogliono proteggere i principi che la Convezione di Istanbul sancisce- si legge ancora- così semplici e così difficili da attuare. Principi indiscutibili per uno Stato che dovrebbe prevenire la violenza sulle donne, proteggere chi la vive sempre e comunque, e punire chi la commette. We will rise again and again”.


WAVE e D.i.Re: “PRECEDENTE GRAVISSIMO”

“Il ‘ritiro’ della Turchia dalla Convenzione di Istanbul conferma la preoccupazione sentita da tempo da tutte le donne impegnate contro la violenza alle donne”, afferma Marcella Pirrone, avvocata di D.i.Re e presidente di WAVE, Women Against Violence Europe. “Il mondo delle ONG, in particolare quello dei servizi specializzati per la violenza contro le donne gestiti da donne, quali la rete nazionale dei centri antiviolenza D.i.Re e quella europea WAVE, avevano lanciato assieme al Consiglio d’Europa e alla Commissione Europea un forte allarme rispetto ai movimenti politici di alcuni paesi – Turchia, paesi del gruppo Visegrad4, Bulgaria – che avevano assunto posizioni di forte contrasto e opposizione ai principi sanciti dalla Convenzione”.

“Per un Europa che si professa garante dei diritti umani per tutte le persone, che riconosce la necessità di tutela dei diritti umani delle donne e loro figli/ie vittime di violenza è inaccettabile che alcuni Stati possano “ritrattare” questi diritti e impegni contro il problema della violenza contro le donne e di genere che peraltro ha visto incrementata la sua gravità a causa della crisi del Covid19”, aggiunge Pirrone.

“Questo ritiro rappresenta un precedente pericoloso anche a causa del diffondersi sempre più dilagante di forze reazionarie che considerano i diritti delle donne un pericolo per la struttura patriarcale e fondata sul potere maschile della società. Vediamo queste forze in azione anche in Italia”, dichiara Antonella Veltri, presidente di D.i.Re, “in particolare in alcune regioni, come l’Umbria, le Marche, il Piemonte, con un forte attacco ai diritti e alla libertà di scelta delle donne”.

“In questo momento più che mai è richiesta serietà di impegno politico e contrasto reale alla violenza contro le donne e una linea concorde ferma che isoli e condanni i paesi che minimizzano ciò che giustamente è stata definita la pandemia – della violenza contro le donne – nella pandemia”, conclude la presidente di WAVE. “Nell’anniversario decennale della Convenzione di Istanbul la decisione della Turchia segna un precedente gravissimo che richiede un’ attenzione e reazione maggiore da parte di tutti gli Stati che, come l’Italia, hanno ratificato la Convenzione e rende ancora più urgente la finalizzazione del processo di accessione dell’ Unione Europea alla Convenzione”.

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