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Ucraina, nunzio apostolico: “Regalare una vacanza ai bambini come fu fatto per Chernobyl”

La guerra prosegue da più di due anni e i nervi delle persone sono ormai a pezzi: tanti, poi, non possono lasciare la propria casa e vivono con un pezzo di pane e 16 gradi sotto zero

Pubblicato:20-02-2017 11:36
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 10:55

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Claudio Gugerotti

ROMA – “I bambini ucraini hanno un assoluto bisogno di vedere un altro mondo. Un mondo dove non si spara tutti i giorni e dove, al primo rumore, uno non finisce sotto il letto per la paura”. Per loro monsignor Claudio Gugerotti, nunzio apostolico in Ucraina, chiede, in modo particolare all’Italia, un grande gesto di solidarietà e lancia un appello: invitare per un periodo di tempo, anche per trascorrere una vacanza di una settimana, i bambini delle zone colpite dalla guerra nella regione orientale dell’Ucraina. Raggiunto telefonicamente dal ‘Sir’ all’indomani di una visita compiuta nelle città di Avdiivka e Sviatohirsk, il nunzio lancia l’idea di ripetere per i bimbi colpiti dal conflitto ucraino quanto si fece anni fa per i bimbi di Chernobyl.

“Mi rivolgo in particolare – dice il nunzio – alle famiglie italiane: invitate questi bambini dando loro la possibilità di uscire almeno per un breve periodo da questo ambiente di incubo. Facciamo come è stato fatto per Chernobyl. Basterebbe attivare un servizio di questo genere. I bambini non sono pericolosi per nessuno, si potrebbe proporre qualcosa, anche una settimana a Pasqua…”. Il nunzio è andato a trovarli a Sviatohirsk, ospiti in una struttura sicura dai luoghi del conflitto. “Sono apparentemente sereni, si fanno compagnia. Ma i traumi si notano in altre circostanze, quando tornano in famiglia e non sono comunitariamente impegnati. Quindi noi non sappiamo ancora valutare quali siano realmente le conseguenze psicologiche di questi traumi”.

Nonostante gli Accordi di Minsk, in Ucraina – testimonia personalmente il nunzio – i combattimenti non sono mai cessati e la gente è stremata. “Vivono da più di due anni in questa situazione di instabilità e i nervi non reggono più”, racconta Gugerotti. “La gente non riesce quasi più a reagire. Le famiglie sono divise, sfollate in zone diverse. C’è poi una grande quantità di persone che non possono lasciare la propria casa o perché non ha i mezzi, o perché isolata, o perché malata e anziana… Quindi vivono con un pezzo di pane e un po’ di te, con temperature che raggiungono i 16/17 gradi sotto zero. In Europa pensare che ci sia una moria di questo genere è una scandalo per tutte le coscienze. Un’insegnante, per esempio, è scoppiata a piangere davanti me e ai bambini, chiedendomi: ‘Dica al Papa che faccia tutto il possibile per liberarci da questa guerra assurda e inutile’”.


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