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NAPOLI – “Quando si parla di balbuzie si parla di un disturbo del neurosviluppo. E troppo spesso invece si pensa che sia un disturbo che deriva da un trauma che magari il bambino ha vissuto quando era in fascia prescolare perché solitamente il manifestarsi della balbuzie avviene fra i due anni e mezzo e I quattro anni e mezzo. Sappiamo che è multifattoriale come disturbo, quindi è vero che c’è una componente genetica, ma ci sono altri tre fattori che sono il linguaggio, la predisposizione emotiva e l’ambiente. Noi sappiamo che nei bambini un 75% può avere quella che viene chiamata remissione spontanea del sintomo, quindi i bambini manifestano questa sorta di balbuzie ma poi si riassorbe in qualche modo. A noi chiaramente interessa quell’altro un quarto di bambini che invece svilupperà poi nel tempo balbuzie persistente”. Così alla Dire Chiara Comastri, psicologa ex balbuziente, fondatrice di Psicodizione.
“Sono circa un milione – spiega – le persone con questo disturbo in Italia, a livello globale è l’1-1,5% della popolazione a manifestare balbuzie e fra i bambini in età prescolare, dove c’è ancora possibilità poi di remissione, tocchiamo punte del 5%, in nord Europa fino all’8% e anche oltre”.
Comastri evidenzia che “balbuzie persistente vuole dire che il bimbo è vero che balbetta a livello puramente meccanico inizialmente, ma più va avanti nel suo modo di manifestare questo livello di comunicazione più può essere esposto a sviluppare anche tutta una serie di dinamiche più psicologiche, e quindi possono, non per tutti, insorgere una serie di manifestazioni collegate a livello psicologico. Ed ecco che la persona potrebbe diventare più timida, più introversa, ritirarsi. E le ricerche ci dicono che, nel tempo, potrebbe anche sviluppare molte più difficoltà collegate all’ansia, alla depressione, all’autostima bassa e per tre volte di più anche subire bullismo in tempi adolescenziali”.
E non solo. “Le ricerche – afferma – ci dicono che anche in ambito lavorativo cambiano parecchio le condizioni se tu balbetti o non balbetti. Ci dicono che addirittura le persone con balbuzie ricoprono all’interno di aziende ruoli inferiori rispetto a pari competenze e pari seniority. Ci dicono addirittura che hanno retribuzioni più basse rispetto alla media”.
Comastri pone l’accento su un punto che ritiene fondamentale. “Molto spesso – ragiona – si pensa, visto che chi balbetta lo manifesta sempre e visto che lui stesso diventa molto abile a nasconderle, a mascherarlo, che effettivamente non sia poi una cosa così grave, perché poi lo si sente parlar bene. Quindi qual è il problema? Il problema è che la persona che balbetta, che vive la balbuzie, cerca nel tempo, e diventa molto abile a farlo, di trovare tutta una serie di escamotage, di meccanismi di mascheramento complicati, che vogliono dire sinonimi da utilizzare al posto della parola che tu avevi in mente, far finta di dimenticarsi cosa vuol dire, fare un bel sorriso per partecipare al gruppo, ma in realtà avrebbe voluto dire tantissimo e invece si limita proprio nell’esporsi. Vuole anche dire limitarsi nelle scelte, banalmente, dalla pizza, invece che prendere quella che vorresti, è più facile dire due all’ultima ordinata prima di te per evitare di far brutta figura. Fino a fare l’università e diventare un avvocato che era il tuo sogno, oppure andare a fare un corso per diventare programmatore di computer, che va benissimo se è una scelta di serie A, ma non se è il meno peggio perché almeno a livello lavorativo mi limito le difficoltà di vita. Ecco, noi siamo un po’ contro tutto questo limitarsi a livello di talenti. Noi vogliamo che i talenti possano venire espressi e lavorare sul liberare la comunicazione è sicuramente un punto di forza”.
L’attività di Psicodizione si concentra su “fare percorsi, dare strumenti operativi” ma anche sul “fare sensibilizzazione nelle scuole, fare divulgazione, fare formazione a pediatri, a medici che effettivamente vogliono saperne di più perché in 30 anni di obbligatorietà dell’aggiornamento non hanno mai ricevuto una specifica formazione e aggiornamento sulla balbuzie. E anche su questo ci stiamo occupando insieme alla Società italiana di pediatria. Nel 2024, inoltre, siamo riusciti a creare la prima conferenza istituzionale a livello nazionale in Senato: la senatrice Castelleone ha preso a cuore la questione e noi abbiamo creato tre tavoli importanti – sanità, lavoro e scuola – proprio per creare protocolli perché oggi la balbuzie non è riconosciuta. Se ne deve parlare. Il classico elefante nella stanza che tutti percepiscono, ma nessuno ne parla”.
Proprio dato lo stato attuale dell’arte “servono protocolli, provate a pensare a tutti gli educatori che potrebbero fare la differenza con un invio precoce. Le ricerche ci dicono – conclude Comastri – che se entro un anno e due mesi dai primi segnali che il bambino dà di balbuzie non si interviene, diventa molto difficile la remissione spontanea di cui parlavamo prima. Quindi l’invio precoce è fondamentale”.
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