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Il Regno Unito impazzisce per la birra artigianale ‘Made in Italy’

Nei primi otto mesi del 2017 boom dell'import di birre artigianali in bottiglia in Gran Bretagna

Pubblicato:20-02-2018 14:54
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 12:30

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BOLOGNA – Birra artigianale che passione. Se poi è birra Made in Italy e spopola all’estero ancora meglio. E’ il caso della birra artigianale italiana, che nell’ultimo anno sta segnando un discreto ‘boom’ all’estero, in particolare in Gran Bretagna.

Il Regno Unito, che vanta l’ottava produzione di birra al mondo, è il primo paese al mondo per birrifici artigianali pro capite (ce ne sono 25 ogni milione di abitanti) ed è il quinto esportatore di birra a livello globale. Eppure, nei primi otto mesi del 2017, ha importato birra italiana (in fusti e bottiglie) per quasi 40 milioni di euro

In questo dato, la birra in fusto copre quasi 9 milioni di euro, mentre si registra un vero e proprio decollo della birra in bottiglia, che ha superato i 30 milioni di euro di volume di affari e segna una crescita del 7,3% rispetto allo stesso periodo di un anno prima. Una buona notizia, questa, per i tanti birrifici e microbirrifici artigianali sparsi per l’Italia, spesso giovani imprese, che si danno da fare per proporre qualità e gusto ricercato.


Queste piccole case di produzione, per esportare all’estero, devono attrezzarsi per affrontare le difficoltà legate a logistica, burocrazia e normative. Eveho Group, un’azienda di consulenza strategica per l’export di impresa e l’internazionalizzazione, racconta ad esempio il caso di due birrifici artigianali che stanno vincendo la scommessa, Blackswan Brewery di Settimo Milanese e il Birrificio Balabiòtt di Domodossola.

Entrambe sono aziende attive da pochissimo. Blackswan Brewery è operativa dal novembre 2016 e ha trovato nell’export la propria dimensione ideale, come spiega Simone Tumbarello, fondatore e head brewer: “Siamo proiettati verso l’esportazione perché veniamo tutti da esperienze internazionali. Questo ci ha portato a lavorare molto all’estero, con il desiderio di rimanere in un contesto multiculturale e di portare fuori il nostro prodotto, che peraltro è più affine a un palato ‘non italiano’, anche per la scelta di utilizzare malti e luppoli stranieri“. 

Per il Birrificio Balabiòtt “sarebbe stato impensabile per una realtà poco strutturata come la nostra affrontare l’export senza un partner serio e affidabile- spiega Michele Borsotti, uno dei due soci del birrificio attivo dal 2014 -. Se il discorso doganale è risolvibile grazie alle associazioni di categoria, abbiamo avuto bisogno di qualcuno a cui affidarci per la gestione logistica e per individuare dei referenti all’estero”.

“Molto spesso- conclude Francesco Mancuso, ceo di Eveho Group- i birrifici artigianali sono realtà piccole, che possono non sentirsi pronte per affrontare il mercato straniero e i necessari accorgimenti a livello di logistica, normativa e fiscalità. Per questo noi cerchiamo di individuare le eccellenze del settore e sostenerle”.



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