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20 febbraio 2018
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ROMA – Per l’Italia “la minaccia terroristica resta attuale e concreta” rileva la relazione annuale del Dis, “non solo in ragione del ruolo di rilievo che il nostro Paese da sempre occupa nell’immaginario e nella narrativa jihadista, ma anche per la presenza sul territorio nazionale di soggetti radicalizzati o comunque esposti a processi di radicalizzazione”.
Particolare attenzione “è stata riservata al fenomeno dei foreign fighters (specie occidentali, europei inclusi) che negli anni scorsi hanno aderito al jihad raggiungendo i teatri di conflitto, in relazione al concreto rischio di un “effetto blowback”, ovvero alla possibilità che, una volta rientrati nei Paesi d’origine, essi decidano di passare all’azione.
Più in generale, permane alto il livello della minaccia diffusa e puntiforme, e per ciò stesso tanto più imprevedibile. Si fa qui riferimento al pericolo rappresentato dagli estremisti homegrown, mossi da motivazioni e spinte autonome o pilotati da ‘registi del terrore'”.
“Rispetto agli arrivi dalla Libia- si legge nella relazione- quelli originati dalla Tunisia e dall’Algeria presentano caratteri peculiari: sono entrambi essenzialmente autoctoni e prevedono sbarchi “occulti”, effettuati sottocosta per eludere la sorveglianza marittima aumentando con ciò, di fatto, la possibilità di infiltrazione di elementi criminali e terroristici”.
“Il terrorismo jihadista occupa un posto di priorità assoluta nella nostra agenda“. Cosi’ il direttore generale del Dis, Alessandro Pansa.
“Secondo la relazione 2017- aggiunge Pansa – Daesh ha subito pesanti sconfitte sul piano militare e si è ridotto ulteriormente nella sua dimensione territoriale e finanziaria, ma potrebbe essere ancora in grado di colpire l’Europa, anche con cellule ben addestrate. Al Qaida resta impegnata a perseguire i suoi obiettivi di lungo termine, rimane preminente in varie aree, continua ad attrarre un numero cospicuo di gruppi minori, e mantiene capacità e volontà di pianificare attacchi”.
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